Influenza, Epidemia, Pandemia (V)

                        Influenza, Epidemia, Pandemia (V)

Influenza, Epidemia, Pandemia: Quinto e Ultimo capitolo dedicato alla “Grande Influenza: 1918-1920” detta impropriamente “Spagnola”. Per leggere gli altri capitoli, si può andare al Primo Capitolo, al seguente link:
 http://www.ilgrandeinquisitore.it/2020/05/influenza-epidemia-pandemia-1/, e da questo andare ai successivi.

Camp Jackson South Carolina

Camp Jackson South Carolina

Dopo la “Grande Influenza” o “Spagnola”, gli Studiosi studiarono gli scenari futuri, e  furono concordi nel prevedere che un’altra, o altre, pandemie influenzali si sarebbero certamente verificate, per fatti biologici naturali, o come risultato di guerre asimmetriche, cioè di guerre batteriologiche. Nel libro più volte citato, J.M. Barry prevede fino a 400.000 morti negli USA, in caso di nuova (rispetto alla “Grande Influenza”) pandemia da coronavirus (op.cit.; p. 452)

 Hannah Arendt_and_McCarthy

Hannah Arendt_and_McCarthy

I) Ultime fasi della Pandemia
“… L’epidemia non solo provocò  600.00 morti…ma lasciò una scia di disperazione e altre sequele a carico di migliaia di persone…in ogni parte degli Stati Uniti e in ogni classe sociale …Mesi dopo essere guarito dalla malattia, il poeta Robert Lee Frost (26/03/1874-29/01/1963) così scriveva:<…quali ossa si strofinano così male dentro di te che sei diventato uno scheletro…? …Ancora non so se sono o non sono abbastanza forte da scrivere una semplice lettera…> (op.cit.; p. 392)…
… Negli anni immediatamente successivi…in Occidente comparve una malattia conosciuta come <encefalite letargica> di cui non si è mai esclusa una connessione con la pandemia della “Grande Influenza” …
…Mary McCarthy (21/06/1912-25/10/1989) salì sul treno a Seattle il 30 Ottobre 1918 con tre fratelli e sorelle, uno zia con lo zio, e i genitori. Arrivarono a Minneapolis 3 giorni dopo, tutti malati (8 persone!) …Tutti gli ospedali erano pieni, così tutti andarono a casa dei nonni…i due zii guarirono, ma i genitori morirono a distanza di alcuni giorni …In “Memories of a Catholic Girlhood” la scrittrice neanche accennò all’epidemia… “ (op. cit.; p.394).

 Mary_Therese_McCarth

Mary_Therese_McCarth

“…Katherine Anne Porter (15/5/1890-18/9/1980) si ammalò così gravemente che fu preparato il suo necrologio. Guarì, mentre il suo fidanzato morì per la “Spagnola”. Alcuni anni dopo, pubblicò un racconto ossessionante sulla malattia e su quel periodo: ”Pale Horse,  Pale Rider”, considerato uno dei migliori-e uno dei pochi-documenti su come era la vita al tempo della pandemia. Lei allora viveva a Denver, una città che-paragonata a quelle dell’Est, fu colpita in modo lieve.

Casa di Katherine Anne Porter (2009)

Casa di Katherine Anne Porter (2009)

Tuttavia, la relativa mancanza di impatto che il morbo lasciò in campo letterario non deve sorprendere, perché era già avvenuto con le epidemie/pandemie del passato. Uno Studioso della Letteratura Medievale scrive:< Mentre ci sono pochi racconti vividi e terrificanti, è davvero sorprendente come poco sia stato scritto sulla peste bubbonica. A parte quel poco che è stato scritto sull’argomento, quasi niente fu pubblicato negli anni successivi…>.
Quando i Nazisti presero il potere nel 1933, Christopher Isherwood scrisse a proposito di Berlino:< Tutta la città giace vinta da un’epidemia di una paura muta e diffusiva. Io avverto questa paura, come fosse l’influenza, nelle mie ossa> (op. cit.; p. 394).
Negli Stati Uniti, morì circa lo 0,65% della popolazione, con la mortalità tra i giovani di quasi il doppio. Tra i Paesi sviluppati, l’Italia soffrì di più, con una mortalità di circa l’1%. L’Unione Sovietica probabilmente soffrì ancora di più, ma non abbiamo cifre precise a disposizione.
Il virus sconvolse particolarmente i Paesi meno sviluppati: in Messico la  mortalità fu fra il 2,3% e il 4%, con mortalità giovanile intorno al 9% (op. cit.; p. 398)
Prima di concludere l’esame della “Grande Influenza”, bisogna rispondere al seguente quesito: in caso di una di un’ulteriore epidemia, cosa abbiamo imparato da quella del 1918-1919, e come possiamo applicare questi insegnamenti nel caso emergesse un nuovo agente patogeno, sia esso derivante da un atto di guerra batteriologica o da una minaccia naturale …La risposta a questa domanda-la possibilità di una nuova pandemia- non è rassicurante. Tutti gli Studiosi concordano sul fatto che il virus dell’influenza ha una tale capacità di mutazione, per cui la nostra risposta è semplice: un’altra pandemia non solo può avvenire, ma certamente avverrà (op. cit.; p. 449)… Per cui, pur con tutti i progressi fatti dalla Medicina dal 1918, il CDC (Center for Disease Control and Prevention) in Atlanta prevede che-in caso di una nuova pandemia-ci saranno tra i 75.000 e i 422.000 morti…” (op. cit.; p. 452)

 Spence's_Point,_John_Dos_Passos_Farm,_(Westmoreland_County,_Virginia

Spence’s_Point,_John_Dos_Passos_Farm,_(Westmoreland_County,_Virginia


II) Giovanni Boccaccio:” Decameron”
(Introduzione alla Prima Giornata (V e Ultima Parte);
“ …Alla gran moltitudine de’ corpi mostrata, che a ogni chiesa ogni dì e quasi ogn’ora concorreva portata, non bastando la terra sacra alle sepolture, e massimamente volendo dare a ciascun luogo proprio secondo l’antico costume, si facevano per gli cimiterii delle chiese, poi che ogni parte era piena, fosse grandissime nelle quali a centinaia si mettevano i sopravegnenti: e in quelle stivati, come si mettono le mercatantie nelle navi a suolo a suolo, con poca terra si ricoprieno infino a tanto che la fossa al sommo si pervenia. E acciò che dietro a ogni particularità le nostre passate miserie per la città avvenute più ricercando non vada, dico che, così inimico tempo correndo per quella, non per ciò meno d’ alcuna cosa risparmiò il circustante contado, nel quale, (lasciando star le castella, che erano nella loro piccolezza alla città) per le sparte ville e per li campi i lavoratori miseri e poveri e le loro famiglie, senza alcuna fatica di medico o aiuto di servidore, per le vie e per li loro colti e per le case, di dì e di notte indifferentemente, non come uomini ma quasi come bestie morieno. Per la qual cosa essi, così nelli loro costumi come i cittadini divenuti lascivi, di niuna lor cosa o faccenda curavano; anzi tutti, quasi quel giorno nel quale si vede va degli uomini che morivano, che ora si curerebbe di capre; per che assai manifestamente apparve che quello che il naturale corso delle cose non avea potuto con piccoli e radi danni a’ savi mostrare doversi con pazienza passare, la grandezza de’ mali eziandio i semplici far di ciò scorti e non curanti. Alla gran moltitudine de’ corpi mostrata, che a ogni chiesa ogni dì e quasi ogn’ora concorreva portata, non bastando la terra sacra alle sepolture, e massimamente volendo dare a ciascun luogo proprio secondo l’antico costume, si facevano per gli cimiterii delle chiese, poi che ogni parte era piena, fosse grandissime nelle quali a centinaia si mettevano i sopravegnenti: e in quelle stivati, come si mettono le mercatantie nelle navi a suolo a suolo, con poca terra si ricoprieno infino a tanto che la fossa al sommo si pervenia. E acciò che dietro a ogni particularità le nostre passate miserie per la città avvenute più ricercando non vada, dico che, così inimico tempo correndo per quella, non per ciò meno d’ alcuna cosa risparmiò il circustante contado, nel quale, (lasciando star le castella, che erano nella loro piccolezza alla città) per le sparte ville e per li campi i lavoratori miseri e poveri e le loro famiglie, senza alcuna fatica di medico o aiuto di servidore, per le vie e per li loro colti e per le case, di dì e di notte indifferentemente, non come uomini ma quasi come bestie morieno. Per la qual cosa essi, così nelli loro costumi come i cittadini divenuti lascivi, di niuna lor cosa o faccenda curavano; anzi tutti, quasi quel giorno nel quale si vede vano esser venuti la morte aspettassero, non d’aiutare i futuri frutti delle bestie e delle terre e delle loro passate fatiche, ma di consumare quegli che si trovavano presenti si sforzavano con ogni ingegno. Per che adivenne i buoi, gli asini, le pecore, le capre, i porci, i polli e i cani medesimi fedelissimi agli uomini, fuori delle proprie case cacciati, per li campi (dove ancora le biade abbandonate erano, senza essere, non che raccolte ma pur segate) come meglio piaceva loro se n’andavano. E molti, quasi come razionali, poi che pasciuti erano bene il giorno, la notte alle lor case senza alcuno correggimento di pastore si tornavano satolli.

 Manhattan Transfer John Dos Passos- Capolavoro di John Dos Passos

Manhattan Transfer John Dos Passos- Capolavoro di John Dos Passos

Che più si può dire (lasciando stare il contado e alla città ritornando) se non che tanta e tal fu la crudeltà del cielo, e forse in parte quella degli uomini, che infra ‘l marzo e il prossimo luglio vegnente, tra per la forza della pestifera infermità e per l’esser molti infermi mal serviti o abbandonati né lor bisogni per la paura ch’aveono i sani, oltre a centomilia creature umane si crede per certo dentro alle mura della città di Firenze essere stati di vita tolti, che forse, anzi l’accidente mortifero, non si saria estimato tanti avervene dentro avuti? O quanti gran palagi, quante belle case, quanti nobili abituri per adietro di famiglie pieni, di signori e di donne, infino al menomo fante rimaser voti! O quante memorabili schiatte, quante ampissime eredità, quante famose ricchezze si videro senza successor debito rimanere! Quanti valorosi uomini, quante belle donne, quanti leggiadri giovani, li quali non che altri, ma Galieno, Ipocrate o Esculapio  vano esser venuti la morte aspettassero, non d’aiutare i futuri frutti delle bestie e delle terre e delle loro passate fatiche, ma di consumare quegli che si trovavano presenti si sforzavano con ogni ingegno. Per che adivenne i buoi, gli asini, le pecore, le capre, i porci, i polli e i cani medesimi fedelissimi agli uomini, fuori delle proprie case cacciati, per li campi (dove ancora le biade abbandonate erano, senza essere, non che raccolte ma pur segate) come meglio piaceva loro se n’andavano. E molti, quasi come razionali, poi che pasciuti erano bene il giorno, la notte alle lor case senza alcuno correggimento di pastore si tornavano satolli. Che più si può dire (lasciando stare il contado e alla città ritornando) se non che tanta e tal fu la crudeltà del cielo, e forse in parte quella degli uomini, che infra ‘l marzo e il prossimo luglio vegnente, tra per la forza della pestifera infermità e per l’esser molti infermi mal serviti o abbandonati né lor bisogni per la paura ch’aveono i sani, oltre a centomilia creature umane si crede per certo dentro alle mura della città di Firenze essere stati di vita tolti, che forse, anzi l’accidente mortifero, non si saria estimato tanti avervene dentro avuti? O quanti gran palagi, quante belle case, quanti nobili abituri per adietro di famiglie pieni, di signori e di donne, infino al menomo fante rimaser voti! O quante memorabili schiatte, quante ampissime ..” eredità, quante famose ricchezze si videro senza successor debito rimanere! Quanti valorosi uomini, quante belle donne, quanti leggiadri giovani, li quali non che altri, ma Galieno, Ipocrate o Esculapio  avrieno giudicati sanissimi, la mattina desinarono co’ lor parenti, compagni e amici, che poi la sera vegnente appresso nell’altro mondo cenaron con li lor passati!”

Camp Funston Kansas, 1918 Reparto di Emergenza

Camp Funston Kansas, 1918 Reparto di Emergenza

Fine


 

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