In nostri articoli recenti, avevamo anticipato che ci saremmo occupati del Duale. (https://www.facebook.com/BlogVitoPatella/posts/pfbid06scGprEzttVCZsNxXKzX5zQR4qfp4GtgSWDEvNoVnZjAn2nw2aZFN5hiRkx1BwoZl)
Ecco l’Articolo!
In Greco Antico, e in altre Lingue Antiche come il Sanscrito, oltre al numero singolare e al numero plurale, esiste il duale, che ha desinenze proprie, cioè distinte dal singolare e dal plurale.
Il duale indica due persone, o due cose (genere maschile, femminile, o neutro).
- I) Articolo maschile, neutro, duale
1) Nominativo (N) Accusativo (A) e Vocativo (V): τώ
2) Genitivo (G) e Dativo (D): τοῖν
- II) Articolo duale femminile:
1) N, A, e V: τά;
1) G e D: ταῖν
III) Al posto del duale femminile (τά; ταῖν) molto spesso si usano
le forme maschili: τώ; τοῖν.
- IV) Prima Declinazione: Femminile I
In alcune espressioni, l’articolo ha valore di pronome dimostrativo:“Noi”:ἡμεῖς al plurale; e ἡμέ, al duale. “Amiamo” : φιλοῦμεν al plurale; e φιλέομεν al duale. Quindi, se volevi dire “noi amiamo” (o noi ci amiamo), riferendoti a te e a un’altra persona, usavi il duale: ἡμέ φιλέομεν. Se invece volevi dire “noi amiamo” riferendoti a te e a più persone, usavi il plurale: ἡμεῖς φιλοῦμεν.
Erodoto: “ Storie” utilizza il duale per indicare coppie storiche di amici o compagni d’armi, come Serse e Artabano.
Prima declinazione femminile in α pura lunga parossitona (accento sulla penultima sillaba)
Caso Singolare Duale Plurale
Nominativo ἡ ὥρα * τὰ ὥρα αἱ ὧραι
Genitivo τῆς ὥρας ταῖν ὥραιν τῶν ὡρῶν
Dativo τῇ ὥρᾳ ταῖν ὥραιν ταῖς ὥραις
Accusativo τὴν ὥραν τὰ ὥρα τὰς ὥρας
Vocativo ὦ ὥρα ὦ ὥρα ὦ ὧραι
*=cura, riguardo, premura
Nel Greco Antico, il Duale indicava un numero plurale, che poteva riferirsi al maschile, al femminile (persone), o al neutro (cose).
In Latino e in Italiano non c’è il Duale.
Il Duale serviva, dunque, a designare un modo plurale, relativo soltanto a due persone o cose. Il Plurale, invece, indicava sempre due o più persone o cose.
Il Greco Antico aveva un modo preciso ed elegante di designare tutto ciò che superiore all’unità.
Perché ci è tornato in mente il Duale?
Perché, negli ultimi tempi, il linguaggio è diventato contemporaneamente pignolo e sciatto, anche a causa del politicamente corretto.
Ecco qualche esempio:
1) Care amiche e cari amici; care telespettatrici e cari telespettatori; cari lettori e care lettrici; e così di seguito.
E ancora:
2) Care amiche e cari amici, collaboratrici e collaboratori, autrici ed autori.
E ancora:
3) Le soccorritrici e i soccorritori, delegate e delegati all’assistenza, ecc.
In effetti, frasi interminabili come quelle testé riportate si ascoltano e si leggono sempre più spesso.
Gli Antici Greci avrebbero usato il Duale, dove necessario, o il Plurale, senza tante grottesche perifrasi e senza logorrea.
Questo articolo vuole essere un omaggio alla Grecia Antica. Pubblicheremo altri articoli nel prossimo futuro, dedicati alla meravigliosa Civiltà Greca!
(Nelle fotografie, Immagini della Grecia Antica, di Aristotele; della Magna Grecia, che crearono la Civiltà Occidentale, e-quanto ai Greci-una lingua precisa ed elegante-anche grazie al Duale)