Platone! (1)
Inizia una serie di Articoli dedicati a Platone, con materiale tratto dalle sue Opere. Platone!: il titolo indica l’ammirazione di un lettore di oggi, di fronte alla grandezza profetica del Filosofo Ateniese.
I) Leggi:
L’azione si svolge sull’isola di Creta, e precisamente lungo la via che da Cnosso conduce al Santuario e all’antro di Zeus. La scelta di Creta si spiega col fatto che la sua Costituzione godeva di grande fama fra i Greci del IV secolo a.C. Lo stesso Platone (http://www.treccani.it/enciclopedia/platone/) ne fa l’elogio in “Critone” (52E) e in “Repubblica” (VIII:544C). Le “Leggi” furono l’ultima opera di Platone, pubblicata postuma, quindi dopo il 348-347 a.C., dal discepolo Filippo di Opunte.
I personaggi sono tre anziani: un anonimo Ateniese (A), Clinia (C) e Megillo (M). Secondo la tradizione, l’Ateniese non è Socrate-che non uscì mai da Atene- ma lo stesso Platone. Clinia di Creta, e Megillo di Sparta, sono altrimenti sconosciuti.
I) Kαλοκαγαθίᾱ
Secondo Platone, il Bene non può non essere Bello! Platone qui afferma che la decadenza di una società si verifica, quando i suoi membri cominciano a odiare tutto ciò che è bene, e ad amare tutto ciò che è male. La Storia di ogni tempo sembra dare ragione a Platone;
(A): “… Qual è quella che si deve giustamente definire la più grande ignoranza? Vedete se siete d’accordo anche voi con quello che dico: io propongo una definizione di questo genere.
(C): Quale?
(A): Quella secondo cui un tale, ritenendo una cosa bella o buona, non la ama, ma la detesta, mentre predilige e brama ciò viene ritenuto malvagio ed ingiusto. Dunque io dico che questa dissonanza di piacere e dolore con l’opinione conforme alla ragione costituisce il caso più estremo di ignoranza, e il più grave, perché occupa la parte più ampia dell’anima: infatti il soffrire e il godere sono in essa, come popolo e massa sono nello stato. E quando l’anima si oppone alla conoscenza, all’opinione, e alla ragione, che per natura sono preposte al comando, chiamo questo atteggiamento stoltezza, e la stessa cosa avviene in uno stato, quando la massa non obbedisce ai governanti e alle leggi, e, ancora, nel singolo individuo, quando i bei ragionamenti che si trovano nell’anima non fanno nulla di più che esserci, ma in realtà avviene tutto il contrario di quello che essi dicono: e tutte queste forme di ignoranza io le considero fra le più sconvenienti per lo stato e per i singoli cittadini, e non certo quella degli artigiani, se capite, stranieri, quello che voglio dire…” (III:688a-b);
II) L’ignoranza è sempre una colpa
Platone, come (quasi) tutta la Filosofia Greca è di tipo intellettualistico, perché ritiene il Sapere, necessario, sempre e comunque, ed è dunque antitetica a quella del “Buon Selvaggio”.
(A):…Pertanto si stabilisca questo, proprio come è stato fissato e definito, e cioè che ai cittadini che vivono in una simile ignoranza non conviene affidare alcun potere, ma si devono rimproverare per il fatto di essere ignoranti, anche se siano in grado di ragionare assai bene e siano esercitati in ogni sorta di sottigliezza o in tutto ciò che per natura favorisce l’agilità dell’anima, mentre quelli che sono il contrario di questi bisogna chiamarli sapienti, anche se, per così dire, non sanno scrivere né nuotare, e si deve affidare loro il potere come a persone assennate. Come, amici, potrebbe esserci una forma anche minima di assennata prudenza senza l’armonia? Non è possibile, ma si può assai giustamente dire che la più bella e la più grande delle armonie sia la più grande sapienza, di cui è partecipe chi vive secondo ragione, mentre chi ne è privo distrugge la propria casa e non può affatto salvare lo stato, ma appare ogni volta tutto il contrario, essendo appunto ignorante. Tali cose siano dunque dette e stabilite così come si è detto un momento fa…”(III:693d).
III) La buona “παιδεία” (paideía) non è né accomodante, né consolatoria.
(A): Pare che fin da giovane egli (Ciro) abbia condotto guerre, e per tutta la vita, affidando alle donne l’educazione dei figli. E queste li allevarono come se fin da bambini fossero già subito felici e beati, e come se non avessero alcun bisogno di queste cose: e quasi fossero già completamente felici, impedivano a chiunque di opporsi ad essi su qualsiasi cosa, e costringevano tutti ad approvare qualsiasi cosa quelli dicevano o facevano, e quindi li allevarono esattamente quali erano;
(C): Hai parlato proprio di una meravigliosa educazione, come è evidente;
(A): Si trattava di un’educazione da donne; e di donne regali divenute ricche in tempi recenti, e che allevavano i figli senza la presenza di uomini, poiché costoro non avevano tempo libero a causa delle guerre e dei molti pericoli che dovevano affrontare;
(C): Questo ragionamento ha un senso;
(A): Il padre conquistava per loro greggi di pecore, e mandrie, e schiere di uomini, e molte altre cose, ma ignorava che quelli cui avrebbe consegnato queste cose non erano stati educati secondo l’arte dei padri, quella persiana – i Persiani infatti erano pastori e provenivano da una terra aspra -, che era un’educazione severa e capace di formare pastori molto forti, e tali da dormire sotto il cielo aperto e vegliare, e di far guerra se ce ne fosse stato bisogno: trascurò il fatto che i suoi figli venivano educati da donne e da eunuchi secondo l’educazione dei Medi corrotta dalla cosiddetta felicità, per cui essi diventarono tali quali era verosimile che diventassero, allevati com’erano in maniera permissiva. E quando alla morte di Ciro i figli ricevettero il regno, pieni di lusso e di dissolutezza, per prima cosa uno uccise l’altro, mal sopportando che gli fosse uguale, e dopo di che, impazzito lui stesso a causa dell’ubriachezza e per la mancanza di educazione perdette il poter e per opera dei Medi, e di colui che allora veniva chiamato “l’eunuco”, che disprezzava la stoltezza di Cambise (III:694);
IV) Corruptissima re publica, plurimae leges (Tacito:Annales, Libro III, 27)
Qui Platone sembra anticipare Tacito: le Leggi sono sempre l’effetto, e non la causa, della dinamica storico-sociale e, quindi, l’inflazione legislativa, giuridica, normativa è sinonimo di Stato corrotto.
(A)“…Stavo per dire che mai nessuno degli uomini ordina qualche cosa con la Legge, ma è sempre il caso e ogni sorta di circostanze che con il loro accadere dirigono la nostra vita in ogni aspetto e in ogni modo. E fu una guerra che sovvertì di forza le Costituzioni e mutò le leggi, oppure fu la difficoltà di una dura miseria; e molte altre volte, sono malattie, che costringono ad innovare, e pestilenze che sopravvengono, e il susseguirsi per molto tempo, per molti anni, di stagioni cattive…” ( IV:709a);
V) La virtù privata è sempre anche pubblica:
(A)”…E se un uomo solo o un gruppo di oligarchi o anche una democrazia hanno un’anima tendente ai piaceri e ai desideri, e cerca con avidità di soddisfarli, senza freni e senza limiti, questa gente perciò verrà a governare uno Stato, o anche il singolo individuo, lo farà calpestando ogni Legge. Ecco, in questo caso, non c’è salvezza alcuna…” (IV:714a);
VI) Miscellanea
“…Il santo è amato dagli dèi in quanto è santo, o è santo in quanto amato dagli dèi?…” (Eutifrone,10A);
“…Una vita senza ricerche non è degna di essere di essere vissuta…” (Apologia di Socrate, 38A).
Fine Prima Parte (Continua)