Verità e Tempo (I)
Tempora mutant et nos mutamos in illis. Limitazioni agli spostamenti a causa della pandemia hanno riguardato tutti, in questi mesi, e dunque anche il famoso “Bar dei Filosofi”. Noi affezionati avventori di questo bar abbiamo modificato, pertanto, le nostre abitudini e, quando non è consentito diversamente, ci incontriamo sulla piattaforma digitale (una delle molte, e ottime, disponibili). Seguiamo inoltre con zelo ogni comunicazione al riguardo, e andiamo al bar, quando è consentito, o prendiamo solo un caffè da asporto.
La fantasia non manca: il Professorone si era preso l’impegno di “studiare l’attendibilità dei media nell’informare su ciò che accade in giro per il mondo”. Per farlo, si è messo ad esaminare le 100 notizie più importanti degli ultimi 6 mesi, e ha controllato quelle che sono state confermate dai fatti. Divertente è stato il suo commento in chat:
“ Delle 100 notizie esaminate, risulta confermata solo quella relativa alla partenza dall’Inghilterra del Principe Harry e della sua giovane sposa americana”.
Un po’ poco, per i profeti dell’informazione, dell’infoitment, e dell’informazione pedagogica da “Empire du Bien” (Philippe Muray).
A sua volta, Schopenauer, Professore di Storia e Filosofia in un Liceo Classico, è andato a riguardare ciò che scriveva Tucidide più di 2.400 anni fa su quella famigerata epidemia di peste:
II-47.“Così si celebrarono le esequie in questo inverno con cui si concludeva il primo anno di guerra. All’apparire dell’estate, Peloponnesi e alleati con un corpo di spedizione pari a due terzi delle milizie, come l’anno precedente, irruppero nell’Attica (li dirigeva Archidamo, figlio di Zeussidamo, re di Sparta), vi si istallarono e si davano a devastarne il territorio. Si trovavano in Attica da non molti giorni, quando prese a serpeggiare in Atene l’epidemia: anche in precedenti circostanze s’era diffusa la voce, ora qui ora là, che l’epidemia fosse esplosa, a Lemno, per esempio, e in altre località. Ma nessuna tradizione serba memoria, in nessun luogo, di un così selvaggio male e di una messe tanto ampia di morti. I medici nulla potevano, per fronteggiare questo morbo ignoto, che tentavano di curare per la prima volta. Ne erano anzi le vittime più frequenti, poiché con maggiore facilità si trovavano esposti ai contatti con i malati. Ogni altra scienza o arte umana non poteva lottare contro il contagio. Le suppliche rivolte agli altari, il ricorso agli oracoli e ad altri simili rimedi riuscirono completamente inefficaci: desistettero infine da ogni tentativo e giacquero, soverchiati dal male (http://www.ilgrandeinquisitore.it/wp-admin/post.php?post=3499&action=edit).
Dunque, già ai tempi di Tucidide e della “Guerra del Peloponneso”, i Medici furono tra le prime vittime di un’epidemia.
La moglie del Professorone, Docente di Letteratura Inglese, ci ha proposto di esaminare la tragedia “Amleto” e, in questa, la vicenda del Principe di Danimarca e di Rosencranz e Guildenstern, suoi amici d’infanzia, convocati dal Re Claudio, al Castello di Elsinore, per una “missione” concernente Amleto. La missione, in realtà, è un complotto per assassinare Amleto. Ma di ciò, al prossimo Articolo.
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