Influenza, Epidemia, Pandemia (II)
Seconda Parte dell’Articolo: ”Influenza, Epidemia, Pandemia”. Per leggere la I Parte, si può andare al link seguente http://www.ilgrandeinquisitore.it/2020/05/influenza-epidemia-pandemia-1/.
La “Spagnola” è stata la più nefasta pandemia della Storia dell’Umanità, con 50-100 milioni di morti, su una popolazione mondiale allora di circa 1 miliardo e 700 milioni di persone. Per avere un’idea comparativa, la mortalità totale comprendente cioè vittime militari e civili della Prima Guerra Mondiale viene valutata tra i 15 e 17 milioni di persone. Sono cifre indicative, ovviamente, perché le fonti forniscono valutazioni e numeri diversi, sia per la pandemia, che per la IGM.
La “Grande Influenza” colpì anche molti personaggi famosi, e qui di seguito illustreremo di come tutto ciò cambiò, anche per questa ragione, il Corso della Storia. Ma come si trasmetteva?
1) “…Per inalazione…quando il virus ristagna nell’aria…può infettare …dopo che è stato esalato… l’umidità dell’aria ne abbrevia la persistenza nell’ambiente…la malattia dilaga negli assembramenti…si può trasmettere per via aerea, ma anche per contatto mano-bocca e mano-naso…Il virus può restare vitale su oggetti solidi fino a 2 giorni…Solo l’isolamento e la quarantena potevano bloccare la diffusione del virus…ma (all’epoca) nessuno aveva il potere di decretare queste misure di confinamento sociale…Gli Studiosi cominciarono subito a rendersi conto di non potere nulla nei casi gravi, quelli cioè che esordivano con polmonite e ARDS (Acute Respiratory Distress Syndrome), e che di scarsa utilità era anche la somministrazione dell’Ossigeno…” (J.M.Barry:”The Great Influenza”. Viking, 2004; pp.256-257);
2) Franz Kafka raccontò d’aver contratto la malattia-“La Grande Influenza” o “Spagnola”- «da suddito della monarchia asburgica» e d’esserne poi riemerso «da cittadino della democrazia ceca» (considerò l’accaduto «un po’ comico»). Diagnosi di TBC: 1917 (latte non pasteurizzato); Spagnola: 1918.
L’immagine che di Kafka consegnano le sue opere è quella di una persona immersa in un mondo minaccioso e incomprensibile, “kafkiano” appunto. Questo Blog ha pubblicato alcuni Articoli dedicati a Kafka, per consultare i quali si può andare ai link seguenti :
I)“Eine kaiserliche Botschaft” (“Un messaggio dell’Imperatore”): http://www.ilgrandeinquisitore.it/2020/04/franz-kafka/;
II) “Der Landarzt”:
1) Primo Articolo – http://www.ilgrandeinquisitore.it/2020/05/franz-kafka-ii/;
2) Secondo e Ultimo Articolo http://www.ilgrandeinquisitore.it/2020/05/3546/
Il Nostro, invece, prima della malattia era un giovane ricco di Praga, di lingua tedesca, appartenente alla classe sociale superiore. Era un gaudente, ed economicamente molto solido: alto funzionario delle “Assicurazioni Generali”, ancora oggi operativa, e sempre con sede in Trieste.
Anche la modalità con cui contrasse la TBC non ha a che fare con ristrettezze economiche e vita di sacrifici, come avveniva all’epoca, ma a latte (bovino o caprino) contaminato da Mycobacterium bovis oppure Mycobacterium caprae, non pasteurizzato.
Kafka sopravvisse alla “Spagnola”, e ne parlò con l’elegante distacco di cui alla citazione
precedente.
3) Jakov Michajlovič Sverdlov (in russo: Я́ков Миха́йлович Свердло́в?; Nižnij Novgorod, 3 giugno 1885 – Mosca, 16 marzo 1919) è stato un politico sovietico. Morì di “Spagnola” nel 1919. È ritenuto uno degli uomini più importanti del Gruppo Bolscevico, e forse l’uomo più importante dopo Lenin. Secondo alcuni Storici, Sverdlov era destinato a succedere a Lenin, il che fa capire come la pandemia abbia cambiato anche la Storia della Russia, che il 30 dicembre 1922 sarebbe diventata Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS).
4)“…Harvey Cushing, allievo di Halsted…soldato in Francia… l’8 ottobre 1918 scrisse in diario: <È accaduto qualcosa alle mie gambe perché ondeggio come se avessi la tabe dorsale (manifestazione neurodegenerativa della sifilide), ma è una conseguenza dell’influenza (spagnola)> …Dopo 3 settimane a letto…. Egli annotava: <È davvero strano…la malattia progredisce…con perdita di massa muscolare … È come se avessi incontrata (la malattia ) in un sogno …Le mie mani si comportano come se fossero i miei piedi…per cui radermi e …anche abbottonarmi è diventato faticoso…>” (op.cit. p.233).
Cushing nacque l’8 aprile 1869 a Cleveland (Ohio) da Henry Kirke Cushing e Betsey Williams, ultimo di 10 figli, e quarta generazione di Medici in famiglia. Si laureò in Arte alla Yale University nel 1891, e quindi-come il padre e un fratello-in Medicina alla Harvard Medical School nel 1895. Interno al Massachusetts General Hospital, insieme al Collega Ernest Amory Codman, mise a punto un nuovo programma per la registrazione della temperatura del Paziente, anestetizzato per intervento chirurgico.
Nel 1896, egli passò al “Johns Hopkins Hospital, sotto la Direzione di William Stewart Halsted, pioniere-tra le altre cose- degli interventi di mastectomia semplice e di mastectomia allargata, per cancro mammario, interventi eseguiti fino agli anni 70 del secolo scorso. Nello stesso ospedale, Cushing incontrò e collaborò con William Osler, definito “il più grande diagnosta di tutti i tempi”, per aver introdotto gli Studenti di Medicina all’osservazione diretta del malato in corsia.
Harvey Cushing fu un pioniere della Neurochirurgia, e-a carriera avanzata-lo divenne delle Endocrinologia, descrivendo la sindrome causato da un tumore ipofisario, che provoca iperproduzione di ACTH e-come conseguenza-del cortisolo circolante: Sindrome di Cushing, detta anche della “Moon face” (Facies Lunaris) per una peculiare trasformazione del viso dei malati.
Dal 1900 al 1901, Cushing viaggiò in Europa, per incontrarvi i chirurghi più importanti. A Pavia, acquistò uno sfigmomanometro, che era stato da poco modificato da Scipione Riva-Rocci, con l’aggiunta di un bracciale pneumatico. Cushing portò con sé lo sfigmomanometro alla Johns Hopkins, e cominciò ad usarlo durante gli interventi chirurgici come monitoraggio supplementare del Paziente sotto anestesia.
Dal 1910, il Nostro aveva accettato un incarico di Direttore della Chirurgia al Peter Bent Brigham Hospital di Harvard. In questo periodo, cominciò ad interessarsi al sistema nervoso e alla chirurgia del cervello.
All’epoca, il sanguinamento intra-operatorio era il problema maggiore della chirurgia del cervello, e la mortalità operatoria-anche con i Chirurghi più validi- era del 50%. Cushing mise a punto una sutura con filo un filo d’argento. Egli era un chirurgo zelante e meticoloso e riuscì all’epoca a stabilire una prognosi sulla base delle proprie osservazioni sul tavolo operatorio, in un periodo in cui non c’erano ancora i Raggi X ! Con la propria perizia, abbassò da 50% a 10% la mortalità operatoria per gli interventi sul cervello.
5) Margherita Kaiser Parodi, (Margherita Orlando) nota anche come la crocerossina di Redipuglia (Roma, 16 maggio 1897 – Trieste, 1º dicembre 1918), è stata un’infermiera italiana che prestò servizio durante la prima guerra mondiale nel corpo delle infermiere volontarie della Croce Rossa Italiana sul fronte friulano.
Decorata con la medaglia di bronzo al valor militare, è l’unica donna sepolta nel sacrario militare di Redipuglia eretto per commemorare i caduti italiani della Grande Guerra…. Finita la guerra, continuò il suo lavoro di assistenza ai soldati feriti e malati a Trieste, dove morì di febbre spagnola a soli 21 anni.
Venne inizialmente sepolta al Cimitero degli Invitti della Terza Armata sul Colle di Sant’Elena, con una lapide in cui era riportato un epitaffio di Giannino Antona Traversi:
A noi, tra bende, fosti di Carità l’Ancella, | |
Morte fra noi ti colse. Resta con noi sorella. |
In seguito le sue spoglie furono traslate nel nuovo Sacrario Militare di Redipuglia e collocate simbolicamente dietro una grande lapide, più grande di quella degli altri caduti, posta al centro del primo gradone monumentale e dietro alla tomba del Duca d’Aosta, Comandante della Terza Armata.
6) „Il meraviglioso mondo di Disney” non fu così magico quando Walt fu colpito dalla “Spagnola”: durante la IGM. Diciassettenne, Walt Disney, in un impeto patriottico, o forse in cerca di avventure con un amico, si propose ripetutamente come volontario. Il suo amico essendo stato respinto dalla Marina, e poiché entrambi volevano partire per l’Europa, nel settembre 1918 si arruolarono nel Servizio di Ambulanze della Croce Rossa, e furono assegnati a un Centro di Addestramento a sud di Chicago. Disney contrasse la “Spagnola”, e dovette tornare a casa, dove la madre lo accudì fino alla guarigione. Quindi tornò in Croce Rossa nel dicembre. Dopo l’Armistizio del 2 Novembre, quando finalmente Disney riuscì a raggiungere la Francia, ebbe modo di vedere da vicino le distruzioni portate dalla Malattia e dalla Guerra. Sconvolto, cercò di tornare a casa il più presto possibile.
7) Boccaccio, come già riportato nella I Parte di questo Articolo, nel “Proemio” del “Decameron” descrisse in modo inarrivabile la distruzione che lo “Yersinia Pestis” portò a Firenze nel 1348. Qui di seguito, il Nostro descrive come il morbo si trasmettesse con feroce e inarrestabile velocità.
“…E fu questa pestilenza di maggior forza per ciò che essa dagli infermi di quella per lo comunicare insieme s’avventava a’ sani, non altramenti che faccia il fuoco alle cose secche o unte quando molto gli sono avvicinate. E più avanti ancora ebbe di male: ché non solamente il parlare e l’usare cogli infermi dava a’ sani infermità o cagione di comune morte, ma ancora il toccare i panni o qualunque altra cosa da quegli infermi stata tocca o adoperata pareva seco quella cotale infermità nel toccator transportare. Maravigliosa cosa è da udire quello che io debbo dire: il che, se dagli occhi di molti e da’ miei non fosse stato veduto, appena che io ardissi di crederlo, non che di scriverlo, quantunque da fededegna udito l’avessi. Dico che di tanta efficacia fu la qualità della pestilenzia narrata nello appiccarsi da uno a altro, che non solamente l’uomo all’uomo, ma questo, che è molto più, assai volte visibilmente fece, cioè che la cosa dell’uomo infermo stato, o morto di tale infermità, tocca da un altro animale fuori della spezie dell’uomo, non solamente della infermità il contaminasse ma quello infra brevissimo spazio uccidesse. Di che gli occhi miei, sì come poco davanti è detto, presero tra l’altre volte un dì così fatta esperienza: che, essendo gli stracci d’un povero uomo da tale infermità morto gittati nella via publica e avvenendosi a essi due porci, e quegli secondo il lor costume prima molto col grifo e poi co’ denti presigli e scossiglisi alle guance, in piccola ora appresso, dopo alcuno av26 volgimento, come se veleno avesser preso, amenduni sopra li mal tirati stracci morti caddero in terra. Dalle quali cose e da assai altre a queste simiglianti o maggiori nacquero diverse paure e immaginazioni in quegli che rimanevano vivi, e tutti quasi a un fine tiravano assai crudele era di schifare e di fuggire gl’infermi e le lor cose; e così faccendo, si credeva ciascuno medesimo salute acquistare. E erano alcuni, li quali avvisavano che il viver moderatamente e il guardarsi da ogni superfluità avesse molto a così fatto accidente resistere; e fatta brigata, da ogni altro separati viveano, e in quelle case ricogliendosi e racchiudendosi, dove niuno infermo fosse e da viver meglio, dilicatissimi cibi e ottimi vini temperatissimamente usando e ogni lussuria fuggendo, senza lasciarsi parlare a alcuno o volere di fuori di morte o d’infermi alcuna novella sentire, con suoni e con quegli piaceri che aver poteano si dimovano. Altri, in contraria oppinion tratti, affermavano il bere assai e il godere e l’andar cantando attorno e sollazzando e il sodisfare d’ogni cosa all’appetito che si potesse e di ciò che avveniva ridersi e beffarsi esser medicina certissima a tanto male; e così come il dicevano mettevano in opera a lor potere, il giorno e la notte ora a quella taverna ora a quella altra andando, bevendo senza modo e senza misura, e molto più ciò per l’altrui case faccendo, solamente che cose vi sentissero che lor venissero a grado o in piacere E ciò potevan far di leggiere, per ciò che ciascun, quasi non più viver dovesse, aveva, sì come sé, le sue cose messe in abbando volgimento, come se veleno avesser preso, amenduni sopra li mal tirati stracci morti caddero in terra. Dalle quali cose e da assai altre a queste simiglianti o maggiori nacquero diverse paure e immaginazioni in quegli che rimanevano vivi, e tutti quasi a un fine tiravano assai crudele era di schifare e di fuggire gl’infermi e le lor cose; e così faccendo, si credeva ciascuno medesimo salute acquistare…”
8) Negli stessi anni, si manifestò un’altra epidemia terribile, la cosiddetta “Encefalite Letargica”, di cui ha scritto Oliver Sacks, e ai cui libri meravigliosi rimandiamo. Per la coincidenza temporale, in passato si era ipotizzato che anche questa grave sindrome neurologica fosse una manifestazione neurodegenerativa della “Spagnola”. L’opinione degli Studiosi è che le due epidemie abbiano etiologie, cioè cause, diverse. Rimane un mistero cosa sia stata su questa rara malattia neurologica, molto diffusa per un periodo di tempo relativamente breve, e non è più tornata, salvo pochi casi sporadici.
Nella prossima pubblicazione (III Parte) tratteremo della “Quarantena”.
Fine Seconda parte
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