Pilato e Giuda (I)

                                                             I Parte
Introduzione
“ Come il Procuratore cercò di salvare Giuda di Kyriat “ è il titolo del XXV capitolo de “Il Maestro e Margherita” di Michail Bulgakov, a cui è dedicato il presente articolo su “ilGrandeInquisitore.it”.  L’articolo sarà pubblicato in due parti.    La Dottoressa Olga Kazantseva ha corretto la mia traduzione dal Russo del capitolo XXV, e ha tradotto in Russo l’ Introduzione, che trovate all’inizio di questa prima parte, e che troverete, identica,  anche all’inizio della seconda parte. Ringrazio la Dottoressa Olga Kazantseva per la cordiale e preziosa collaborazione.

Pilato e Giuda: Gesù davanti a Pilato ( Bertram von Minden)

Pilato e Giuda (I): Gesù davanti a Pilato (Bertram von Minden)

“…Vi sono molte altre cose compiute da Gesù che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere” (Vulgata di San Girolamo: < Sunt autem et alia multa quae fecit Iesus/quae si scribantur per singula/nec ipsum arbitror mundum capere/eos qui scribendi sunt libros) (Giovanni, 21:25)
Così scrive Giovanni Evangelista nell’ <Explicit> (Conclusione) del suo Vangelo che, come si vede sopra, non è meno profetico del più famoso <Incipit> (Prologo) “…In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio; e il Verbo era Dio…”.
Per le parole dell’Explicit, nei secoli, i Cristiani hanno pensato a un <Quinto Evangelio>, che sarebbe il completamento dei quattro Vangeli del Canone Cristiano. Molti libri sono stati scritti sul Quinto Evangelio.

Qui di seguito, riportiamo il link ad un bel libro di uno scrittore italiano contemporaneo :
<Mario Pomilio :”Il Quinto Evangelio>, che consigliamo a tutti di leggere:
A) http://www.treccani.it/enciclopedia/mario-pomilio_(Enciclopedia-Italiana)/;
B) https://it.wikipedia.org/wiki/Il_quinto_evangelio
Il link seguente si riferisce a cenni biografici su Mario Pomilio:
C) http://www.treccani.it/enciclopedia/mario-pomilio/
D) http://www.treccani.it/enciclopedia/mario-pomilio_(Enciclopedia-Italiana)/

Pilato e Giuda (I): La strage degli Innocenti (Bertram von Minden)

Pilato e Giuda (I) : La Strage degli Innocenti (Bertram von Minden)

E’ la sera del Venerdì Santo. Afranio, capo del servizio segreto, è stato convocato ufficialmente da Ponzio Pilato, Procuratore di Roma, nella residenza di questi, in Gerusalemme.    Per prima cosa, Pilato vuole che Afranio riferisca sui tre uomini – il Nazareno, Dismas e Ghestas –  che egli, poco prima dell’ora sesta (mezzogiorno), aveva condannato alla pena capitale mediante crocifissione. Afranio riferisce che i tre sono già morti sul Monte Calvo, dove erano stati allestite le colonne (le croci) per l’esecuzione capitale.   Pilato chiede se il Nazareno ha arringato la folla, e se questa ha inscenato tumulti in suo favore. Afranio nega entrambe le cose e aggiunge che Gesù ha perdonato tutti, anche i suoi nemici; e che ha rifiutato la spugna imbevuta di vino e mirra, che era offerta ai condannati moribondi, per dissetarsi. Oltre a ciò, il capo del servizio segreto si sente di escludere che dei tumulti possano scoppiare nel futuro immediato, perché : < Gerusalemme sembra (ad Afranio) tranquilla>.
La seconda domanda di Pilato riguarda la notizia, avuta da fonte sicura, ma confidenziale, secondo la quale Giuda, l’apostolo traditore, sta per essere ucciso, nella notte, mediante accoltellamento, da alcuni seguaci clandestini del Nazareno, per il suo tradimento del Maestro.    Afranio dichiara di ignorare la notizia, e neanche la ritiene credibile. Pilato, che deve  svelare la propria fonte, non vuole, o non può farlo, e attribuisce i propri timori a un presentimento (!) .    Benché Afranio sia scettico, Pilato gli chiede/ordina di intervenire per garantire l’incolumità dell’Iscariota.
Ciò sorprende  Afranio, ma anche noi, perché Pilato, durante il Processo, aveva ripetutamente asserito di essere indifferente alla vicenda, che egli giudicava un affare  interno degli Ebrei. Invece, a poche ore da questa dichiarata indifferenza, Pilato convoca il capo del servizio segreto, per ordinargli di salvare Giuda.    Prima domanda: perché Pilato, che ha appena affermato di non voler entrare negli affari degli Ebrei, vuole salvare Giuda?
Seconda domanda:  perché Pilato è a conoscenza del complotto, e Afranio ne è ( o dice di esserne) all’oscuro?

Cominciamo dalla prima risposta: Che Giuda viva o muoia, dovrebbe risultare indifferente a Pilato, che però convoca il capo del servizio segreto per ordinargli di salvare il traditore.    Seconda risposta: Pilato è a conoscenza del complotto contro Giuda, di cui sembra ignorare tutto il resto: egli chiede informazioni ad Afranio sull’Iscariota –  il luogo di nascita, l’età, l’aspetto, la professione, e l’orientamento politico. E Afranio gli fornisce (!) tutte le informazioni richieste, in particolare che Giuda non risulta essere un fanatico, né un estremista, e che l’unica sua passione <nota> è il denaro.    Afranio è anche a conoscenza che Caifa in persona sta per consegnare, nella notte in arrivo, la somma di denaro promessa a Giuda per la consegna di Gesù, somma di cui afferma di ignorare solo l’entità.
Nel lungo colloquio tra i due, Afranio appare in una situazione di vantaggio:
1) è Pilato che ha condannato Gesù e graziato Bar-Rabban, violando ripetutamente le procedure del Diritto Romano (Jus Romanum):
A) ha decretato contemporaneamente la fustigazione e la crocifissione di Gesù, mentre le due pene sono alternative;
B) ha disatteso il giudizio di appello, richiesto ad Erode Antipa, che si era pronunciato per la non colpevolezza di Gesù;
C ) non ha fatto trascorrere almeno 24 ore tra la condanna capitale e la sua esecuzione, come imponeva sempre la Legge di Roma;

Pilato e Giuda (I). Maria (Bertram Buxtehuder)

Pilato e Giuda (I). Maria (Bertram Buxtehuder)

2) mentre Afranio si dimostra padrone della situazione, Pilato continua a sembrare vittima degli eventi:
A) per paura dei disordini, ha condannato Gesù e graziato Bar-Rabban, temendo che la condanna di questi avrebbe scatenato la reazione degli Ebrei;
B) ora ha paura che sia la condanna di Gesù a scatenare le turbolenze.
Afranio, che appare – e che anche Pilato giudica – uomo abile e perspicace, evidentemente coglie la sostanza della vicenda, e perciò affetta una calma mondana e distaccata.

Pilato si sente in una situazione compromettente, perché teme di essere travolto da quei tumulti, che aveva cercato evitare, facendosi imporre da Caifa il giudizio di colpevolezza di Gesù, e la grazia a Bar-Rabban. Ora, Pilato si sente ostaggio anche di Caifa, e teme che l’Imperatore chieda conto a lui, Procuratore di Roma, delle gravi e molteplici violazioni delle procedure processuali.

Pilato e Giuda (I): Incoronazione di Maria (Bertram von Minden

Pilato e Giuda (I): Incoronazione di Maria (Bertram von Minden)

Perciò, Pilato fa ad Afranio due richieste, una più sorprendente dell’altra:
1) salvare Giuda;
2) rinunciare ad una promozione, con trasferimento, per rimanere a Gerusalemme, a risolvere i problemi, creati – anche – dall’imperizia del Procuratore.

Veniamo, adesso, alle considerazioni stilistiche : Bulgakov fa commentare, dai due uomini più potenti del potere di Roma, alcune ore dopo, ciò che accaduto in Gerusalemme. Questa è una tecnica di tipo teatrale, in quanto è il modo con cui molti autori di teatro, a cominciare dal più grande di essi – William Shakespeare – raccontano <fuori scena> i fatti, per non interrompere l’azione teatrale.    Qualcuno mi chiederà, arrivati a questo punto: Ma cosa avrebbe dovuto fare, Pilato? Applicare la Legge, sic et simpliciter.!

Questo Blog ha pubblicato due articoli su “Il Maestro e Margherita”, il primo (I e II Parte)  era dedicato al II capitolo, dal titolo “Ponzio  Pilato” , per il quale si rimanda ai link:
http://www.ilgrandeinquisitore.it/2015/05/maestro-e-margherita-prima-parte/http://www.ilgrandeinquisitore.it/2015/05/maestro-e-margherita-ii-parte/

Il secondo articolo era dedicato al XVI capitolo “ Esecuzione capitale”, link:
http://www.ilgrandeinquisitore.it/2015/07/levi-matteo-e-i-sicari/

Link al film in lingua Russa: – Maestro e Margherita, film in lingua russa, con sottotitoli in italiano. Parte I . Le altre parti sono in sequenza: https://www.youtube.com/watch?v=xwlu5Wz-O_0                                

Pilato e Giuda (I): Fuga-in-Egitto-piccola-bertram-flucht-grabow

Pilato e Giuda (I): Fuga-in-Egitto-piccola-bertram-flucht-grabow

 

 

                                             I часть

                                        Предисловие

 

«Как прокуратор попытался спасти Иуду Искариота» – название XXV главы «Мастера и Маргариты» Михаила Булгакова, которой посвящена данная статья на ilGrandeInquisitore.it”.

Статья будет опубликована в двух частях.

Преподавателем Казанцевой Ольгой был подкорректирован мой перевод главы XXV с русского языка, ей также принадлежит перевод на русский язык «Предисловия», который Вы найдете в начале первой части, а также в начале второй части.

Благодарю преподавателя Казанцеву Ольгу для оказанную мне ценную помощь.

“… Есть так много дел, сотворенных Иисусом, что, если бы описать их все, думаю, что весь мир не смог бы вобрать в себя написанные книги об этом ” (Вульгата Святого Иеронима: < Sunt autem et alia multa quae fecit Iesus/quae si scribantur per singula/nec ipsum arbitror mundum capere/eos qui scribendi sunt libros) (От Иоанна, 21:25).

Так пишет Иоанн Евангелист в «Explicit» (Заключении) своего Евангелия, которое, как видно выше, является не менее пророческим знаменитого «Incipit» (Пролога) “… В начале было Слово, и Слово было у Бога; и Слово было Бог …. “.

Об «Explicit», на протяжении веков христиане думали как о <Пятом Евангелии>, который будет завершением четырех Евангелий Христианского Канона. Много книг было написано о Пятом Евангелии.

Ниже мы приводим ссылки на книгу современного итальянского писателя Марио Помилио: «Пятое Евангелие», которую рекомендуем всем прочитать:

  1. A) http://www.treccani.it/enciclopedia/mario-pomilio_(Enciclopedia-Italiana)/; Б) https://it.wikipedia.org/wiki/Il_quinto_evangelio

Следующая ссылка на краткую биографию Марио Помилио:

  1. C) http://www.treccani.it/enciclopedia/mario-pomilio/ D) http://www.treccani.it/enciclopedia/mario-pomilio_(Enciclopedia-Italiana)/

 

Вечер Страстной пятницы. Афраний – глава секретной службы был официально вызван Понтием Пилатом – прокуратором Рима, в его резиденцию в Иерусалиме.

Во-первых, Пилат хочет услышать доклад от Афрания о трех мужчинах: Иисуса из Назарета, Дисмаса и Гестаса, которых он перед полуднем приговорил к смерти посредством распятия на кресте.

Афраний докладывает, что трое уже умерли на Лысой горе, на которой были установлены столбы (кресты) для исполнения наказания. Пилат спросил, увещевал ли Иисус из Назарета толпу, и были ли устроены массовые беспорядки в его пользу. Афраний отрицает и то, и другое, и добавляет, что Иисус простил всех, даже своих врагов; и что отказался от губки, смоченной в вине и смирне, которая была предложена осужденным для того, чтобы утолить жажду.

Кроме того, глава секретной службы исключает тот факт, что беспорядки могут вспыхнуть в ближайшем будущем, т.к.: <Иерусалим кажется (Афранию) спокойным>.

Второй вопрос Пилата касается новости, полученной из надежного, но секретного источника, в соответствии с которой Иуда – апостол-предатель, вот-вот будет убит этой ночью ударами ножа, нанесенными  учениками Иисуса из Назарета за предательство Учителя.

Афраний заявляет, что не принимает всерьез эту новость, и даже считает ее незаслуживающей доверия. Пилат, который должен раскрыть источник, не хочет, или не может этого сделать, и выдает свои страхи за предчувствие (!).

Хотя Афраний настроен скептически, Пилат его просит/приказывает принять меры для обеспечения безопасности Иуды Искариота.

Это удивляет Афрания, и нас тоже, потому что Пилат во время процесса неоднократно утверждал, что равнодушен к этой истории, которую он считал внутренним делом иудеев. И тем не менее, через несколько часов после этого демонстративного безразличия Пилат вызывает начальника секретной службы для того, чтобы приказать ему спасти Иуду.

Первый вопрос: почему Пилат, который только что подтвердил, что не желает вмешиваться в дела иудеев, хочет спасти Иуду?

Второй вопрос: почему Пилат знал о заговоре, а Афраний был в неведении (либо только он так утверждает)?

Начнем с ответа на первый вопрос: Иуда, будь он жив или мертв, но Пилат должен продемонстрировать свое равнодушие, к этому, тем не менее он вызывает начальника секретной службы, чтобы приказать тому спасти предателя.

Ответ на второй вопрос: Пилату известно о заговоре против Иуды, который, кажется, игнорирует все остальное: спрашивает у Афрания об Искариоте: место его рождения, возраст, внешность, род занятий, и какова его политическая ориентация. И Афраний дает ему (!) всю необходимую информацию, в частности, что Иуда ни фанатик, ни экстремист, и что его единственная страсть <внимание> – это деньги.

Афранию также известно, что сам Каифа собирается ночью вручить Иуде деньги, обещанные за Иисуса, но только неизвестна сумма, как он утверждает.

В результате долгой беседы Афраний оказывается в более выгодном положении:

1) Пилат осудил Иисуса и помиловал Варравана, неоднократно нарушая процедуры римского права (Jus Romanum):

А) он приговорил Иисуса одновременно и к бичеванию, и к распятию, в то время одно наказание должно исключать другое;

Б) отклонил апелляцию, поданную Иродом Антипой, в которой упоминалось о невиновности Иисуса;

В) не выждал паузу в 24 часа между смертным приговором и его исполнением, как было предусмотрено законом Рима.

2) в то время, как Афраний чувствует себя хозяином положения, Пилат продолжает казаться жертвой событий:

А) из-за страха беспорядков, он осудил Иисуса и помиловал Варравана, опасаясь, что приговор вызовет реакцию у евреев;

Б) теперь же боится, что приговор Иисуса спровоцирует беспорядки.

Афраний, который, кажется, и Пилату в том числе, проницательным и искусным человеком, по-видимому, понимает в чем дело, и поэтому демонстрирует мирское спокойствие и безразличие.

Пилат чувствует себя попавшим в сложную ситуацию, т.к. боится беспорядков, которых пытался избежать, заставляя Каифу подтвердить обвинительный приговор против Иисуса и помиловать Варравана.

Теперь же Пилат чувствует себя заложником Каифы, и опасается, что император попросит его – Римского Прокуратора – объяснить серьезные и многочисленныхе нарушения судебных процедур.

Поэтому Пилат обращается к Афранию с двумя просьбами, одна из которых удивительнее другой:

1) спасти Иуду;

2) отказаться от повышения по службе с переездом, чтобы остаться в Иерусалиме и решить проблемы, связанные, в том числе, и с некомпетентностью прокуратора.

Теперь перейдем к стилистическим заключениям: Булгаков заставляет комментировать двух самых могущественных людей Рима о том, что произошло в Иерусалиме спустя всего лишь несколько часов после событий.

Это театральный прием, который используется многими театральными драматургами, начиная с самого главного из них – Уильяма Шекспира, когда повествуется <за кулисами> о фактах для того, чтобы не прерывать театрального действия.

Тогда кто-то спросит меня: « А как же должен был поступить Пилат? Применить закон, sic et simpliciter!

 

В этот блоге опубликованы две статьи «Мастера и Маргариты»: первая (Часть I и II) была посвящена второй главе под названием «Понтий Пилат»:

http://www.ilgrandeinquisitore.it/2015/05/maestroemargheritaprimaparte/

http://www.ilgrandeinquisitore.it/2015/05/maestroemargheritaiiparte/

Вторая статья была посвящена шестнадцатой главе «Смертная казнь»:

http://www.ilgrandeinquisitore.it/2015/07/levimatteoeisicari/

Фильм «Мастер и Маргарита» на русском языке с субтитрами на итальянском. Часть I, остальные части – в последовательности:

https://www.youtube.com/watch?v=xwlu5WzO_0

 

 

Pilato e Giuda (I): Maestro e Margherita luoghi della Passione

Pilato e Giuda (I): Maestro e Margherita luoghi della Passione

 

 

                                            Testo tradotto

…L’oscurità, proveniente dal Mar Mediterraneo, aveva avvolto la città odiata dal procuratore. Erano scomparsi i ponti sospesi, colleganti il  Tempio alla terribile Torre Antonina; un abisso era sceso dal cielo ed aveva avvolto gli dei alati sull’ippodromo;  il Palazzo Asmoneo con le feritoie; il bazar, il caravanserraglio; i vicoli, gli stagni…Era sparita Gerusalemme, la città eccelsa, come se non fosse mai esistita al mondo. L’oscurità, dopo avere inghiottito ogni cosa, aveva portato il terrore a tutti gli esseri viventi in Gerusalemme e dintorni. Una strana nuvola era comparsa da una parte del mare, nel giorno XIV del mese primaverile di Nisan. Con il suo ventre, essa aveva già assalito il Monte Calvo, dove i boia, in tutta fretta, avevano ucciso i condannati a morte, era piombata sul Tempio di Gerusalemme, con un flusso nebbioso era scesa sulla cima del monte, e aveva avvolto la città bassa. Era entrata nelle finestre e aveva spinto verso casa, dalle strade storte, la gente. Non si affrettava a portare umidità, ma portava solo luce. Appena la nebbia e il nuvolone oscuro ebbero prodotto un lampo, in alto, nell’oscurità infernale, dal Tempio si era staccato un grande masso, con una superficie ruvida e luminosa, che scomparve in un attimo. Il Tempio sprofondò in un baratro di oscurità. Il masso rimbalzò alcune volte, poi di nuovo sprofondò, e ogni volta il tonfo era accompagnato da un fragore di catastrofe.
Altri inquietanti scintillamenti, dal buio profondo del  Tempio rimasto in piedi, sulla sommità occidentale del Palazzo di Erode il Grande, e le terribili statue d’oro, prive di occhi, avevano preso il volo verso l’alto, con le mani tese verso il cielo. Ma il fuoco celeste si era di nuovo nascosto, e cupi rombi di tuono strapazzavano nell’oscurità gli idoli d’oro.
Un acquazzone si rovesciò all’improvviso e, dopo il temporale, si trasformò in uragano. Nello stesso luogo, un po’ dopo mezzogiorno, vicino ad una panca di marmo nel giardino, conversavano il Procuratore e il Sommo Sacerdote e (l’uragano) con un colpo come di cannone, spezzò un cipresso; (esso) portò, con gli scrosci d’acqua e con la grandine, ai piedi di una colonna che era sul balcone, rose strappate, una foglia di magnolia, piccoli rami e la sabbia. L’uragano flagellò il giardino.
In quel momento, ai piedi del colonnato, si trovava un uomo solo, e questi era il Procuratore. Al momento, non era seduto sulla poltrona, ma steso su un letto, vicino ad un piccolo tavolo basso, fornito di cibo, e di vino in brocche. Un altro letto, vuoto, era lì, accanto ad un altro tavolo, anch’esso vuoto. Ai piedi del procuratore, giaceva una pozzanghera rossa, come di sangue, frammista ai cocci di una brocca rotta.
Un servo, stranamente, si sentì confuso per una sua (del procuratore) occhiata e si mostrò preoccupato di non farsi colpire. Il procuratore, che era in collera con lui, scagliò la brocca contro il pavimento in mosaico, dicendo: “ Perché non (mi) guardi quando ti avvicini ? Forse hai rubato qualcosa? “. Il viso dell’africano si era fatto grigio, nei suoi occhi comparve un terrore mortale, egli tremò, ma per poco; ruppe anche una seconda brocca, ma l’ira del procuratore inopinatamente svanì, rapidamente come era venuta. L’africano, in un primo momento, si precipitò a raccogliere i frammenti, e far sparire la pozzanghera, ma il procuratore gli afferrò il braccio, e il servo scappò via. Perciò, la pozzanghera era rimasta.
Allora, l’africano, al momento dell’uragano, si nascose vicino ad una nicchia, dove si trovava una statua bianca di donna nuda con testa reclinata, perché temeva di farsi trovare, se chiamato; e contemporaneamente temendo di farsi sfuggire, il momento in cui il procurato l’avrebbe richiamato.    Sdraiato sul letto nella semi-oscurità del temporale, il procuratore si versò del vino in un calice, lo bevve con un lungo sorso, e di tanto in tanto toccava il pane, lo sbriciolava, ne inghiottiva pezzettini. Ogni tanto succhiava delle ostriche, masticava del limone, e tornava a bere.     Non era possibile capire ciò che il procuratore stava mormorando, parlando tra sé e sé, a causa dello scroscio dell’acqua, del rombo dei tuoni che sembravano minacciare il tetto del Palazzo, del ticchettio della grandine, martellante sui gradini del balcone.
E, se l’instabile tremolio della luce del cielo fosse diventato una luce ferma, si sarebbe potuto vedere il viso del procuratore, infiammato dal vino e dalle ultime notti insonni. Il suo sguardo esprimeva impazienza. Il procuratore, mentre si occupava di due rose bianche, affondate nella pozzanghera rossa, girava continuamente il viso verso il giardino, in direzione del pulviscolo di acqua e sabbia, perché stava aspettando qualcuno e lo aspettava con impazienza.
Passò un po’ di tempo, e la coltre d’acqua davanti agli occhi del procuratore cominciò a diradarsi. Come se non ci fosse stato un uragano violento, tutto scemò.
I rami laterali non scricchiolano e non cadevano più. I rombi di tuono e i lampi si verificavano più raramente. Su Gerusalemme non stazionava più la coltre violetta, con un’orlatura bianca, ma una normale nuvola grigia di retroguardia. Il temporale si era spostato sul Mar Morto. Allora, era già possibile ascoltare il rumore della pioggia e quello dell’acqua, che scendeva lungo la grondaia e dal gradino della scala, scala dalla quale il procuratore ogni giorno transitava per la piazza, dove erano pronunciate le sentenze del tribunale. Infine, cominciò a sentirsi anche la fontana, muta fino a quel momento. Il tempo schiarì. Nella coltre grigia che si era diretta a Est, apparvero degli squarci azzurri.
In quel momento, da lontano, prorompendo nel rumore più debole della pioggerella, arrivarono all’orecchio del procuratore deboli suoni di tromba e lo strepito di alcune centinaia di zoccoli. AL sentire ciò, il procuratore si mosse e il suo viso si rianimò: era l’alaria che tornava dal Monte Calvo. A giudicare dal rumore, essa stava transitando nella stessa piazza dove la condanna era stata pronunciata.
Infine, il procuratore sentì sia gli attesissimi passi, sia i colpi sulla scala principale dal piazzale inferiore del giardino, di fronte al balcone. Il procuratore allungò il collo, e i suoi occhi cominciarono a luccicare per la gioia.
Tra i due leoni di marmo, comparve una testa incappucciata, ma subito dopo un uomo completamente bagnato, con il mantello appiccicato al corpo. Era lo stesso uomo che, prima della sentenza, aveva confabulato con il procuratore nella stanza buia del palazzo e che, al momento dell’esecuzione, sedeva sullo sgabello a tre piedi, giocando con un bastoncino.
Senza badare alle pozzanghere, l’uomo incappucciato attraversò il piazzale del giardino, salendo entrò sul pavimento mosaicato del balcone e, sollevando il braccio, disse, in Latino, con voce alta e armoniosa:
“ Salute e gioia al Procuratore”.
“ O dei – esclamò Pilato – ma Lei è bagnato fradicio. Che uragano, vero?  Prego, si avvicini, e si cambi, per favore!”.
L’ospite si tolse il cappuccio, scoprendo la  testa completamente bagnata, con i capelli attaccati alla fronte e, esibendo sul proprio viso rasato un sorriso cortese, si affrettò a rifiutare di cambiarsi, spiegando che la pioggerellina non lo disturbava  affatto.
“ Non se ne parla nemmeno” – rispose Pilato e batté le mani, con ciò invitando i servi in disparte, ordinò loro di prendersi cura dell’ospite, e di fornirgli subito dopo un piatto caldo.
L’ospite del procuratore ebbe bisogno di poco tempo per asciugarsi i capelli, cambiarsi i vestiti, le scarpe, e mettersi in ordine. Subito dopo, comparve sul balcone con sandali asciutti, un mantello militare, asciutto, color porpora, e i capelli in ordine.
Nel frattempo, il sole era tornato su Gerusalemme e, prima di andarsene a tramontare sul Mediterraneo, aveva mandato gli ultimi raggi alla città odiata dal procurata e stava illuminando con una luce dorata i gradini del balcone. La fontana si era risvegliata del tutto e aveva cominciato a cantare con tutta la propria forza; i piccioni erano usciti sulla sabbia, e si erano dati alla pazza gioia, erano volati oltre i rami spezzati, beccavano qualcosa nella sabbia bagnata. La pozzanghera rossa, era scomparsa; spariti i cocci; sul tavolo, la carne esalava vapore. “ Ubbidisco agli ordini del Procuratore” – disse l’ospite, avvicinandosi al tavolo. “ Non dirò niente, finché Lei non si siede e non beve vino” – rispose cortesemente Pilato e indicò in direzione di un altro letto.    L’ospite si distese, e il servo versò nel suo calice un corposo vino rosso. Un altro servo, piegandosi con cautela sulla spalla di Pilato, riempì il calice del procuratore che, con un gesto, allontanò i due servi.
Mentre l’ospite beveva e mangiava, Pilato, sorseggiando il vino, sbirciava gli occhi socchiusi del proprio ospite. L’ospite di Pilato era un uomo di mezza età, con un viso rotondo, aperto e gioviale, e un naso carnoso; i suoi capelli erano di un colore indefinito; in quel momento, asciugandosi, erano diventati chiari; la sua nazionalità era difficile da stabilire. L’essenziale, da come si atteggiava il suo viso, era piuttosto un’espressione bonaria, come si notava dagli occhi. O meglio, non dagli occhi, ma dal modo in cui il forestiero fissava l’interlocutore. Di solito, lo stesso forestiero teneva i piccoli occhi, sotto le palpebre chiuse, in modo molto strano, come se fossero gonfi. Allora, nella fessura degli occhi, comparve una furbizia non malevola. Viene fatto di pensare che l’ospite del procuratore fosse incline all’umorismo.
Però, del tutto eliminando l’emergere di questo umorismo, con lo sbattere (degli occhi), l’ospite del procuratore spalancò le palpebre e guardò all’improvviso, con fissità, il proprio interlocutore, come per scrutare con una rapida occhiata, una qualche macchia sul naso del proprio interlocutore. Il tutto durò solo un attimo; dopo, le sue palpebre diventarono ancora più stretta, e in esse prese a brillare una mente astuta, ma non maligna.
L’ospite non rifiutò neanche il secondo calice di vino; con grande delizia inghiottì alcune ostriche, assaggiò le verdure bollite, assaggiò un pezzo di carne. Mentre si saziava, elogiò il vino: “Vite eccellente, Procuratore. Ma questo, non è il Falerno?”.
“Cecuba di 30 anni” – rispose cortesemente il procuratore.
L’ospite avvicinò una mano al cuore, rifiutò qualcosa (che gli veniva offerta) da mangiare, dicendo di essere sazio.
Allora Pilato riempì il proprio calice, e l’ospite fece altrettanto. Entrambi, continuando a mangiare,  versarono un po’ di vino nella pietanza con la carne, e il procuratore disse, alzando il calice:
“ A noi, a Te, Cesare, padre dei Romani, il più caro e amato tra gli uomini”.
Quindi, finirono di bere il vino, e gli africano tolsero i cibi dalla tavola, e vi lasciarono le brocche.    Con un nuovo cenno, il procuratore allontanò il servo e restò solo con il proprio ospite, ai piedi del colonnato.
“  Allora — cominciò a parlare  a bassa voce Pilato – che cosa si può dell’umore di questa città? “.    Egli involontariamente rivolse lo sguardo dove, dal terrazzo del giardino, in basso, si erano consumati i colonnati, i tetti piatti, gli ultimi raggi indorati.
“ Io ritengo, Procuratore – rispose l’ospite – che l’umore a Gerusalemme sia soddisfacente”. “ Dunque, cosa può scongiurare lo scoppio di tumulti?”.
“ Al mondo, si può essere sicuri – rispose l’ospite, mentre, di tanto in tanto, mandava occhiate amichevoli al procuratore – soltanto di una cosa: della potenza del Grande Cesare”.
“Sì, gli dei gli concedano lunga vita – colse al volo Pilato – e la pace su tutta la Terra – tacque e proseguì – cosa pensa se le truppe, adesso, vengono allontanate?”.
“Io ritengo che la Coorte Fulminata possa andarsene – rispose l’ospite e aggiunse – ma sarebbe bello se, prima di congedarsi, sfilasse per la città”.
“E’ un’ottima idea – approvò il procuratore – dopodomani la lascerò partire. E io stesso partirò e, giuro 12 volte per questo banchetto, giuro per i Lari, e chissà quanto pagherei, per poter partire oggi stesso!”
Fine prima parte

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