L’Uomo senza Qualità
(Prima Parte)
Terzo articolo dedicato alla “Ribellione delle Masse”, all’Uomo Massa, che si può anche definire-parafrasando Robert Musil – Uomo senza Qualità.
Si possono leggere i primi due articoli, andando ai link seguenti:
(http://www.ilgrandeinquisitore.it/2021/07/la-ribellione-delle-masse-ii/) e (http://www.ilgrandeinquisitore.it/2021/06/la-ribellione-delle-masse/).
Abbiamo sin qui utilizzato l’analisi profetica dello scrittore e filosofo spagnolo Josè Ortega y Gasset (Madrid, 9 maggio 1883 – Madrid, 18 ottobre 1955). In questo articolo citeremo il sociologo francese Philippe Muray (Angers, 1945 – Parigi, 2 marzo 2006). Egli sostiene, in breve, che la manipolazione nelle moderne società occidentali avviene in maniera surrettizia, mediante “il sentimentalismo dell’Impero del Bene”. Questo sentimentalismo consiste nel far credere alla gente che tutto ciò che ha un certo nome-marchio-impronta è -per antonomasia il “Bene”; e che tutto ciò che “NON” ha quel nome-marchio-impronta è il “Male”. Perciò il “Bene” diventa il marchio di una merce, di un prodotto, come uno dei prodotti/marchi/merci proposti dalla Pubblicità.
Un altro concetto proposto da Muray è quello di “homo festivus”: si tratta, in altre parole, dell’uomo massa di Ortega y Gasset che, in più, si dedica prevalentemente ad attività ricreative, perché ritiene-o gli fanno ritenere-che il mondo sia diventato un immenso parco giochi, un’arena ludica come quella dei gladiatori dell’Antica Roma.
Consigliamo di leggere i brani di Muray che riportiamo nel nostro scritto o, meglio, di leggere le opere di questo brillante e profondo sociologo-filosofo francese, ottimo erede della saggezza colta ed erudita di Michel de Montaigne (1533-1592)
I) Los individuos que integran estas muchedumbres preexistían, pero no como muchedumbre. Repartidos por el mundo en pequeños grupos, o solitarios, llevaban una vida, por lo visto, divergente, disociada, distante. Cada cual —individuo o pequeño grupo— ocupaba un sitio, tal vez el suyo, en el campo, en la aldea, en la villa, en el barrio de la gran ciudad.
(Gli individui che costituiscono queste moltitudini erano presenti anche nel passato, ma isolati, non come massa. Erano diffusi in tutto il mondo, in piccoli gruppi, o erano addirittura individui isolati; conducevano una vita evidentemente eccentrica, dissociata e distante. Ognuno-individuo o gruppo-occupava un posto, forse il proprio, in campagna, nel villaggio, nella città, o nel quartiere di una grande città)
II) Ahora bien: existen en la sociedad operaciones, actividades, funciones del más diverso orden, que son, por su misma naturaleza, especiales, y consecuentemente, no pueden ser bien ejecutadas sin dotes también especiales. Por ejemplo: ciertos placeres de carácter artístico y lujoso, o bien las funciones de gobierno y de juicio político sobre los asuntos públicos. Antes eran ejercidas estas actividades especiales por minorías calificadas —calificadas, por lo menos, en pretensión—. La masa no pretendía intervenir en ellas: se daba cuenta de que si quería intervenir tendría, congruentemente, que adquirir esas dotes especiales y dejar de ser masa. Conocía su papel en una saludable dinámica social.
(Ci sono dunque nella società procedure, attività e funzioni del tipo più disparato, le quali sono per sé speciali, in quanto richiedono doti speciali in chi le deve compiere: ad esempio, alcune manifestazioni dell’arte o del lusso; e le funzioni di governo e dell’attività politica. Queste attività-in passato-erano esercitate da minoranze qualificate-qualificate almeno nelle intenzioni-, per cui la massa non aveva la pretesa di occuparsene, a meno di non aver acquisito la competenza necessaria. La massa conosceva il proprio ruolo in una salutare dinamica sociale)
III) Lo característico del momento es que el alma vulgar, sabiéndose vulgar, tiene el denuedo de afirmar el derecho de la vulgaridad y lo impone dondequiera. Como se dice en Norteamérica: ser diferente es indecente.
(La peculiarità del momento presente è che lo spirito volgare-conscio della propria volgarità- ha l’arroganza di affermare il diritto alla volgarità e lo impone dappertutto. Come si dice in Nord-America: essere differenti è indecente)
IV) He dicho, y sigo creyendo, cada día con más enérgica convicción, que la sociedad humana es aristocrática siempre, quiera o no, por su esencia misma, hasta el punto de que es sociedad en la medida en que sea aristocrática, y deja de serlo en la medida en que se desaristocratice.
(Ho sempre pensato e detto, con sempre maggiore convinzione, che la società umana è sempre aristocratica-lo si voglia o no. Ed è aristocratica per la sua stessa propria natura, fino al punto che è società in quanto è aristocratica, e cessa di esserlo se cessa di essere aristocratica)
V) Mi tesis es, pues, esta: la perfección misma con que el siglo XIX ha dado una organización a ciertos órdenes de la vida, es origen de que las masas beneficiarias no la consideren como organización, sino como naturaleza. Así se explica y define el absurdo estado de ánimo que esas masas revelan: no les preocupa más que su bienestar, y al mismo tiempo, son insolidarias de las causas de ese bienestar. Como no ven en las ventajas de la civilización un invento y construcción prodigiosos, que sólo con grandes esfuerzos y cautelas se pueden sostener, creen que su papel se reduce a exigirlas perentoriamente, cual si fuesen derechos nativos. En los motines que la escasez provoca suelen las masas populares buscar pan, y el medio que emplean suele ser destruir las panaderías. Esto puede servir como símbolo del comportamiento que, en más vastas y sutiles proporciones, usan las masas actuales frente a la civilización que las nutre.
(Inoltre, la mia opinione è la seguente: la stessa perfezione con cui nel secolo XIX sono state organizzate la vita e l’ordine della società ha fatto sì che le masse non considerassero tutto ciò come l’esito di un lungo sforzo, ma come fatto spontaneo e quindi naturale. Ciò spiega e definisce l’assurdo stato d’animo che queste masse manifestano: da una parte mostrano di badare solo al proprio benessere, e dall’altro mai si interessano a ciò che ha reso possibile questo loro benessere. E infatti non vedono nelle vicende della Storia una costruzione e una conquista di tipo prodigioso, che si possono conservare solo con grandi sforzi e perspicacia, e credono che il proprio unico ruolo sia di pretenderli perentoriamente, come se fossero diritti ereditari. Nelle rivolte contro la carestia, le masse sogliono distruggere le panetterie, per prendersi il pane. E anche nell’epoca presente, le masse si comportano allo stesso modo di fronte alla civiltà che ha dato loro il benessere).
VI)Commento:
Come giustamente sottolineava Ortega y Gasset, ci sono voluti secoli per raggiungere l’igiene domestica e urbana oggi esistente in Europa. Le tappe più importanti si possono così sintetizzare:
1) conferimento e smaltimento dei rifiuti urbani;
2) igiene domestica ;
3) nell’igiene domestica sono compresi anche:
A) disponibilità di acqua corrente;
B) conservazione degli alimenti, mediante refrigerazione;
C) condizionamento termico,: riscaldamento d’inverno, e refrigerazione d’estate;
4) disponibilità di antibiotici, anti-parassitari, disinfettanti e sterilizzanti vari.
Eppure, se uno se ne va in giro, trova i cassonetti dell’immondizia spesso circondati da sacchetti di spazzatura lasciati per terra. Il che conferma ancora una volta lo scritto profetico del Nostro Autore. Queste considerazioni valgono anche gli altri comportamenti dell’uomo-massa, che potremmo anche chiamare
Scritte vandaliche su monumenti, abitazioni, esercizi commerciali, segnali stradali (!), statue, uffici, cassonetti dell’immondizia, saracinesche di negozi, portoni di abitazioni private.
Biciclette & monopattini elettrici (che raggiungono anche i 25 Km/h!) circolano dappertutto, anche in direzione contromano, disattendendo anche i semafori, le strisce pedonali, i portici, le aree pedonalizzate, e tutto quanto si possa violare. Sarebbe interessante conoscere la percentuale degli incidenti stradali nelle aree urbane sono causati da questi comportamenti
Anche nella pubblicità, il messaggio che più frequentemente viene trasmesso è: tu-singolo consumatore-sei antonomasticamente “un ribelle”, e dunque se compri il prodotto X, diventi diverso da tutti gli altri. Ma se tutti sono diversi da tutti, dove vanno a finire la coesione e la pace sociale?! Infine, se tutti sono “ribelli”, a chi si ribellano codesti ribelli?!
Quando si pensa a questo (apparente) paradosso, cioè quando si pensa alla violazione sistematica di tutte queste leggi, regolamenti, codici, violazione che vediamo avvenire quotidianamente sotto i nostri propri occhi, la risposta è semplice: se emani una norma, e non la fai rispettare, somigli agli Illustrissimi Governatori della Milano del XVII secolo, di cui parla Manzoni:
VII) “…Fino dall’otto aprile dell’anno 1583, l’Illustrissimo ed Eccellentissimo signor don Carlo d’Aragon, Principe di Castelvetrano, Duca di Terranuova, Marchese d’Avola, Conte di Burgeto, grande Ammiraglio, e gran Contestabile di Sicilia, Governatore di Milano e Capitan Generale di Sua Maestà Cattolica in Italia, pienamente informato della intollerabile miseria in che è vivuta e vive questa Città di Milano, per cagione dei bravi e vagabondi, pubblica un bando contro di essi. Dichiara e diffinisce tutti coloro essere compresi in questo bando, e doversi ritenere bravi e vagabondi… i quali, essendo forestieri o del paese, non hanno esercizio alcuno, od avendolo, non lo fanno… ma, senza salario, o pur con esso, s’appoggiano a qualche cavaliere o gentiluomo, officiale o mercante… per fargli spalle e favore, o veramente, come si può presumere, per tendere insidie ad altri… A tutti costoro ordina che, nel termine di giorni sei, abbiano a sgomberare il paese, intima la galera a’ renitenti, e dà a tutti gli ufiziali della giustizia le più stranamente ampie e indefinite facoltà, per l’esecuzione dell’ordine. Ma, nell’anno seguente, il 12 aprile, scorgendo il detto signore, che questa Città è tuttavia piena di detti bravi… tornati a vivere come prima vivevano, non punto mutato il costume loro, né scemato il numero, dà fuori un’altra grida, ancor più vigorosa e notabile, nella quale, tra l’altre ordinazioni, prescrive:
Che qualsivoglia persona, così di questa Città, come forestiera, che per due testimonj consterà esser tenuto, e comunemente riputato per bravo, et aver tal nome, ancorché non si verifichi aver fatto delitto alcuno… per questa sola riputazione di bravo, senza altri indizj, possa dai detti giudici e da ognuno di loro esser posto alla corda et al tormento, per processo informativo… et ancorché non confessi delitto alcuno, tuttavia sia mandato alla galea, per detto triennio, per la sola opinione e nome di bravo, come di sopra. Tutto ciò, e il di più che si tralascia, perché Sua Eccellenza è risoluta di voler essere obbedita da ognuno.
All’udir parole d’un tanto signore, così gagliarde e sicure, e accompagnate da tali ordini, viene una gran voglia di credere che, al solo rimbombo di esse, tutti i bravi siano scomparsi per sempre. Ma la testimonianza d’un signore non meno autorevole, né meno dotato di nomi, ci obbliga a credere tutto il contrario. È questi l’Illustrissimo ed Eccellentissimo Signor Juan Fernandez de Velasco, Contestabile di Castiglia, Cameriero maggiore di Sua Maestà, Duca della Città di Frias, Conte di Haro e Castelnovo, Signore della Casa di Velasco, e di quella delli sette Infanti di Lara, Governatore dello Stato di Milano, etc. Il 5 giugno dell’anno 1593, pienamente informato anche lui di quanto danno e rovine sieno… i bravi e vagabondi, e del pessimo effetto che tal sorta di gente, fa contra il ben pubblico, et in delusione della giustizia, intima loro di nuovo che, nel termine di giorni sei, abbiano a sbrattare il paese, ripetendo a un dipresso le prescrizioni e le minacce medesime del suo predecessore. Il 23 maggio poi dell’anno 1598, informato, con non poco dispiacere dell’animo suo, che… ogni dì più in questa Città e Stato va crescendo il numero di questi tali (bravi e vagabondi), né di loro, giorno e notte, altro si sente che ferite appostatamente date, omicidii e ruberie et ogni altra qualità di delitti, ai [p. 15 modifica]quali si rendono più facili, confidati essi bravi d’essere aiutati dai capi e fautori loro,…. prescrive di nuovo gli stessi rimedi, accrescendo la dose, come s’usa nelle malattie ostinate. Ognuno dunque, conchiude poi, onninamente si guardi di contravvenire in parte alcuna alla grida presente, perchè, in luogo di provare la clemenza di Sua Eccellenza, proverà il rigore, e l’ira sua… essendo risoluta e determinata che questa sia l’ultima e perentoria monizione.
Non fu però di questo parere l’Illustrissimo ed Eccellentissimo Signore, il Signor Don Pietro Enriquez de Acevedo, Conte di Fuentes, Capitano, e Governatore dello Stato di Milano; non fu di questo parere, e per buone ragioni. Pienamente informato della miseria in che vive questa Città e Stato per cagione del gran numero di bravi che in esso abbonda… e risoluto di totalmente estirpare seme tanto pernizioso, dà fuori, il 5 decembre 1600, una nuova grida piena anch’essa di severissime comminazioni, con fermo proponimento che, con ogni rigore, e senza speranza di remissione, siano onninamente eseguite…” (Alessandro Manzoni:”I Promessi Sposi”; cap.I:pp.13-15).
VIII) Philippe Muray :
“Ah! La dévotion des Charitables! De nos jours, ce sont les chanteurs, comme on sait, les « créatifs » du pub, qui sont passés maîtres dans cet exercice d’apologétique spectaculaire. Ils vous matraquent leur emballement dans un seul souffle, avec un tel enthousiasme, ils s’engagent avec un telle ferveur contre la drogue, la myopathie, les inondations, la famine dans le monde, pour les droits de l’homme, les sauvetage des Kurdes, et sur un ton si convaincant, et avec une telle émotion, que vous avez presque l’impression, une seconde, à les foncer si courageusement par tant de brêches inexplorées, qu’ils ont découvert ces causes tout seuls… » ( Philippe Muray : »L’Empire du Bien » ; pp.42-43)
(Ah! Lo zelo dei caritatevoli! Tutti sappiamo che-nel tempo presente-i cantanti e i “creativi” della pubblicità sono diventati maestri nella spettacolarizzazione dell’apologetica. Essi vi martellano con il loro proprio zelo, continuamente, e con un enorme entusiasmo contro la droga, le miopatie, le inondazioni, la fame nel mondo, e poi per i diritti dell’uomo, la salvezza dei Kurdi, e lo fanno con un tono così convincente, con un tale pathos che, per un attimo, hai l’impressione-osservandoli sotto diversi aspetti- che essi stessi hanno scoperto queste cause…) .
Voilà ou nous en sommes exactement : à nous contenter de ce qu’on nous donne. A désirer ce qu’on nous permet. A nous intéresser à ce qu’on nous dévoile. A regarder ce qu’on nous montre. Et bien sûr, corrélativement, à nous refuser ce qu’on nous interdit. A ne jamais fouiller dans ce qu’on nous cache (“L’empire du bien”)
Et encore : “On ne comprend absolument rien à la civilisation moderne si l’on n’admet pas d’abord qu’elle est une conspiration universelle contre toute espèce de vie intérieur (« Après l’histoire »)
“E sedutosi di fronte al tesoro, osservava come la folla gettava monete nel tesoro. E tanti ricchi ne gettavano molte. Ma venuta una povera vedova vi gettò due spiccioli, cioè un quattrino. Allora, chiamati a sé i discepoli, disse loro: «In verità vi dico: questa vedova ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Poiché tutti hanno dato del loro superfluo, essa invece, nella sua povertà, vi ha messo tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere” (Marco; 12:41-44) .
Fine Prima Parte
Continua