Francesco Guicciardini (Firenze, 6 marzo 1483 – Arcetri, 22 maggio 1540) è stato un avvocato, uomo politico, scrittore, e storico . Mentre frequentava (1498-1505) in Firenze i corsi di Diritto, i suoi compagni di studio, per la sua intelligenza e la sua ambizione, lo soprannominarono “Alcibiade”.
Su Alcibiade, vedi le note biografiche al link :
I) http://www.treccani.it/enciclopedia/alcibiade/). Ecco in sintesi il suo sontuoso “cursus honorum”:
– Sul mandato di Papa Leone X . Link :
II) (http://www.treccani.it/enciclopedia/leone-x-papa/)
è nominato
– Ambasciatore presso il re di Spagna, Ferdinando il Cattolico (1511-1513): qui comincia a scrivere, tra le altre cose, i “Ricordi”;
– Governatore di Modena (1516-1521); – Governatore di Parma (1522-1523):qui respinge, a capo delle truppe locali, l’assedio dei Francesi ; Su questa esperienza di capo militare, scrive (ottobre 1522) la “ Relazione della difesa di Parma”;
– Governatore della Romagna (1524-1525);
– Segretario di Stato di Papa Clemente VII (1526-1527) : link .
III) http://www.treccani.it/enciclopedia/clemente-vii-papa/) . Su suo ordine, promuove e presiede la Lega di Cognac (Francia, Papa, Firenze, Genova e Milano) contro Carlo V.
(Sulla Lega di Cognac, vai al link:
IV) http://www.treccani.it/enciclopedia/lega-di-cognac_(Dizionario-di-Storia)/.
I “Ricordi” (1511-1540) sono una raccolta di considerazioni di vita vissuta, dove Guicciardini si dimostra un assertore della responsabilità individuale: “ …a laudare o riprendere gli uomini s’ha da guardare non la fortuna in che sono, ma come vi si maneggiano dentro..” (C216). Con atteggiamento intransigente, egli dialoga con il singolo, e non con il popolo, e definisce la libertà come “…l’osservanza delle buone legge (sic!) e buoni ordini…” (C106) . Tutte le opere del Guicciardini, compresa quella dei “Ricordi”, furono pubblicate postume. Egli, che fu uno degli uomini politici più influenti al mondo per quasi tre decenni (1511-1537) , scriveva per lasciare memoria di quanto fatto, e mai per un fine letterario o erudito e certo in vita non ebbe molto tempo per occuparsi di questioni editoriali! Pur con il proprio straordinario “cursus honorum”, il Nostro , nelle sue opere, mantiene un profilo basso, e nelle vicende del mondo vede spesso l’azione del caso, o fortuna che capricciosamente spesso determina la Storia. A proposito di Guicciardini, mi viene in mente la famosa legge di H.L. Mencken: “chi sa,fa; chi non sa, insegna”. Ecco, il Nostro, che sapeva fare, non aveva alcun bisogno di insegnare, perché la sua prassi era di per sé un insegnamento.
Per notizie su H.L: Mencken, personaggio straordinario e bizzarro, vai ai link seguenti:
V) http://www.britannica.com/EBchecked/topic/374714/HL-Mencken.
I libri di H.L. Mencken (in inglese) , al link:
VI) http://www.gutenberg.org/ebooks/author/578;
Le citazioni (in inglese) , al link :
VII) https://www.lhup.edu/~dsimanek/mencken.htm.
Per notizie su Guicciardini e su Machiavelli, che fu il suo degno emulo, vai ai link
VIII) http://www.treccani.it/enciclopedia/francesco-guicciardini_(Dizionario-Biografico)/
IX) http://www.treccani.it/enciclopedia/francesco-guicciardini/
X) http://www.treccani.it/machiavelli/
Dai “Ricordi”, presentiamo alcune note di Guicciardini, che danno il senso della sua visione del mondo:
1) Epigrafe di apertura : Se bene lo ozio solo non fa ghiribizzi, pure male si fanno e’ ghiribizzi sanza ozio.
2) B14. Tre cose desidero vedere innanzi alla mia morte; ma dubito, ancora che io vivessi molto, non ne vedere alcuna; uno vivere di repubblica bene ordinato nella cittá nostra, Italia liberata da tutti e’ Barbari, e liberato el mondo dalla tirannide di questi scelerati preti.
SERIE SECONDA:
- Quello che dicono le persone spirituali che chi ha fede conduce cose grandi; e come dice lo Evangelo, chi ha fede può comandare a’ monti ecc., procede perché la fede fa ostinazione. Fede non è altro che credere con opinione ferma, e quasi certezza le cose che non sono ragionevole; o, se sono ragionevole, crederle con piú resoluzione che non persuadono le ragione. Chi adunque ha fede diventa ostinato in quello che crede, e procede al cammino suo intrepido e resoluto, sprezzando le difficultá e pericoli, e mettendosi a sopportare ogni estremitá. Donde nasce che essendo le cose del mondo sottoposte a mille casi e accidenti, può nascere per molti versi nella lunghezza del tempo aiuto insperato a chi ha perseverato nella ostinazione; la quale essendo causata dalla fede, si dice meritamente: chi ha fede ecc. Esemplo a’ dí nostri ne è grandissimo questa ostinazione de’ Fiorentini, che essendosi contro a ogni ragione del mondo messi a aspettare la guerra del papa ed imperadore, sanza speranza di alcuno soccorso di altri, disuniti e con mille difficultá, hanno sostenuto in sulle mura giá sette mesi gli eserciti, e’ quali non si sarebbe creduto che avessino sostenuto sette dí; e condotte le cose in luogo che se vincessino, nessuno piú se ne maraviglierebbe, dove prima da tutti erano giudicati perduti; e questa ostinazione ha causata in gran parte la fede di non potere perire secondo le predizioni di Fra Ieronimo da Ferrara.
- Vedesi per esperienzia che e’ príncipi, ancora che grandi, hanno carestia grandissima di ministri bene qualificati; di questo nessuno si maraviglierá quando e’ príncipi non hanno tanto giudicio che sappino cognoscere gli uomini, o quando sono sí avari che non gli vogliono premiare; ma pare bene da maravigliarsene ne’ principi che mancano di questi dua difetti; perché si vede quanto gli uomini di ogni sorte desiderano servirgli, e quanta comoditá loro abbino di beneficargli. Nondimeno non debbe parere sí maraviglioso a chi considera la cosa in sé piú profondamente; perché uno ministro di uno principe, io parlo di chi ha a servire di cose grande, bisogna che sia di straordinaria sufficienza, e di questi si truovano rarissimi; e oltre a questo è necessario sia di grandissima fede e integritá, e questa è forse piú rara che la prima. In modo che se non facilmente si truovano uomini che abbino alcuna di queste dua parte, quanto piú rari si troveranno quegli che l’abbino dua? Questa difficultá modererebbe assai uno principe prudente, e che non si riducessi a pensare giornalmente a quello che gli bisogna; ma anticipando col pensiere, scegliessi ministri non ancora fatti, e’ quali esperimentando di cosa in cosa e beneficando, si assuefacessino alle faccende e si mettessino nella servitú sua; perché è difficile trovare in uno tratto uomini fatti della qualitá detta di sopra, ma si può bene sperare col tempo di fargli. Vedrassi bene che più copia hanno di ministri e’ principi seculari che e’ papi, quando ne fanno la debita diligenzia; perché piú rispetto s’ha al principe seculare e piú speranza di potere perpetuare nella sua servitú, vivendo lui per lo ordinario piú lungamente che el papa, e succedendogli uno che è quasi el medesimo che lui; e potendo el successore fidarsi facilmente di quegli che sono stati adoperati o cominciati a adoperare dallo antecessore. Aggiugnesi che per essere e’ ministri del principe seculare o sudditi suoi o almeno beneficati di cose che sono nel suo dominio sono necessitati avergli sempre rispetto, o temergli e’ loro ed e’ successori; le quali ragione cessano ne’ pontefici, perché, essendo communemente di brieve vita, non hanno molto tempo a fare uomini nuovi; non concorrono le ragione medesime di potersi fidare di quelli che sono stati apresso allo antecessore; sono e’ ministri uomini di diversi paesi, non dependenti dal pontificato; sono beneficati di cose che sono fuori delle mani del principe e successori; non temono del nuovo pontefice, né hanno speranza di continuare el servizio suo con lui; in modo che è pericolo non siano piú infedeli e manco affezionati al servizio del padrone, che quelli che servono uno principe seculare.
- Se gli uomini fussino discreti o grati abastanza, dovrebbe uno padrone, in ogni occasione che n’ha, beneficare quanto potessi e’ suoi servitori; ma perché la esperienzia mostra, e io l’ho sentito da’ miei servitori in me medesimo, che spesso come sono pieni, o come al padrone manca occasione di potergli trattare bene come ha fatto per el passato, lo piantano, chi pensa al profitto suo debbe procedere con larghezza, intrattenendogli piú con la speranza che con gli effetti; la quale perché gli possa ingannare, è necessario beneficarne talvolta qualcuno largamente, e questo basta; perché è naturale degli uomini, che in loro possa ordinariamente tanto piú la speranza che el timore, che piú gli conforta e intrattiene lo esemplo di uno che veggono beneficato, che non gli spaventa el vedersene innanzi agli occhi molti che non sono stati bene trattati.
Alla fine di questo articolo, mi chiederete : < Perché non hai parlato della teoria del “particulare “, che sarebbe la sintesi del cinismo glaciale di Guicciardini?>. Ebbene, se tu leggi le sue opere, ti renderai conto che questa storia del “particulare” è un’altra delle tante leggende nere create dalle mezze calzette.