Platone! (2)
Continua la serie dedicata a Platone. Per il Primo di questi Articoli, si può andare al link seguente: http://www.ilgrandeinquisitore.it/2019/08/platone-1/
I) Epinomide (*):
1)“…Se si dovesse togliere il numero dalla natura umana, non ci resterebbe più alcuna possibilità di conoscenza…” (977C)
2)“…Chi ha acquistato la totalità di queste conoscenze, lo dichiaro davvero sommo sapiente e, un po’ per gioco, un po’ seriamente, mi sento di affermare che quando con la morte avrà suggellato il proprio destino-posto, com’è probabile, che dopo di essa continui ad esistere-non parteciperà più come ora della molteplicità della conoscenza sensibile, ma, in quanto condivide solo la dimensione dell’unità, da molteplice che era, è reso uno…” (992C)
(*) da: Platone:”Tutti gli Scritti” (a cura di Giovanni Reale); Bompiani Editore, p1767.
Ricordiamo qui il grande Studioso Giovanni Reale (1931-2014): Accademico (ha insegnato presso l’Università Cattolica in Milano), e Storico della Filosofia (http://www.treccani.it/enciclopedia/giovanni-reale_%28Dizionario-di-filosofia%29/)
II) Repubblica:
I personaggi principali del dialogo sono, oltre a Socrate, Glaucone e Adimanto, fratelli di Platone, e tutti figli di Aristone. I due interloquiscono con Socrate nei libri II-X. Altri personaggi del Dialogo non vengono citati, perché non citati nel libro VII, da cui vengono presi i brani qui di seguito riportati.
Il “Mito della Caverna” è uno dei passi più affascinanti di tutte le opere di Platone, e della Letteratura/Filosofia di tutti i tempi, ciò che rende-secondo gli Studiosi -“Repubblica” il Dialogo più bello, insieme a “Timeo”. Per le interpretazioni e i commenti sul “Mito”, si rimanda ai Trattati specialistici.
1)“…Immagina di vedere degli uomini chiusi in un’abitazione sotterranea a forma di caverna, che abbia l’ingresso aperto verso la luce, estendentesi in tutta la sua ampiezza per tutta la caverna; inoltre, che si trovino qui, fin da fanciulli con le gambe e il collo in catene in maniera da dover stare fermi e guardare solamente davanti a sé, incapaci di volgere intorno la testa a causa di catene, e che , dietro di loro e più lontano, arda una luci di fuoco. Infine, immagina che fra il fuoco e i prigionieri ci sia, in alto, una strada lungo la quale sia costruito un muricciolo, come quella cortina che i giocatori mettono fra sé e gli spettatori, sopra la quale fanno vedere i loro spettacoli di burattini …lungo questo muricciolo degli uomini portanti attrezzi di ogni genere, che sporgono al di sopra del muro, e statue e altre figure di viventi fabbricate in legno e pietra e in tutti i modi; e inoltre, come è naturale, che alcuni portatori parlino e altri stiano in silenzio …Sono simili a noi-ribattei-Infatti, credi, innanzi tutto che vedano di sé e degli altri qualcos’altro, oltre alle ombre proiettate dal fuoco sulla parte della caverna che sta di fronte a loro…Se, dunque, fossero in grado di discutere fra loro, non credi che riterrebbero realtà appunto quelle che vedono?…Poniamo che uno fosse sciolto e subito costretto ad alzarsi, a girare il collo, a camminare e a levare lo sguardo in su verso la luce e, facendo tutto questo, provasse dolore, e per il bagliore fosse incapace di riconoscere quelle cose di cui vedeva le ombre …Dovrebbe, invece, io credo, farvi abitudine, per riuscire a vedere le cose che sono al di sopra. E dapprima, potrà più facilmente vedere le ombre, e, dopo queste, le immagini degli uomini e delle cose riflessi nelle acque, e, da ultimo, le cose stesse…Caro Glaucone…questo che ci appare alla vista, deve paragonarsi al luogo del carcere, e la luce del fuoco che in essa brilla, alla luce del sole. Se tu paragonassi l’ascesa verso l’alto e la contemplazione delle realtà superne all’elevazione dell’anima al mondo intellegibile, non mancheresti di sapere il mio intendimento…l’Idea del bene viene contemplata per ultima e con grande difficoltà (VII:514°-517D).
In questa parte di “Repubblica”, Platone rimanda continuamente a una Realtà che trascendente: gli uomini che, incatenati nel corpo, volgono le spalle alla Luce, cioè all’Essere, e quindi a Dio, hanno solo una reminiscenza, una immagine, della Verità. È una potente dichiarazione della Scuola Socratico-Platonica, a favore della Trascendenza. Anche se la più sistematica esaltazione dell’Essere, avviene nel Fedone”, dove Socrate-Maestro di Platone-poco prima di morire- fa una dissertazione lunghissima ed appassionata a favore dell’Essere (https://www.liberliber.it/online/autori/autori-p/plato-platone/il-fedone/). Di “Fedone”, tratteremo in un Articolo successivo.
“ Ne “La Scuola di Atene”, Raffaello pone, al centro della scena, Platone e alla sinistra di questi, Aristotele, i due maggiori Filosofi dell’Antichità. Platone, con l’indice della mano destra, indica l’alto (Trascendenza). Aristotele, con tutta la mano destra, verso il basso (Immanenza). È ovviamente una semplificazione, perché Aristotele scrisse “Metafisica” (https://archive.org/stream/AristoteleMetafisicaACuraDiGiovanniReale/Aristotele-Metafisica-a-cura-di-Giovanni-Reale_djvu.txt). Non è questa la sede, per affrontare un problema così complesso, che è stato trattato dai più grandi Studiosi e Filosofi di ogni tempo, ma l’enfasi di Raffaello Sanzio conferma che Platone “è il Filosofo della Trascendenza”. Ai fini del presente Articolo, a noi basta questo!
2)“…La virtù non ha padroni: quanto più ciascuno …la onora, tanto più ne avrà; quanto meno l’onora, tanto meno ne avrà…” (X617E).
Fine Seconda Parte (Continua)