Raffaello, Amadé, Orson

Raffaello, Amadé, Orson

Raffaello Sanzio, Wolfgang Amadé Mozart e Orson Welles appartengono ad epoche, ad arti, e a mondi diversi, ma hanno in comune una cosa: “Il Genio”.
Tutti e tre, infatti, sono dei genî nei capi rispettivi: Pittura; Musica; Cinema. Oscar Wilde (1854-1900) ci da una definizione del genio, che sembra applicarsi perfettamente ai nostri 3 Giganti:

Oscar Wilde a  Roma 1897

Oscar Wilde a Roma 1897

” Beauty is the only thing that time cannot harm. Philosophies fall away like sand, creeds follow one another, but what is beautiful is a joy for all seasons, a possession for all eternity” (dal libro “Aphorisms”)

Oscar Wilde e l' Estetismo

Oscar Wilde e l’ Estetismo

(La Bellezza è l’unica cosa che il Tempo non può scalfire: i Sistemi Filosofici svaniscono come sabbia; le dottrine si susseguono l’una dopo l’altra, ma ciò che è bello è bello sempre, è una conquista per l’eternità). Questo “geniale” aforisma del “geniale” Wilde sembra scritto per i nostri 3 Protagonisti.

 Hotel d'Alsace (Rue des Beaux Arts) dove morì Wilde, e successivamente visse Jorge Louis Borges

Hotel d’Alsace (Rue des Beaux Arts) dove morì Wilde, e successivamente visse Jorge Louis Borges

I) Raffaello Sanzio (1483 –1520)

Raffaello:  Santa Caterina d'Alessandria

Raffaello: Santa Caterina d’Alessandria

 

 La Scuola Atene

La Scuola Atene

L'Estasi di Santa Cecilia

L’Estasi di Santa Cecilia

 

Ascensione di Gesù e Incoronazione della Vergine

Ascensione e Incoronazione della Vergine

 

Ascensione

Ascensione

“…O felice e beata anima, da che ogn’uomo volentieri ragiona di te e celebra i gesti tuoi et ammira ogni tuo disegno lasciato. Ben poteva la pittura, quando questo nobile artefice morì, morire anche ella che quando egli gli occhi chiuse, ella quasi cieca rimase. Ora a noi che dopo lui siamo rimasi, resta imitare il buono, anzi ottimo modo, da lui lasciatoci in esempio e come merita la virtù sua e l’obligo nostro, tenerne nell’animo graziosissimo ricordo e farne con la lingua sempre onoratissima memoria. Che invero noi abbiamo per lui l’arte, i colori e la invenzione unitamente ridotti a quella fine e perfezzione che appena si poteva sperare, né di passar lui già mai si pensi spirito alcuno. Et oltre a questo beneficio che e’ fece all’arte, come amico di quella, non restò vivendo mostrarci come si negozia con gli uomini grandi, co’ mediocri e con gl’infimi. E certo fra le sue doti singulari ne scorgo una di tal valore che in me stesso stupisco: che il cielo gli diede forza di poter mostrare ne l’arte nostra uno effetto sì contrario alle complessioni di noi pittori; questo è che naturalmente gli artefici nostri, non dico solo i bassi, ma quelli che hanno umore d’esser grandi (come di questo umore l’arte ne produce infiniti), lavorando ne l’opere in compagnia di Raffaello stavano uniti e di concordia tale che tutti i mali umori nel veder lui si amorzavano et ogni vile e basso pensiero cadeva loro di mente. La quale unione mai non fu più in altro tempo che nel suo. E questo avveniva perché restavano vinti dalla cortesia e dall’arte sua, ma più dal genio della sua buona natura. La quale era sì piena di gentilezza e sì colma di carità, che egli si vedeva che fino agli animali l’onoravano, non che gli uomini.

Raffaello Sanzio : Autoritratto

Raffaello Sanzio : Autoritratto

Dicesi che ogni pittore che conosciuto l’avesse, et anche chi non lo avesse conosciuto, se lo avessi richiesto di qualche disegno che gli bisognasse, egli lasciava l’opera sua per sovvenirlo. E sempre tenne infiniti in opera, aiutandoli et insegnandoli con quello amore che non ad artifici, ma a figliuoli proprii si conveniva. Per la qual cagione si vedeva che non andava mai a corte che partendo di casa non avesse seco cinquanta pittori tutti valenti e buoni che gli facevono compagnia per onorarlo. Egli insomma non visse da pittore, ma da principe: per il che o arte della pittura, tu pur ti potevi allora stimare felicissima avendo un tuo artefice che di virtù e di costumi t’alzava sopra il cielo; beata veramente ti potevi chiamare, da che per l’orme di tanto uomo, hanno pur visto gli allievi tuoi come si vive e che importi l’avere accompagnato insieme arte e virtute; le quali in Raffaello congiunte, potettero sforzare la grandezza di Giulio II e la generosità di Leone X nel sommo grado e degnità che egli erono a farselo familiarissimo et usarli ogni sorte di liberalità, tal che poté col favore e con le facultà che gli diedero fare a sé et a l’arte grandissimo onore. Beato ancora si può dire chi stando a’ suoi servigi sotto lui operò, perché ritrovo chiunche che lo imitò essersi a onesto porto ridotto e così quegli che imiteranno le sue fatiche nell’arte saranno onorati dal mondo e, ne’ costumi santi lui somigliando, remunerati 2 dal cielo…” (Giorgio Vasari:”Vita dei Pittori Illustri”).

 Raffaello-Sanzio: Il giudizio di Paride

Raffaello-Sanzio: Il giudizio di Paride

II) Wolfgang Amadé Mozart (Johannes Chrysostomus Wolfgangus Theophilus:1756 – 1791)

Wolfgang Amadé Mozart: Ritratto

Wolfgang Amadé Mozart: Ritratto

Sonata in Mi+

Sonata in Mi+

1)ll 1787 fu anche l’anno in cui l’affermato Maestro incontrò a Vienna Ludwig van Beethoven. A quel tempo Mozart aveva orecchi solo per il suo allievo Johann Nepomuk Hummel, un bambino prodigio che, all’età di dieci anni, si esibiva al pianoforte in virtuosistiche acrobazie. Nel suo allievo Mozart vedeva ripetersi la sua storia, e ne aveva ad un tempo ammirazione e pietà. 2) Alcuni amici comuni pregarono Mozart di concedere una audizione a un giovanetto di sedici anni, tale Ludwig van Beethoven, che stimavano piuttosto promettente e che avrebbero desiderato inserire nella Scuola dell’affermato maestro salisburghese.

 Locandina del "Don Giovanni"

Locandina del “Don Giovanni”

A metà di aprile del 1787 avvenne dunque l’incontro: Mozart aveva trentuno anni, elegantissimo, occhi grandi, cerulei, malinconici. Beethoven, di appena sedici anni, sembrava più vecchio della sua età. Aveva capelli spessi e disordinati e un fare spigoloso, alquanto trasandato. Aveva ciglia folte che celavano uno sguardo penetrante e oscuro. Mozart diede al giovane un tema da sviluppare e questi, emozionato e confuso, si sedette al pianoforte e cominciò a improvvisare. Mozart se ne uscì con un commento implacabile e raggelante: “Davvero molto grazioso, ma troppo meccanico”. Il giovane rimase ammutolito, gli amici intervennero e implorarono una prova d’appello. Mozart allora indicò al giovanotto un altro tema, che il giovanotto sviluppò con irruenza e forse troppo ardore. Per togliersi di torno quel ragazzotto e quegli importuni amici, congedò entrambi con una frase che rimase nella leggenda:

Il  Commendatore (Don Giovanni)

Il Commendatore (Don Giovanni)

“Tenete d’occhio questo giovane, avrà qualcosa da raccontarvi”. Poi Beethoven fu costretto a abbandonare precipitosamente Vienna per accorrere al capezzale di sua madre e delle lezioni con Mozart non se ne fece più niente. Mozart non aveva capito cosa fosse successo su quella tastiera, ma aveva intuito che la storia della musica stava voltando pagina e che sarebbe incominciato un mondo nuovo con il quale non aveva nulla da spartire e del quale qualcun altro sarebbe stato il cantore. Alcuni Biografi parlano di un precedente tentativo di Ludwig di farsi ricevere da Mozart. Le cose sarebbero andate così: Beethoven avrebbe chiesto ad Haydn di accompagnarlo e di presentarlo a Mozart. Haydn, fissato l’appuntamento, si presentò con il giovane Beethoven a casa di Amadé. Bussarono, Amadé si affacciò sulla 3 cima delle scale, e chiese chi fosse. Haydn si qualificò (“Herr Mozart!”) e spiegò le ragioni della visita – concordata. Amadé evidentemente si era dimenticato ed, avendo un impegno concomitante, in maniera brusca si allontanò, pronunciando frasi non commendevoli. Questo episodio è raccontato solo da alcuni, ma non da tutti i biografi di Mozart.

 Morte di Mozart

Morte di Mozart

III) George Orson Welles (1915 – 1985) “…Orson Welles lo ricordo soprattutto come un attore eccezionale, sublime… Sono convinto che Welles avesse in testa un meraviglioso brusio, grazie anche al suo stupendo alcol, e che fosse un genio, ma non mi va di rinchiuderlo in una definizione: era troppo avventuriero, troppo fuori dagli schemi, troppo imprevedibile, perché noi oggi si possa fare un’operazione del genere… A me Welles ricorda Raffaello. Raffaello che cammina per le strade di Roma nel Cinquecento e che a ogni passo si deve fermare perché la gente gli bacia le mani, le vesti…”. (Carmelo Bene)

 Citizen Kane (Il capolavoro del cinema di tutti i tempi)

Citizen Kane (Il capolavoro del cinema di tutti i tempi)

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