Questo è il quarto di una serie di articoli dedicati a Pier della Francesca (Borgo San Sepolcro, 1416-1492), definito da Bernard Berenson (1865-1959). Berenson riscoprì in epoca contemporanea il genio di Piero. Per vedere i precedenti clicca qui.
Fece anco nel Vescovado di detta città una S. Maria Madalena a fresco, allato alla porta della sagrestia; e nella Compagnia della Nunziata fece il segno da portare a processione; a S. Maria delle Grazie fuor della terra, in testa d’un chiostro, in una sedia tirata in prospettiva, un S. Donato in pontificale con certi putti; et in S. Bernardo, ai monaci di Monte Oliveto, un S. Vincenzio in una nicchia alta nel muro, che è molto dagl’artefici stimato.
A Sargiano, luogo de’ frati Zoccolanti di S. Francesco, fuor d’Arezzo, dipinse in una cappella un Cristo che di notte òra nell’orto, bellissimo. Lavorò ancora in Perugia molte cose che in quella città si veggiono: come nella chiesa delle donne di S. Antonio da Padoa, in una tavola a tempera, una Nostra Donna col Figliuolo in grembo, San Francesco, S. Lisabetta, S. Giovanbattista e S. Antonio da Padoa; e di sopra una Nunziata bellissima, con un Angelo che par proprio che venga dal cielo, e, che è più, una prospettiva di colonne che diminuiscono, bella affatto. Nella predella, in istorie di figure piccole, è S. Antonio che risuscita un putto; S. Lisabetta che salva un fanciullo cascato in un pozzo e S. Francesco che riceve le stìmate. In S. Ciriaco d’Ancona, all’altare di S. Giuseppo, dipinse in una storia bellissima lo sposalizio di Nostra Donna.
Fu Piero, come si è detto, studiosissimo dell’arte e si esercitò assai nella prospettiva, et ebbe bonissima cognizione d’Euclide in tanto che tutti i miglior giri tirati ne’ corpi regolari, egli meglio che altro geometra intese, et i maggior lumi che di tal cosa ci siano, sono di sua mano; per che Maestro Luca dal Borgo, frate di S. Francesco che scrisse de’ corpi regolari di geometria, fu suo discepolo.
E venuto Piero in vecchiezza et a morte doppo aver scritto molti libri, maestro Luca detto, usurpandogli per se stesso, gli fece stampare come suoi, essendogli pervenuti quelli alle mani, dopo la morte del maestro. Usò assai Piero di far modelli di terra et a quelli metter sopra panni molli con infinità di pieghe, per ritrarli e servirsene. Fu discepolo di Piero, Lorentino d’Angelo aretino, il quale, imitando la sua maniera, fece in Arezzo molte pitture e diede fine a quelle che Piero lasciò, sopravenendoli la morte, imperfette.
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