Cunto: I due fratelli (II)

Li dui fratielle (seconda parte). : http://www.ilgrandeinquisitore.it/wp-admin/post.php?post=2194&action=edit.(è il link per la prima parte dell’articolo, sempre avente come oggetto la novella “Li di fratielle”.

Cunto: I due fratelli (II): un mondo incantato

Cunto: I due fratelli (II) : un mondo incantato

Riprendiamo con la lunga sequela di proverbi che il padre in punto di morte contina ad ammannire ai due figli, Marcuccio e Parmiero, “i due fratelli” del titolo.

– Contentateve de lo poco: meglio so’ le fave che durano che li confiette che fenisceno; meglio de lo poco gaudere che de l’assai trivolare; chi non pò avere la carne, veva lo vruodo; chi autro non pò, co la mogliere se corca; cot cot autem, arrepezzate comme puoie: chi non po’ avere la porpa s’attacca all’uosso.
– Contentatevi di poco: sono meglio le fave, che durano, che i confetti che finiscono; meglio godere del poco, che tribolare per il molto; chi non può avere la carne, beva il brodo; chi non può fare altrimenti, si corica con la (propria) moglie; quotquot autem (“a quanti però l’hanno accolto” Giovanni, 1:12) arrangiati come puoi; chi non può avere la polpa, si accontenti dell’osso.

 

Cunto : I due fratelli (II): Frontespizio edizione 1788.

Cunto: I due fratelli (II): Frontespizio edizione 1788

– Pratticate sempre co meglio de vui e facitele le spese: dimme con chi vaie ca te dico chello che faie; chi prattica co lo zuoppo ’n capo dell’anno zoppeca; chi dorme co cane non se n’auza senza pulece; a lo tristo dalle la robba toia e lassannello ire, ca la mala compagnia porta l’ommo a la forca.Pensate e po’ facite: ch’è mala cosa chiudere la stalla quanno ne so’ sciute li vuoie; quanno la votte è chiena appila appila, quanno è vacante non hai c’appilare; mazzeca ’mprimmo e po’ gliutte, ca la gatta pe la pressa fece li figlie cecate; chi cammina adaso fa bona iornata. 
– Frequentate sempre gente migliore di voi, e pagane il prezzo: dimmi con chi vai, e ti dirò chi sei; chi va con lo zoppo, impara a zoppicare; chi dorme con un cane, si alza con le pulci; al malvagio dagli la tua roba, perché la cattiva compagnia porta l’uomo alla forca. Pensate, ma dopo fate, perché non si può chiudere la stalla quando i buoi sono scappati; quando la botte è piena, chiudila subito; quando è vuota, non c’è bisogno di chiudere; prima di inghiottire, mastica, perché la gatta frettolosa fa i gattini ciechi; chi va pieno trova u buon giorno (<chi va piano, va sano e va lontano).

 

Cunto: I due fratelli (II): Edizione spagnola

Cunto: I due fratelli (II): Edizione spagnola

– Fuite le costiune e le verrelle, non mettenno lo pede ad ogne preta: ca chi sauta troppo pale se ne ’mpizza quarcuno da dereto; cavallo caucetaro chiù ne leva ca ne dace; chi de graffio fere de cortellaccio more; tanto va la langella a lo puzzo pe fi’ che ’nce lassa la maneca; la forca è fatta pe lo sbentorato.
 Tenetevi alla larga da liti e cause; non inciampate su ogni pietra, perché chi salta troppi pali, finisce che ne prende uno dietro; il cavallo che scalcia, più che darne, ne prende; chi ferisce di punteruolo, muore di spada; tanto va la brocca al pozzo, che ci lascia il manico; la forca è per lo sfortunato.

 

Cunto: Li dui fratielle (II). Marziella (novella settima, giornata IV)

Cunto: Li dui fratielle (II). Marziella (novella settima della IV giornata)

– Non ve facite ’nfomare da la soperbia: ’nce vole autro che mesale ianco a tavola; vasciate ed acconciate; maie fu bona la casa che fece fummo; lo buono archemista passa lo destillato pe cennere, azzò non piglie de fummo, e l’ommo da bene deve passare pe la mammoria c’ha da tornare cennere li penziere superbe pe non restare affommecato da la presonzione.
–   Non fatevi riscaldare dalla superbia: ci vuol ben altro che una tovaglia bianca a tavola; inchinatevi e adattatevi; la casa buona non fa mai fumo; l’alchimista bravo fa passare il distillato tra la cenere, perché non sappia di fumo, perciò l’uomo saggio deve farsi passare per la testa che deve ridurre in cenere i propri pensieri superbi per non rimanere affumicato dalla presunzione.

 

Cunto: I due fratelli (II). Lo mercante. GIornata I; Favola VII

Cunto: I due fratelli (II). Lo mercante – Giornata I; Favola VII

– Non ve pigliate lo penziero de lo Russo: chi se ’mpaccia resta ’mpacciato; è cosa da ciantiello ire mettenno l’assisa a le cetrola e lo sale a le pignate.
– Non preoccupatevi di ciò che pensano gli altri
(lo Russo, detto il <Rosso di Firenze>, fu un condannato alla forca che si lamentò della strada sconnessa che lo faceva sobbalzare sul carro con cui lo stavano conducendo all’esecuzione capitale) : chi si mette in mezzo, resta invischiato; è l’uomo da niente mettere la tassa sui cetrioli e il sale nelle pentole.

 

Cunto: I due fratelli (II). Lo viso- GIornata III; Favola III

Cunto: I due fratelli (II). Lo viso. Giornata III; Favola III

– No ve ’ntricate co segnure e iate chiù priesto a tirare la sciaveca ch’a servire ’n corte: ammore de signure, vino de fiasco, la mattina è buono, la sera è guasto; da li quale non puoi autro avere che bone parole e mela fracete; dove te resceno li servizie sterele, li designe fracete, le speranze sesete; sude senza compassione, curre senza repuoso, duorme senza quiete, cache senza cannela, magne senza sapore.
 Non mischiatevi ai signori e piuttosto andate a tirare le reti, che a servire a corte, perché l’affetto del signore è come il vino di fiasco, che la mattina è buono e la sera è già guasto; da quelli (cioè dai signori) non puoi avere altro che parole buone e mele marce; da loro (i signori) i i lavori sono (giudicati) inutili; i progetti, vani; le speranze, incrinate; sudi senza mercè, corri senza riposo, dormi senza pace, cachi al buio, mangi senza gusto.

 

Cunto: I due fratelli (II). Li sette palommielle. Giornata IV; Favola VIII

Cunto: I due fratelli (II). Li sette palommielle – Giornata IV; Favola VIII

– Guardateve da ricco ’mpezzentuto, da villano resagliuto, da pezzente desperato, da servetore ’meziato, da prencepe ’gnorante, da iodece ’nteressato, da femmena gelosa, da ommo de craie, da esca de corte, da ommo sbano e femmena varvuta, da shiumme quiete, da cimmenere fomose, da male vecino, da figliulo pecciuso e da ommo ’mediuso.
– Tenetevi alla larga dal ricco immiserito, dal cafone rifatto, dal pezzente disperato, dal servitore disonesto, dal principe ignorante, dal giudice venale, dalla femmina gelosa, da chi dice sempre <domani>, dal cortigiano, dall’uomo glabro, e dalla donna barbuta, dai fiumi quieti, dai camini che fanno troppo fumo, dai vicini cattivi, da un figlio capriccioso, e dalla gente invidiosa.
Fine Seconda Parte                                                                                                                                        Continua

Questo Blog ha dedicato un articolo a un’altra novella del Pentamerone, ovvero “Lo Cunto de li Cunti”, di Giambattista Basile :“Lo scarafone, lo sorece e lo grillo”(Terza Giornata; Novella V) che puoi trovare al link: http://www.ilgrandeinquisitore.it/wp-admin/post.php?post=2174&action=edit.

 

 

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