Bernardo Bellotto (3)
Per i precedenti articoli sull’argomento, si può andare a ritroso attraverso il link (http://www.ilgrandeinquisitore.it/2018/08/bernardo-bellotto-2/)
Dresda era all’epoca, una città d’arte e di piaceri, resa tale da un principe stravagante, Augusto II, amante del bello, organizzatore di feste teatrali e di cerimonie sontuose. I sudditi sassoni dovevano avere necessariamente gusti simili, se è vero che accettarono di buon grado la decisione del loro Re che- un bel giorno- rinunciò per capriccio al proprio miglior reggimento di dragoni, per acquistare una dozzina di magnifici vasi di ceramica!
Né suo figlio Augusto III fu meno generoso del padre riguardo agli artisti. Il suo scopo principale fu sempre quello di procurarsi i mezzi per abbellire a proprio gusto le residenze ufficiali, Dresda, e tutta la Sassonia. Egli soleva chiedere al proprio ministro delle Finanze, Bruhl:” Ci sono ancora dei soldi?”. Qualunque fosse la risposta, il Re riusciva sempre a trovare-anche in modo ingegnoso-i mezzi per assecondare il proprio amore per le Arti: la distrazione di pubblico denaro, a favore delle Arti, era sempre assicurata!
Quale fu-quindi-la preoccupazione maggiore di Bellotto, appena messo piede in Sassonia? Farsi proprio amico e mecenate proprio Bruhl, che-infatti-incaricò il Nostro di decorare le gallerie del Re. Spesso il pagamento delle opere di Bellotto veniva da Bruhl differito di giorno in giorno, cosa che l’Artista accettava con elegante noncuranza.
Bellotto percorse Dresda in lungo e in largo, illustrandola con straordinaria e commossa partecipazione. Ora che Dresda-dopo la II Guerra Mondiale- non esiste più, sappiamo qualcosa di cosa fosse questa splendida città d’Arte, proprio e solo grazie a Bernardo Bellotto!
Nelle immagini a corredo di questo articolo, cercheremo di mostrare questo straordinario monumento dell’arte di Bellotto a questa magnifica e infelice Città! Il Nostro si mise a dipingere tutto ciò che vedeva: i palazzi decorati, le fontane, i giardini, i quartieri poveri, i campanili finemente decorati delle chiese. A Dresda, per la nostalgia della patria lontana, Bellotto dipinse anche delle vedute di Venezia, probabilmente utilizzando degli schizzi propri, o delle stampe dello zio Canaletto.
I due Canaletto furono prevalentemente dei vedutisti, di somma abilità nel ritrarre paesaggi, ma che non amavano molto inserire le figure umane nei propri quadri. Antonio Canal era solito servirsi della collaborazione di Tiepolo, Guardi, e Longhi, che erano anch’essi a Venezia.
A sua volta, il nipote, per le quattro vedute di Roma, si servì di Zuccarelli (http://www.treccani.it/enciclopedia/francesco-zuccarelli/) per le figure umane; mentre, per le opere realizzate a Dresda, il collaboratore ritrattista fu Stefano Torelli (http://www.treccani.it/enciclopedia/stefano-torelli/), che vi si era trasferito dalla natia Bologna.
All’epoca, era abituale che gli artisti collaborassero, mentre ciò non è (quasi) più successo nelle epoche successive.
Nel 1758, Maria Teresa d’Austri chiamò il Nostro a Vienna, per dipingervi palazzi e castelli del Regno. Bellotto lasciò definitivamente la Sassonia dopo che Dresda fu bombardata (1760), dalle truppe del Re di Prussia, nel corso della guerra tra gli Stati germanici. La casa del Nostro fu ridotta in cenere, e con essa tutti i quadri che egli vi stava conservando!
Bellotto si trasferì a Varsavia.
Riassunto degli spostamenti di Bellotto:
-Venezia
-Roma
-Verona
-Brescia
-Nord-Italia in senso lato
-Londra
-Monaco di Baviera (di cui si è già scritto nel II articolo).
-Dresda
-Vienna
-Varsavia (di cui si riferisce in questo III articolo).
Fine III Parte
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