Presentazione : Cosa c’è di più arguto di un Napoletano verace, di fronte alla morte? Niente, evidentemente. E questo libro, un autentico gioiello di arguzia, e spesso di filosofia, lo dimostra. L’Autore, un vero notaio, ha apportato le modifiche necessarie per rispettare il segreto professionale . Il libro, scritto presenta solo testamenti olografi (cioè scritti di pugno del testatore). Tutti i testamenti riportati sono arguti; alcuni, sono di irresistibile comicità, come quello riportato sopra, che è scritto in un linguaggio, in parte aulico, in parte popolar-boccaccesco. Leggendo questo, e altri libri del medesimo autore, e sulla stessa materia, mi sono tornati in mente i personaggi del teatro napoletano: Totò; Peppino (De Filippo); Nino (Taranto); Dolores (Palumbo) . Con le loro immagini, illustrerò l’articolo, che sarà seguito da altri , tratti dagli stessi libri, del medesimo autore. Buon divertimento! Ho evidenziato le frasi di maggiore icasticità narrativa, e/o di comicità . da : “ In piena facoltà” di Salvatore De Matteis. Mondadori Editore, 2006, pagine 21-22.
“ Lucido di mente, opaco di corpo “ Cara Ada, Come ti ho promesso ho fatto il testamento vero e te l’ho messo in quel posto, dove tu sai, quello posteriore dove tu sei erede, non quello anteriore, finto, dove ho fatto erede lei, per imbrogliarci le idee alla carogna. E in quel posto ci va lei prima di te, rovistando inconsapevole come è suo solito di ladra opportunista parassita, tu sei fregata, perché ti strappa il posteriore e si sollazza col suo anteriore, si capisce! Ma però sempre se lo trova! E sempre se tu ce lo fai trovare! Perciò, quando io muoio, prendi il treno e vieni qui a salvare il testamento. Non perdere tempo a piangere, corri anche a piedi, tanto io nella veste di cadavere, me ne infischio delle lacrime, tengo altro a che pensare. Ma se piangi correndo, mi fa piacere perché significa che hai ancora il sentimento che io so che tu hai. Ma lei no, ignora i nostri sentimenti sotterranei e la nostra passione, e si frega. Ricorda: ti ho messo il vero testamento a quel posto che solo tu e io sappiamo. Il testamento falso, lei lo ha già scanagliato e letto, e ogni sera sorveglia che ci sta sempre perché è il suo testamento dove io la nomino erede universale. Io la vedo la strega che spia soppiatta di notte mentre pensa che dormo, ma io non dormo e sto al gioco così sta contenta, non rompe, crede di avermi fregato e così posso vivere in santa pace almeno la morte, dopo una vita di schifo che era meglio farla con te conoscendoti e apprezzandoti prima. Lì invece, a quel posto dove tu sai e io so, ti ho piazzato il testamento vero che è tuo, dove tu sei erede e non la carogna. Dopo che sei arrivata per le esequie mie, passando per le condoglianze, disinvolta allunghi la mano e lo sfili da lì, te lo metti in petto o nelle mutande, con la scusa che dopo la trasferta, ti urge il bagno. Poi vieni nella mia stanza funeraria, non mi baciare per dare nell’occhio alla gente indiscreta, fatti una croce per creanza e vattene zitta zitta. Solo in questo modo possiamo fregarla. Io muoio contento, finalmente non la vedo e la sento più per l’eternità, speriamo, e schiatta in corpo per il resto della vita come fino a mo’ ha schiattato in corpo a me. Ti abbraccio forte forte. Anche un bacio. Addio, Tuo, Filippo Notis pronobis (*) Putacaso lei trova tutte e due i testamenti e straccia quello buono, ovverossia quello nostro, allora usa questa lettera come testamento perché io qui sottoscritto , lucido di mente anche se abbastanza opaco di corpo a causa della maledetta malattia, nomino a te erede universale di tutto. Io qui lo dico e qui lo affermo, la maledetta è convivente, non ha diritto a niente, e vive qui solo perché mi ha fatto prigioniero. Ogni cosa superstite a te, oltre ai soldi che già ti ho dato, che ti chiami omissis nata a omissis, di professione casalinga. Fai presto che ti aspetto. Finalmente potremo spassarcela insieme per l’eternità. Tuo, Filippo omissis (*) Latino maccheronico , creazione del testatore
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