Libri e Vita
Il primo capitolo della nostra Rubrica denominata “Libri e Vita” è dedicato a Vasilij Grossman.
Vasilij Semënovič Grossman nasce il 12 dicembre 1905 a Berdičev (Ucraina
– 1920-1922 : La grande carestia e la guerra civile straziano il paese e l’Ucraina in particolare. Durante questo periodo si scatenano forti pogrom anti-ebraici. Grossman a lungo attribuirà al regime sovietico il merito di avere posto termine a queste persecuzioni;
– Si iscrive all’Università Statale «Lomonosov» di Mosca presso la sezione di Chimica della Facoltà di Fisica-Matematica (1923) – Frequenta l’Università senza dedicarsi con assiduità allo studio. Vive dei pochi rubli che suo padre gli manda ogni mese. Con somma preoccupazione dei suoi genitori, perde nel corso degli anni l’interesse alla chimica e alla scienza in generale, mentre cresce in lui la passione per la letteratura e le «questioni sociali» (1924-1929)
– Gli viene diagnosticata un’incipiente tubercolosi (1928) e nel febbraio viene mandato al sanatorio di Sukhumi in Georgia. La diagnosi è errata, ma Grossman la utilizza per abbandonare il Donbass e ritornare a Mosca. Divorzia da Galja.
A Mosca vive presso la cugina Nadja e ottiene un posto come chimico presso la fabbrica di matite Sacco e Vanzetti.
– Il 22 giugno 1941 la Germania nazista invade l’Unione Sovietica. È l’inizio della «Grande guerra patriottica».
Grossman a Mosca s’arruola volontario. Data la sua posizione sociale e la sua professione, viene impiegato come Corrispondente Speciale di guerra per conto del giornale dell’Armata Rossa «Krasnaja Zvezda» (Stella Rossa). Il suo superiore ed editore capo è il generale David Ortenberg. Il 5 agosto viene destinato al fronte centrale. La moglie e i figli sono evacuati a Čistopol’ insieme agli altri parenti dei membri dell’Unione degli scrittori. La madre di Grossman rimane a Berdičev, mentre la figlia ritorna dalla madre Galja, che si è risposata, sfuggendo così alla persecuzione nazista. Berdičev cade in mano ai tedeschi il 7 luglio. Il 14-15 settembre Ekaterina Vasil’evna viene uccisa dalle SS a Berdičev insieme ad altri 20.000 ebrei.
Grossman ebbe il «battesimo del fuoco» a Brjansk, una delle prime città ad essere prese dalla Wehrmacht, poi assistette alla caduta di Orel, e da lì assistette alla graduale disfatta dell’Armata Rossa nel primo anno di guerra.
– Nel 1942, I reportages di Grossman (il primo è del 20 dicembre 1941) sono molto apprezzati. Nella primavera Ortenberg regala a Grossman una licenza premio per finire il romanzo breve Narod bessmerten (Il popolo è immortale), trasposizione in forma letteraria delle sue esperienze belliche. Il romanzo viene pubblicato tra luglio e agosto su «Krasnaja Zvezda» ottenendo un incredibile successo. Dopo la licenza viene è destinato al fronte sud-occidentale e arriva a Stalingrado alla fine di agosto, nel pieno dell’offensiva tedesca comandata da Friedrich Paulus. In settembre comincia il combattimento cittadino.
In ottobre Grossman chiede e ottiene il permesso di attraversare il Volga, raggiungendo i soldati in prima linea, a differenza di molti corrispondenti, dirigenti di partito e commissari, che si fermano al sicuro sulla riva est. Qui Grossman diventa uno scrittore di fama nazionale: i suoi articoli sono letti ovunque e descrivono con profondità l’eroismo dei soldati dell’Armata Rossa, che considerano Grossman come uno di loro. Dai quartieri generali fino all’ultima trincea Grossman può muoversi liberamente, ottenendo così materiale di prima mano del quale nessun altro cronista può godere. A Stalingrado, paradossalmente, Grossman si sente «finalmente libero» di essere se stesso.
A Čistopol’, nel frattempo, per lo scoppio di un proiettile di fronte alla porta del commissariato di leva muore Michail, il figlio maggiore di Ol’ga Michajlovna.
– Grossman lascia Stalingrado il 3 gennaio 1943 , su ordine di Ortenberg. Konstantin Simonov lo sostituisce. Il Feldmaresciallo Paulus firma la resa il 31 gennaio. Grossman è assegnato al 1° fronte ucraino. Il 4 luglio assiste all’immensa battaglia tra carri armati presso Kursk. Nell’avanzata da Kursk a Berdičev Grossman inizia a rendersi conto dell’estensione dello sterminio degli ebrei da parte dei nazisti. Alla fine dell’anno Grossman giunge con l’Armata Rossa a Kiev.
Grossman comincia a partecipare attivamente ai lavori per la stesura del Čërnaja Kniga (Libro nero), un insieme di saggi che devono documentare il massacro nazista degli ebrei nei territori sovietici. Il libro non vedrà mai la luce in Unione Sovietica e Grossman non lo vedrà mai stampato. Grossman inizia la stesura di un romanzo-epopea sulla battaglia di Stalingrado.
– Nel gennaio 1944 si reca a Berdičev dove scopre i tumuli delle fosse comuni nelle quali ci deve essere anche il corpo di sua madre. Da questo momento, la sua ebraicità emergerà sempre di più come problema e come compito. Il suo lavoro di inchiesta sul massacro di Berdičev confluirà nel Libro Nero. In agosto entra con le truppe dell’Armata Rossa a Treblinka, il campo di sterminio che i nazisti avevano già distrutto dopo una rivolta degli internati. Grossman svolge un lavoro di indagine molto accurato, che confluisce nel saggio Treblinskij ad (L’inferno di Treblinka) pubblicato da «Znamja» nel novembre del 1944 (fu poi consegnato ai membri del collegio d’accusa al processo di Norimberga dal procuratore militare sovietico).
Grossman segue le truppe dell’Armata Rossa a Varsavia e poi in territorio tedesco.
– Viene assegnato al quartier generale del Colonnello Generale Berzarin. Il 26 aprile 1945 entra a Berlino. Ai primi di giugno torna a Mosca e si ritira in campagna dove si ferma quasi un anno per riprendersi dall’esaurimento nervoso dovuto alla tensione della guerra. In agosto smette di lavorare per «Krasnaja Zvezda». In autunno viene congedato. Diventa direttore del progetto del Libro nero.
1946 – Dopo la guerra una raccolta di articoli e racconti (scritti tra 1941 e il 1945) viene pubblicata a Mosca con il titolo Gody Voiny (Anni di guerra). I suoi diari dal fronte però non vengono pubblicati. In luglio esce su «Znamja» il testo teatrale Esli verit’ pifagorejcam. Il 14 agosto viene pubblicato il decreto del Comitato Centrale che inizia la campagna contro il «cosmopolitismo», accusa con la quale vengono perseguitati gli ebrei in Unione Sovietica fino alla morte di Stalin. A settembre sulla stampa Grossman viene accusato di «errori ideologici» per la pièce Se si crede ai Pitagorici.
1946–1949 Lavora a tempo pieno alla stesura del romanzo su Stalingrado, che vuole intitolare proprio Stalingrad.
1948 – A gennaio viene assassinato il presidente del Comitato antifascista ebraico Michoels, il Comitato viene sciolto e i suoi componenti arrestati sotto l’accusa di alto tradimento e «nazionalismo ebraico». L’anno precedente il Libro Nero era stato sequestrato mentre era in corso di stampa. Nel 1952 il gruppo dirigente verrà interamente fucilato al termine di un processo segreto, al quale Grossman non è coinvolto.
Escono brani del libro su Stalingrado su «Ogonëk» e «Krasnaja Zvezda».
1949-1952 – Il manoscritto di Stalingrad viene consegnato alla rivista «Novyj mir» nell’agosto del 1949. Da quel momento cominciano per Grossman tre anni di «lotta» per ottenerne la pubblicazione, una lotta combattuta su più fronti: con il comitato di redazione della rivista, con i dirigenti dell’Unione degli scrittori e con gli organi del Partito. Pur con molte contraddizioni, ad appoggiare il romanzo sono soprattutto Aleksandr Fadeev e Aleksandr Tvardovskij. Grossman deve sottostare a tutta una serie di modifiche e del romanzo sono conservate ben 12 varianti.
1952 – Da luglio ad ottobre, in quattro numeri consecutivi (7-10), «Novyj Mir» pubblica finalmente il romanzo. Il titolo originario viene cambiato in Za pravoe delo (Per una giusta causa), tratto da una celebre espressione di Molotov.
Il romanzo ha immediatamente un grande successo e diversi quotidiani ne fanno entusiastici elogi. In ottobre, una riunione dell’Unione degli scrittori, su espressa indicazione di Aleksandr Fadeev, dovrebbe proporre il romanzo per il premio Stalin.
1953 – Grossman sottoscrive una lettera collettiva, insieme ad altri insigni «cittadini ebrei», in cui si chiede di punire i protagonisti del cosiddetto «complotto dei medici ebrei». La lettera doveva essere pubblicata sulla «Pravda» per volere di Stalin. L’improvvisa morte di Stalin mette fine a questa complessa situazione. Il progetto del romanzo-epopea su Stalingrado continua e Grossman si mette subito a lavorare alla seconda parte del libro.
1954 – Per una giusta causa è pubblicato in volume. È un grande successo di pubblico e di critica. Il romanzo viene ripubblicato diverse volte, e comincia per Grossman un periodo molto favorevole. Vengono pubblicate antologie e collezioni delle storie e dei racconti degli anni ’30 e ’40, e viene rieditato più volte anche Stepan Kolčugin.
1956 – Muore suo padre Semën Osipovič. Tra il 1955 e il 1956 mette giù il nucleo della povest’ Vsë tečët… (Tutto scorre…) che racconta il ritorno alla vita quotidiana di un detenuto del Gulag.
1955-1960 – Grossman si dedica interamente alla stesura di Žizn’ i sud’ba (Vita e destino), la prosecuzione di Per una giusta causa. Complice il «disgelo» del nuovo corso politico inaugurato da Nikita Chruščëv e la «destalinizzazione», Grossman nel nuovo libro osa molto, in esso inserisce in forma artistica tutte le sue esperienze e porta alle estreme conseguenze le riflessioni sulla società sovietica.
1960 – Grossman ultima la seconda parte del romanzo-epopea. Decide di pubblicare Vita e destino sulla rivista «Znamja» e non su «Novyj Mir», a causa dei passati dissidi con il comitato di redazione. Brevi frammenti sui principali giornali letterari ne annunciano la prossima pubblicazione.
1961 – Il 5 gennaio 1961 Grossman riceve dalla redazione una lettera nella quale si dice che il romanzo è «inadatto alla stampa» per «motivi ideologico-politici». Grossman risponde con una lettera in cui esprime tutta la sua amarezza.
Il 14 febbraio tre ufficiali del KGB perquisiscono il suo appartamento e sequestrano tutto ciò che si riferisce al manoscritto di Vita e destino, comprese la carta a carbone e le bobine di inchiostro della macchina da scrivere. Vengono prese anche le copie depositate presso il cugino Viktor Šerencis e la dattilografa Anna Salomonovna Bauer, un altro dattilografo amico della figlia Katja e nell’appartamento del Lomonosovskij Prospekt. Anche Grossman viene portato via per accertamenti, ma viene subito rilasciato.
1962 – Il 23 febbraio scrive una lettera al Segretario del PCUS, Nikita Chruščëv per riavere il manoscritto. Come risposta, viene ricevuto a luglio da Michajl Suslov, membro del Presidium del Soviet Supremo e principale ideologo del Partito, che nega definitivamente la pubblicazione.
In questo stesso periodo si dedica al completamento del manoscritto di Tutto scorre…, aggiungendo alla narrazione principale molte pagine di acute e amare riflessioni storiche e politiche, sulla società sovietica, su Lenin e Stalin, e sulla Carestia in Ucraina degli anni Trenta. Grossman non scrive più per la pubblicazione e Tutto scorre… è un’opera scritta «per il cassetto».
1963 – Soffre di continui dolori. In maggio gli viene asportato un rene. Gli viene diagnosticato un tumore.
1964 – Nell’estate del 1964 viene ricoverato nell’ospedale Pervogradskaja sul Leninskij Prospekt. Chiede di essere sepolto nel cimitero ebraico di Vostrjakovo. Muore il 14 settembre di cancro allo stomaco assistito da Ol’ga Michajlovna. Contrariamente al suo volere, le sue ceneri vengono sepolte nel cimitero Troekurovskoe, filiale del cimitero Novodevič’e.
(https://grossmanweb.eu/)
Vasilji Grossman entrò a Treblinka nell’agosto del 1944 con le truppe dell’Armata Rossa. “L’inferno di Treblinka”, da subito considerato una testimonianza diretta dei fatti avvenuti in quel campo di sterminio, fu consegnato ai Membri del Collegio d’Accusa al Processo di Norimberga.
È un libro scritto da Vasilij Grossman, che si trovava a Treblinka in qualità di Corrispondente Speciale dell’Armata Rossa, e che quindi poté vedere e documentare tutto.
Qui di seguito riportiamo alcune delle pagine più significative del libro, che consigliamo ovviamente di leggere ( e rileggere) per intero!
“…Le nuove camere a gas, dieci in tutto, erano simmetriche, disposte sui due lati di un ampio corridoio in cemento. Ognuna, come le tre originarie, aveva due porte: la prima dava sul corridoio e serviva per spingere dentro i vivi: la seconda, parallela alla prima e aperta sul muro opposto, serviva a sgomberare i cadaveri gasati. Dava su un’apposita banchina: ce n’erano due, simmetriche, una su ogni lato dell’edificio. E lungo la panchina passava il binario. In questo modo i cadaveri venivano ammassati, scaricati sui carrelli e portati in enormi fosse che gigantesche ruspe scavavano giorno e notte. Il pavimento delle camere a gas era fortemente inclinato dal corridoio verso la banchina, un espediente che velocizzava le operazioni di sgombero…” (pp.47-48)
“…Arrotondando intenzionalmente le cifre per difetto e con appena due carichi al giorno nelle nuove camere a gas, in una sola giornata a Treblinka finivano uccise diecimila persone circa, trecentomila circa in un mese. Treblinka funzionò ogni giorno per circa tredici mesi, e pur scontando novanta giorni per soste, manutenzione, e mancato arrivo dei treni, restano comunque dieci mesi pieni di lavoro. E se la media mensile era di trecentomila vittime, in dieci mesi Treblinka sterminò tre milioni di persone…” (p.49).
Vasilij Grossman:” L’Inferno di Treblinka”.
Un libro memorabile!