Pilato, Giuda e Matteo (VIII)
“ Il Maestro e Margherita” di Michail Bulgakov
26° capitolo – La Sepoltura
Sesta Parte/ Шестая часть
Continua la serie di articoli dedicati al 26° capitolo del capolavoro di Michail Bulgakov :” Il Maestro e Margherita”. Per leggere i precedenti, si può cliccare qui.
“ Faccia attenzione alla borsa, Procuratore.” – rispose Afranio – “Le posso assicurare che il sangue di Giuda è zampillato a fiotti. E ne ho visti di morti ammazzati, in vita mia !”
“ E perciò, questo qui certamente non si sveglierà?”
“ No, Procuratore, si sveglierà” – rispose, sorridendo filosoficamente Afranio – solo quando sonerà la tromba del Messia, che qui stanno aspettando: prima di allora, non si sveglierà”. “ Basta, Afranio, questa vicenda è chiarita. Passiamo alla sepoltura”.
“ I giustiziati sono stati seppelliti, Procuratore”. “ O Afranio, procedere legalmente contro di Lei sarebbe stato un crimine, perché è degno del più grande riconoscimento. Com’è andata?”
Afranio cominciò a raccontare che, mentre si stava occupando della questione di Giuda, il comando del servizio segreto, diretto da un suo aiutante, sul far della sera, aveva raggiunto la collina del Calvario. Ma sulla cima, mancava un corpo. Pilato trasalì e disse con voce rauca:
“ Come ho fatto a non prevederlo?”
“ Non si preoccupi, Procuratore” – disse Afranio e continuò a raccontare – “ avevano subito raccolto i corpi di Dismas e Ghestas, con gli occhi cavati da uccelli rapaci con i loro becchi. Li avevano raccolti, e subito si erano messi alla ricerca del terzo corpo, che avevano subito trovato. Un tale…”
“ Levi Matteo” – non in modo interrogativo, ma fortemente assertivo, disse Pilato.
“ Sì, Procuratore”.
Levi Matteo si era nascosto in una grotta sul versante settentrionale del Monte Calvo, in attesa del buio: il corpo nudo di Gesù di Nazareth era con lui. Quando le guardie entrarono nella grotta con le fiaccole, egli fu preso da disperazione. Si mise ad urlare di non aver commesso alcun crimine e che ogni uomo, come vuole anche la Legge, ha il diritto, se vuole, di dare sepoltura a un criminale condannato a morte. Levi Matteo aggiunse di non volersi separare da quel corpo: era eccitato, gridava frasi sconnesse, supplicava e malediceva…
“ Riusciste a catturarlo? “ – chiese cupamente Pilato.
“ No, Procuratore, no!” – rispose Afranio in modo rassicurante – “ Il pazzo insolente si tranquillizzò nel sentire che il corpo sarebbe stato sepolto. Levi capì quanto gli veniva detto e si calmò. Aggiunse, tuttavia, che non si sarebbe mosso, perché prendere parte alla sepoltura. Disse anche che non se ne sarebbe andato neanche se lo avessero minacciato di morte e si offrì persino di consegnare il coltello da pane, che portava con sé “.
“ Lo hanno cacciato via ?” – chiese con voce oppressa, Pilato.
“ No, Procuratore, no: il mio aiutante gli permise di prendere parte alla sepoltura”.
“ Chi era il Suo aiutante? “ – chiese Pilato.
“ Tolomeo” – rispose Afranio, e aggiunse con ansia –
“ Ha fatto forse sbagliato? “ “ Vada avanti” – rispose Pilato –
“ Non ha sbagliato. Il fatto è che io, per così dire, comincio a non capirci più niente, Afranio, perché evidentemente ho a che fare con un uomo che non sbaglia mai. E quell’uomo è Lei!”
“ Presero con sé Levi Matteo, e il corpo dei tre giustiziati, e in due ore, giunsero in una gola deserta, a Nord di Gerusalemme. Lì giunta, gli uomini della pattuglia, lavorando a turno, in un’ora, scavarono una buca profonda, dove gettarono il corpo dei tre giustiziati”. “ Nudi?”
“ No, Procuratore, li avvolsero in chitoni usati, che avevano portato all’uopo con sé. Sule dita dei sepolti furono infilati degli anelli: quello di Gesù, aveva una filettatura; Dismas, due; Ghestas, tre. La fossa fu chiusa, e sopra furono messi dei sassi. Il segno identificativo era noto solo a Tolomeo”.
“ Ah, se avessi potuto prevedere!” – esclamò Pilato, facendo una smorfia –
“ Dopo tutto ciò, adesso occorre parlare con questo Levi Matteo”.
“ E’ qui, Procuratore”. Pilato, strabuzzando gli occhi, fissò per un po’ Afranio e poi gli disse:
“ La ringrazio per tutto ciò che ha fatto in questa vicenda, e La prego di portarmi, domani, Tolomeo. Gli comunichi pure in anticipo che sono soddisfatto di lui, e di Lei, Afranio” – e qui, il Procuratore estrasse da una tasca della cintola, che era sul tavolo, un anello con pietra, e lo diede al capo del servizio segreto –
“ Le chiedo di accettarlo a mo’ di ricompensa”. Afranio si inchinò e disse:
“ E’ un onore grande, Procuratore”
“ Proporrò che siano concesse delle onorificenze anche alla pattuglia che ha provveduto alla sepoltura; e una nota di biasimo per l’agente che si era fatto scappare Giuda. Mi servono dettagli sulla vicenda di Gesù!”
“ Capisco, Procuratore” – rispose Afranio, che cominciò ad inchinarsi mentre indietreggiava. Il Procuratore batté le mani e cominciò ad urlare:
“ A me, una lampada, qui nel colonnato!”
Afranio si era già ritirato nel giardino, e alle spalle di Pilato, portate dai servi, comparvero le torce. Tre lampade furono poste sul tavolo, di fronte al Procuratore e la notte, illuminata dalla Luna, arretrò verso il giardino, come se Afranio la stesse portando via con sé. Continua