Dante è con noi (I)
Dante Alighieri (Firenze, 1265-Ravenna, 1321). Sette secoli fa, moriva in esilio il più grande poeta italiano, e uno dei più grandi (con Omero e Shakespeare) di ogni epoca e Paese. Primo di una serie di Articoli dedicati a Dante, questo tratta del νόστος (nόstos), che significa=ritorno a casa; e in senso lato: nostalgia della casa.
Νόστος
Abbiamo scelto due poesie di Dante; una di Guido Cavalcanti (Firenze:1258-1300); una di Emily Dickinson (Amherst-MA: 1830-1886), e una di Konstantinos P. Kavafis (Κωνσταντίνος Π. Καβάφης) (Alessandria d’Egitto: 1863-1933)
- I) Dante
Rime della Vita Nuova
Ne li occhi porta la mia donna Amore,
per che si fa gentil ciò ch’ella mira;
ov’ella passa, ogn’om ver lei si gira,
e cui saluta fa tremar lo core,
sì che, bassando il viso, tutto smore,
e d’ogni suo difetto allor sospira:
fugge dinanzi a lei superbia ed ira.
Aiutatemi, donne, farle onore.
Ogne dolcezza, ogne pensero umile
nasce nel core a chi parlar la sente,
ond’è laudato chi prima la vide.
Quel ch’ella par quando un poco sorride,
non si pò dicer né tenere a mente,
sì è novo miracolo e gentile.
[Vita Nuova XXI 2-4]
- II) GUIDO CAVALCANTI A DANTE
I’ vegno il giorno a te infinite volte
e trovoti pensar troppo vilmente:
molto mi dol de la gentil tua mente
e d’assai tue vertù che ti son tolte.
Solevanti spiacer persone molte,
tuttor fuggivi l’annoiosa gente;
di me parlavi sì coralmente,
che tutte le tue rime avie ricolte.
Or non ardisco per la vil tua vita
far mostramento che tuo dir mi piaccia,
né in guisa vegno a te che tu mi veggi.
Se ’l presente sonetto spesso leggi,
lo spirito noioso che t’incaccia
si partirà da l’anima invilita.
III) DANTE A GUIDO CAVALCANTI
Guido, i’ vorrei che tu e Lapo ed io
fossimo presi per incantamento
e messi in un vasel, ch’ad ogni vento
per mare andasse al voler vostro e mio;
sì che fortuna od altro tempo rio
non ci potesse dare impedimento,
anzi, vivendo sempre in un talento,
di stare insieme crescesse ’l disio.
E monna Vanna e monna Lagia poi
con quella ch’è sul numer de le trenta
con noi ponesse il buono incantatore:
e quivi ragionar sempre d’amore,
e ciascuna di lor fosse contenta,
sì come i’ credo che saremmo noi.
The Poems of
IV) Emily Dickinson
XXVII
I’M nobody! Who are you?
Are you nobody, too?
Then there ’s a pair of us—don’t tell!
They ’d banish us, you know.
How dreary to be somebody!
How public, like a frog
To tell your name the livelong day
To an admiring bog!
(Sono nessuno. Chi sei tu?
Sei nessuno, anche tu?
Allora siamo in due- Non mi dire!
Siamo stati banditi, lo sai.
Com’è triste, essere qualcuno!
Com’è ordinario, come una rana
Ripetere il tuo nome tutto il giorno
A una palude in estasi!)
(Nostra traduzione)
V) Konstantinos Kavafis
Itaca
Quando parti alla volta di Itaca
augurati che il tragitto sia lungo,
pieno di avventure, pieno di sapere.
I Lestrigoni e i Ciclopi,
l’adirato Poseidone non temere,
mai li incontrerai sulla tua strada
se il tuo giudizio rimane elevato, se un’emozione
squisita ti sfiora il corpo e lo spirito.
I Lestrigoni e i Ciclopi,
l’ostile Poseidone non li incontrerai
se non li rechi dentro te nell’anima,
se la tua anima non li erge innanzi a te.
Augurati che il tragitto sia lungo.
Tanti siano i mattini d’estate in cui
con grande gioia e immensa delizia
entrerai in approdi mai visti prima;
fermati negli empori dei fenici
e procurati bella mercanzia,
madreperla e corallo, ambra ed ebano,
e aromi sensuali d’ogni sorta,
quanto più copiosi aromi sensuali,
vai in molte città egiziane
e impara più che puoi dai savi.
Itaca devi avere sempre in mente.
Giungervi è la tua meta.
Ma non affrettare mai il viaggio.
Meglio se dura tanti anni
e vecchio ormai ormeggi nell’isola,
ricco di quanto hai guadagnato strada facendo,
senza aspettarti che Itaca ti dia ricchezze.
Itaca ti ha dato il bel viaggio.
Senza di lei non saresti partito.
Nient’altro ha da offrirti.
E se anche la trovi spoglia, Itaca non t’ha ingannato.
Saggio come sei diventato, con così tante esperienze
avrai già capito quanto vale un’Itaca.
[1911]
- VI) Perché Dante morì in esilio?
Nella Firenze del tempo, ci fu una contesa accesissima tra la fazione favorevole al Papa (Guelfi), e quella favorevole all’Imperatore del Sacro Romano Impero (Ghibellini). I Guelfi si scissero a loro volta in “Bianchi” (a cui aderì Dante), favorevoli al Papa (anche a Benedetto Caetani: Bonifacio VIII), e “Neri”, che erano per una qualche autonomia dalle trame di Papa Caetani. Col ritorno dei Neri a Firenze, favorito da Bonifacio, Dante fu condannato all’esilio perpetuo.VII). Giovanni Boccaccio (Certaldo o Firenze,1313 – Certaldo,1375)
”Trattatello in laude di Dante”
1) “…non senza grandissima afflizione d’animo possiamo vedere li malvagi e perversi uomini a’ luoghi eccelsi e a’ sommi oficii e guiderdoni elevare, e li buoni scacciare, deprimere e abbassare…”2) “…E scriverò in istilo assai umile e leggiero, pero che più alto nol mi presta lo ‘ngegno, e nel nostro fiorentino idioma, acciò che da quello, che egli usò nella maggior parte delle sue opere, non discordi, quelle cose le quali esso di sé onestamente tacette: cioè la nobiltà della sua origine, la vita, gli studi, i costumi; raccogliendo appresso in uno l’opere da lui fatte, nelle quali esso sé sì chiaro ha renduto a’ futuri, che forse non meno tenebre che splendore gli daranno le lettere mie, come che ciò non sia di mio intendimento né di volere; contento sempre, e in questo e in ciascun’altra cosa, da ciascun più savio, là dove io difettuosamente parlassi, essere corretto…3) “…E di tanti e sì fatti studii non ingiustamente meritò altissimi titoli: perciò che alcuni il chiamarono sempre “poeta”, altri “filosofo”, e molti “teologo”, mentre visse…”
4) “…Egli, usato di vegghiare ne’ santi studii, quante volte a grado gli era, con gl’imperadori, co’ re e con qualunque altri altissimi prencipi ragionava; disputava co’ filosofi, e co’ piacevolissimi poeti si dilettava; e l’altrui angosce ascoltando, mitigava le sue…”
Fine Prima Parte
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