II Parte
Testo:
Una bocca sdentata, con il labbro inferiore spaccato. A Pilato sembrò che fossero scomparse le colonne color rosa, sul balcone; e i tetti di Gerusalemme lontano e in basso, dietro il giardino, e tutto fosse affogato attorno al verde dei giardini capresi. E con l’udito avvenne una cosa strana, come se lontano, delle trombe avessero sonato le trombe, non forte né minacciosamente, e si udisse con chiarezza una voce nasale con parole scandite: < Le Legge punisce chi offende la Maestà …>.
I pensieri correvano brevi, insensati, e strani: < Morto..- e poi – Morti>, e in mezzo a tutto questo, pensieri addirittura sull’immortalità, e proprio l’immortalità gli procurava una tristezza intollerabile.
Pilato si irrigidì; scacciò le allucinazioni e, tornato con lo sguardo sul balcone, di nuovo di fronte a lui, comparvero gli occhi dell’arrestato.
“Ascolta, Nazareno –
– disse il procuratore, guardando Gesù in modo molto strano. Il volto del procuratore era minaccioso, ma gli occhi erano ansiosi –
– tu hai mai parlato a proposito della maestà di Cesare? Rispondi! Hai parlato, sì o no?
– Pilato pronunciò la parola <no> un po’ più forte di quanto previsto in tribunale, e mandò a Gesù con lo sguardo un pensiero d’intesa, come se volesse convincere l’arrestato:
“ Dire la verità è molto facile e fa piacere”
– osservò l’arrestato.
“ Io non devo sapere –
– disse Pilato, con voce cattiva e sferzante –
– se se ti fa piacere dire la verità, ma sarai costretto a dirla. Ma ti comunque, dicendo tutta la verità, misura la parole, se non vuoi una morte imprevista e tremenda.
Nessuno sa ciò che accadde al procuratore della Giudea, ma egli si permise di alzare la mano, come per proteggersi da un raggio di sole, e come per mandare da questa mano, come da uno scudo, uno sguardo allusivo all’arrestato.
“ Dunque –
– disse –
– rispondi ! Conosci tu nessun Giuda di Kyriat, e gli hai per caso, parlato, se gli hai parlato, a proposito di Cesare? “
“ La cosa è andata così –
– volentieri cominciò a raccontare l’arrestato –
– l’altro ieri sera conobbi al tempio un giovane uomo, che si faceva chiamare Giuda, della città di Kyriat, e che mi invitò nella sua casa nella città bassa, e offrì…”.
“ Buon uomo ? “ –
– chiese Pilato, e un fuoco diabolico apparve nel suo sguardo.
“ Uomo molto buono e molto curioso –
– aggiunse l’arrestato –
– egli mostrò un grandissimo interesse alle mie idee, e fu con me molto cordiale…”.
“ Le lampade accese…
– disse Pilato tra i denti, mantenendo lo stesso tono, e i suoi occhi ammiccarono a lui.
“ Sì –
– un po’ meravigliato delle informazioni in possesso del procuratore proseguì Gesù, –
–lui chiese la mia opinione sui poteri dello stato. La cosa lo interessava moltissimo”.
“ E tu, invece, che cosa hai detto ?
– chiese Pilato-
– oppure rispondi che hai dimenticato cosa hai detto?”
Ma nel tono di Pilato c’era già l’irreparabile.
“ Del resto, io affermai –
– riprese l’arrestato –
– che ogni potere è violenza contro il popolo, e che verrà il tempo in cui non ci sarà più autorità, né Cesare, né alcun altro potere. Per l’uomo arriverà il regno della verità e della giustizia, dove non ci sarà bisogno di alcun tipo di potere”.
“ Avanti !”
“ Avanti, non c’è stato niente –
– aggiunse l’arrestato –
– allora sono arrivate di corsa delle persone, hanno iniziato a legarmi le mani, e mi hanno portato in prigione”.
Il segretario, sforzandosi di non proferire parola, scriveva rapidamente sulla pergamena.
“ Al mondo non c’è stato, non c’è, e non ci sarà mai un uomo di potere più grande e magnifico di Tiberio” –
– intervenne Pilato, con voce roca e sofferente. Il procuratore guardò il segretario e la scorta, con odio implacabile.
“ Ma non spetta a te, pazzo criminale, parlare dell’autorità”.
Quindi, Pilato urlò:
“ Porta via la scorta dal balcone –
– e rivolto al segretario, aggiunse –
– lasciatemi solo con questo delinquente: questo è un affare di Stato.
La scorta sollevò le lance e, battuti i calzari di ferro, si spostò dal balcone nel giardino. Dietro la scorta, andava il segretario.
Il silenzio sul balcone era rotto dal rumore dell’acqua nella fontana. Pilato vide come se si riempisse un piatto d’acqua su un tubo, suoi bordi si staccassero, e che ne fuoriuscissero dei rivoli. Riprese a parlare per primo l’arrestato: “
Vedo che è successo qualcosa di grave, perché ho parlato con quel giovane di Kyriat. Ho un presentimento, o Egemone, che con lui ci saranno dei guai”.
“ Io penso –
– obiettò, ridacchiando in modo strano, il procuratore –
– che ci sia qualcun altro al mondo, per cui tu devi rammaricarti, di più che per Giuda di Kyriat, e che subirà un castigo maggiore di quello di Giuda!… Dunque, Marco l’Ammazzatopi, giustiziere freddo e ubbidiente, e il popolo, da quello che vedo –
– e il procuratore indicò il volto sfigurato di Gesù –
– ti hanno picchiato a motivo delle tue prediche; i banditi Dismas e Hestas, che con i loro…sogni, hanno ucciso quattro soldati; e per finire, quello schifoso traditore di Giuda, tutta buona gente?”.
“ Sì!” –
– rispose l’arrestato.
“ Ma verrà il regno della verità?”.
“ Verrà, o Egemone!” –
– rispose Gesù con convinzione.
“ Invece non verrà mai!” –
– negò prontamente Pilato, con voce così terribile, che Gesù si scansò. Così, tanti anni prima, Pilato aveva urlato ai propri cavalieri le parole:
“ Colpiteli! Colpiteli! Il grande Ammazzatopi è stato catturato!”.
Egli allora alzò la voce, ormai rauca, pronunciando le parole, perché fossero udibili dal giardino:
“ Farabutto! Farabutto! Farabutto!”.
Ma poi, abbassando la voce, chiese:
“ Gesù di Nazareth, credi tu in un qualche Dio?” .
“ Dio è uno, e io credo in Lui!”.
“ Allora, pregalo, pregalo con convinzione. Del resto –
– e qui la voce di Pilato si incrinò –
– questo non ti sarà di aiuto. Hai moglie?
– gli chiese, chissà perché, e con tono malinconico, Pilato, che neanche capiva cosa gli stesse accadendo.
“ No, sono solo !”.
“ Città infame –
– improvvisamente esclamò il procuratore, piegandosi nelle spalle, come se avesse freddo, e poi si strofinò le mani, come per lavarle –
– se ti avessero scannato prima del tuo incontro con Giuda di Kyriat, sarebbe stato davvero meglio “.
“ Ma tu mi libereresti , o Egemone? –
– chiese allora l’arrestato, con voce preoccupata –
– ho capito che qualcuno vuole uccidermi ”.
La faccia di Pilato si alterò, come per uno spasmo, egli guardò Gesù con occhi gonfi e arrossati, e disse:
“ Tu, disgraziato, pensi che il procuratore di Roma lasci andare uno, che ha parlato come tu hai parlato ? D dei, o dei! Oppure pensi davvero che io sia al tuo posto? Io non condivido le tue idee ! E inoltre, credimi: se tu adesso dicessi una sola parola, te la vedresti con me! Te lo ripeto, sta’ attento! “ .
“ Egemone…!”.
“ Sta’ zitto! –
urlò Pilato con un’esplosione di rabbia,vide allontanarsi la rondine, dopo tornò sul balcone :
– A me! “ –
– ordinò Pilato. Allora il segretario e la scorta ripresero il proprio posto, e Pilato dichiarò il proprio assenso alla condanna capitale, chiesta dal Piccolo Sinedrio contro il delinquente Gesù di Nazareth, e il segretario verbalizzò le parole di Pilato. Dopo un minuto, di fronte al procuratore, comparve Marco l’Ammazzatopi, cui il procuratore ordinò di consegnare il delinquente, al capo del servizio segreto e, in presenza del prigioniero, (ordinò) di trasmettergli la disposizione del procuratore, affinché Gesù di Nazareth fosse separato dagli altri arrestati, ma anche affinché , sotto la responsabilità del servizio segreto, e con minaccia di un duro castigo, fosse proibito di parlare con Gesù, e anche di rispondere ad ogni sua domanda.
Su indicazione di Marco, a riguardo di Gesù, la scorta lo circondò e lo portò via dal balcone. Poi, di fronte al procuratore, si presentò un bell’uomo con la barba bianca; con penne d’aquila sull’elmo crestato; con teste di leone splendenti sulla corazza; con fregi d’oro sulla spada; con calzari allacciati fino al ginocchio, e con la spalla sinistra coperta dalla tunica: questi era il comandante legato della legione. Il procuratore gli chiese di trovare subito, da qualche parte, la Coorte Sebastia. Il legato comunicò che la Sebastia stava garantendo il presidio sulla piazza, di fronte all’ippodromo dove, alla presenza del popolo, sarebbe stata pronunciata la sentenza sui delinquenti.
Allora, il procuratore ordinò al legato di scegliere, dalla coorte romana, due centurie, una delle quali, al comando dell’Ammazzatopi, avrebbe scortato i delinquenti, fornita dell’occorrente per l’esecuzione capitale, e per il boia che avrebbe operato sul Golgota, e che, all’arrivo sul Golgota, avrebbe dovuto garantire il presidio là in alto.
L’altra centuria doveva recarsi immediatamente sul Golgota, e lì creare subito il presidio. Perciò, e cioè per il presidio sul Golgota, il procuratore ordinò al legato di chiamare il reggimento di cavalleria, vale a dire la coorte siriaca.
Allora il legato lasciò il balcone. Il procuratore ordinò al segretario di chiamare nel palazzo il presidente del Sinedrio, due suoi membri, e il capo della guardia del Tempio di Gerusalemme.Inoltre, aggiunse che chiedeva di organizzare in modo che, in vista dell’incontro con tutte queste persone, egli potesse conferire in separata sede con il Presidente (del Sinedrio). L’ordine del procuratore fu eseguito con rapidità e precisione, e il sole, che aveva in quei giorni infocato Gerusalemme con straordinaria potenza, non aveva raggiunto il punto più alto, quando, in cima al terrazzo del giardino, vicino ai due leoni di marmo bianco, che dominavano la scalinata, si incontrarono Pilato, e colui che aveva svolto le funzioni di Presidente del Grande Sinedrio, e cioè Josif Caifa, Sommo Sacerdote.
Nel giardino c’era silenzio. Tuttavia, uscendo dal colonnato, sul piazzale del giardino, con palme ai piedi di giganteschi elefanti, piazzale dal quale al procuratore si offriva la da lui odiatissima Gerusalemme, con i ponti sospesi, le fortezze e, cosa importantissima, con gli indescrivibili blocchi di marmo con draghi d’oro al posto del tetto – il Tempio di Gerusalemme – con l’udito aguzzo, il procuratore percepì lontano e in basso, laddove il muro di pietra separava i sottostanti terrazzi del giardino del palazzo, dal piazzale della città, piccoli brontolii, sui quali ogni tanto si sollevavano debolmente, né lamenti, né urla Il procuratore capì che lì, in piazza, si era radunata una folla immensa di persone eccitate per gli ultimi tumulti degli abitanti di Gerusalemme; e che quella folla, nell’impazienza, stava aspettando la proclamazione della sentenza e che, in essa, gridavano a gran voce, i venditori di acqua.
Il procuratore cominciò a chiamare il Sommo Sacerdote sul balcone, perché si riparasse dal caldo spietato, ma Caifa cortesemente si scusò, dicendo che non poteva farlo in un giorno di vigilia. Pilato sollevò un po’ il cappuccio sulla propria testa un po’ calva, e diede inizio al colloquio, che avvenne in Greco. Pilato disse di aver esaminato il caso di Gesù di Nazareth, e di aver ratificato la sentenza capitale.
Così, alla condanna a morte, che doveva avvenire nello stesso giorno, erano stati condannati tre malfattori: Dismas, Hestas e Bar-Rabban, oltre al predetto Gesù di Nazareth. I Primi due, che avevano osato incitare il popolo alla rivolta contro Cesare, arrestati da soldati dell’esercito romano, si trovavano vicino al procuratore e, per loro, il discorso era chiuso. Gli ultimi due, invece, Bar-Rabban e il Nazareno, erano stati catturati dall’autorità locale, e condannati dal Sinedrio. Secondo il diritto e anche secondo la prassi, uno dei due criminali doveva essere liberato, in omaggio alla festa di quel giorno, cioè la Grande Pasqua.
Quindi, il procuratore volle saper chi dei due rei, il Sinedrio intendesse liberare : Bar-Rabban, o il Nazareno? Caifa chinò un po’ il capo, come per capire bene la domanda, e rispose:
“ Il Sinedrio chiede di liberare Bar-Rabban”.
Il procuratore intese bene la risposta del Sommo Sacerdote, ma voleva mostrare di esserne sconcertato, e lo fece con grande abilità. Inarcate le sopracciglia sul viso arrogante, il procuratore guardò con stupore e dritto negli occhi, il Sommo Sacerdote.
“ Confesso, questa risposta mi ha stupito –
– iniziò con gentilezza il procuratore –
– temo che siamo in dissenso su ciò ”.
Pilato si spiegò: il potere di Roma non viola mai la legge delle autorità religiose del luogo, come è ben noto al Sommo Sacerdote. Ma, in base alle notizie sui fatti, qui l’errore è chiaro ed evidente. Il potere di Roma era, dunque, interessato, a correggere questo errore. Infatti, i reati di Bar-Rabban, e quelli del Nazareno non sono comparabili per gravità. Se il secondo, che evidentemente è una persona bizzarra, è colpevole di aver pronunciato discorsi insensati che hanno turbato il popolo di Gerusalemme e di alcuni luoghi vicini; il primo è di gran lunga più pericoloso. Egli non solo lanciò incitamenti diretti alla sedizione ma, per sottrarsi alla cattura, uccise una guardia. Bar-Rabban è enormemente più pericoloso del Nazareno.
Tutto ciò premesso, il Procuratore chiede al Sommo Sacerdote di riconsiderare la decisione, e di rimettere in libertà il meno pericoloso tra i due contendenti. Il meno pericoloso era senza dubbio il Nazareno. E dunque?
Caifa disse piano, ma con voce dura, che il Sinedrio aveva valutato attentamente la questione, e per la seconda volta chiedeva che fosse liberato Bar-Rabban.
“ Come? Persino dopo il mio appello? L’appello che il potere di Roma ti fa a favore del Nazareno? Sommo Sacerdote: ripeti per la terza volta !”
“ E io, per la terza volta, io ti ripeto che noi chiediamo la liberazione di Bar-Rabban” –
– disse Caifa a bassa voce.
Era tutto finito e non se ne parlò più. Il Nazareno se ne andò per sempre, e i dolori terribili e insopportabili del procuratore non vennero curati da nessuno; per essi, nessun sollievo, se non la morte. Ma non fu questo pensiero a colpire Pilato. Invece, un’ansia inspiegabile, che già si era manifestata sul balcone, invase tutto il suo essere. Egli si sforzò di capirla, e la risposta fu inattesa: al procuratore parve inquietante non aver terminato la conversazione con il condannato, e addirittura di non averne seguito i consigli.
Pilato scacciò questo pensiero, che se ne andò e, in un solo istante, tornò. Il pensiero se ne andò, ma rimase l’angoscia, inspiegabile, perché egli non riusciva a capire come fosse comparsa come un lampo, e in un lampo fosse comparsa un’altra idea fugace.
“L’immortalità…è arrivata l’immortalità. Per chi è arrivata, l’immortalità? “.
Egli non lo capiva ma il pensiero di questa misteriosa immortalità gli fece sentire freddo, di fronte ai raggi del sole.
“ Bene –
– pensò Pilato –
– sarà così!”
Allora, si guardò indietro, diede un’occhiata alle cose intorno a sé, e vide con stupore come tutto fosse cambiato. Era sparito il cespuglio stracarico di rose; spariti i cipressi, che cingevano la terrazza superiore; l’albero del melograno; la statua bianca nel giardino verde; e lo stesso verde. Al posto di tutto ciò, era comparsa una foresta color porpora, e in essa cominciarono a dondolare le alghe, che impazzirono, e con esse, impazzì anche Pilato. Gli montò un’ira soffocante, bruciante, e anch’essa sanguinante; un’ira impotente.
“Soffoco –
– disse Pilato –
– Soffoco !”
Afferrò con la mano fredda e sudata la fibbia sulla chiusura del mantello, che cadde sulla sabbia.
“ Oggi si soffoca. Da qualche parte, c’è tempesta” –
– rispose Caifa, senza staccare gli occhi dal volto congestionato del procuratore, e immaginando tutte le imminenti sofferenze, osservò:
“Che brutto mese di Nisan, su questa città!”.
“ No –
– disse Pilato –
– non per l’afa, ma perché sono vicino a te, Caifa ! –
– e stringendo gli occhi, Pilato sorrise e aggiunse:
“ Attento a te, Sommo Sacerdote!”.
Gli occhi torvi del Sommo Sacerdote brillarono e, non meno di quanto avesse fatto prima Pilato, manifestò con il volto il proprio stupore:
“ Cosa sento, Procuratore? Tu mi minacci per la sentenza del tribunale? E’ mai possibile? Noi sappiamo che il procuratore di Roma misura le parole, prima di parlare. Non temi che qualcuno ci abbia sentiti, o Egemone?”.
Pilato, con gli occhi spenti, guardò il Sommo Sacerdote e, mentre digrignava i denti, atteggiò il volto al sorriso.
“ Che dici, Sommo Sacerdote? Chi può mai sentirci, qui, adesso? Forse io somiglio al giovane pazzo girovago, che oggi giustiziano? Sono io un bambino, Caifa? So ciò che dico, e dove lo dico. Circondato il giardino, circondato il palazzo: neanche un topo può entrare da qualche fessura. E’ così: qui non può entrare, non soltanto un topo, ma neanche quello…l’Iscariota. A proposito, lo conosci, Sommo Sacerdote? Eh…se si presentasse qui, se ne pentirebbe amaramente; tu certo, mi credi? Questo invece devi sapere, Sommo Sacerdote, che d’ora in avanti, non avrai pace, né tu, né il tuo popolo –
– e Pilato indicò a destra in lontananza, dove in altezza sorgeva il Tempio. –
– Questo io ti dico, io Pilato Pontefice, cavaliere con la lancia d’oro”.
“ Lo so; lo so. –
– impavido rispose Caifa, dalla nera barba, e i suoi occhi sfavillarono. Alzò la mano al cielo, e proseguì :
“ Il popolo della Giudea sa che è da te odiato con odio implacabile, e che molte sofferenze gli infliggerai, ma che non lo rovinerai completamente, perché sarà protetto da Dio. Cesare onnipotente ci ascolterà e ci proteggerà dal Pilato distruttore”. “
Oh no !–
– esclamò Pilato, e ad ogni parola sentiva più sollievo: non bisogna fingersi più grande, né aggiustare le parole–
– davvero troppo ti sei andato lamentato di me presso Cesare, ma ora è giunta la mia ora, o Caifa! Adesso sarò io a trasmettere la notizia, non ad Antiochia, né a Roma, ma direttamente a Capri, all’Imperatore in persona; la notizia su come voi salvate dalla morte dei noti agitatori in Gerusalemme. Ma non l’acqua dalla stagno di Salomone, come io volevo a vostro beneficio, adesso io darò da bere a Gerusalemme. No, non l’acqua. Ricordati che, come io fui costretto, su vostra richiesta, a rimuovere dalle pareti i quadri con l’effigie dell’Imperatore; spostare le truppe; mi toccò, capisci, venire qui di persona a controllare ciò che stava accadendo! Ricordati la mia affermazione: a Gerusalemme, tu Sommo Sacerdote, vedrai non una sola coorte, no! Arriverà sotto le mura della città l’intera Legione <Fulminata>; ( http://it.wikipedia.org/wiki/Legio_XII_Fulminata); si avvicinerà la cavalleria araba. Allora sentirai un pianto di morte, e i lamenti! Allora, ti ricorderai di aver salvato Bar-Rabban, e ti pentirai di aver condannato a morte il filosofo dalla predicazione pacifica”.
Il viso del Sommo Sacerdote si riempì di macchie; i suoi occhi divennero febbrili. Egli, come prima aveva fatto il procuratore,sorrise, digrignò i denti, e rispose:
“ Procuratore; sei sicuro di ciò che dici? No, neanche tu ci credi. Non la pace, non la pace portata a noi, sedusse il popolo di Gerusalemme e tu, cavaliere, lo sai bene. Tu volevi liberarlo, perché turbasse la gente; oltraggiasse la fede, e portasse il popolo sotto il giogo di Roma. Ma io, il Sommo Sacerdote dei Giudei, finché vivrò, proteggerò la fede dalla profanazione; difenderò il mio popolo! Capisci, o Pilato?-
– e Caifa allora, minacciosamente, alzò la mano –
– Dammi retta, Procuratore!” .
Caifa tacque, e il procuratore sentì un rumore, come fosse un rumore del mare, che si avvicinava proprio sotto le mura del giardino di Erode il Grande. Il rumore saliva dal basso fino ai piedi, e nel viso al procuratore.
Ma alle sue spalle si udirono allarmanti squilli di tromba; un pesante scricchiolio di centinaia di piedi; un forte tintinnio. Allora, il procuratore capì che la fanteria romana stava uscendo, come da suo ordine, verso la terribile e lugubre sfilata dei rivoltosi e dei condannati.
“ Tu senti, o Procuratore ? –
– disse piano il Sommo Sacerdote –
– Davvero tu mi dici che –
– e allora il Sommo Sacerdote sollevò entrambe le mani, e il cappuccio nero cadde dalla sua testa –
– quel miserabile bandito di Bar-Rabban ha provocato tutto ciò ? “
Il procuratore asciugò, con il palmo della mano, il sudore freddo della fronte; guardò a terra e poi, socchiudendo gli occhi al cielo, vide che la sfera rovente era quasi vicino alla propria testa, mentre l’ombra di Caifa si rimpiccioliva vicino alla coda del leone, e disse sottovoce e meccanicamente:
“ Siamo a mezzogiorno; noi restiamo assorbiti dalla conversazione, ma occorre fare presto”.
Scusandosi garbatamente con il Sommo Sacerdote, lo invitò a sedersi sulla panca, all’ombra della magnolia, e di attendere; mentre egli convocava altre personalità, necessarie per l’ultima riunione, e dare ancora un ordine, quello concernente la pena capitale. Caifa cortesemente inchinandosi e portando la mano al cuore, rimase in giardino. Pilato tornò sul balcone e da lì ordinò al segretario in attesa di chiamare nel giardino il legato della coorte, due membri del Sinedrio, e le guardie a custodia del Tempio, che tutti erano in attesa, nella parte inferiore della terrazza, vicino al chiosco con la fontana.
Quindi, Pilato comunicò che stava uscendo da solo nel giardino, e si inoltrò all’interno del palazzo. Mentre il segretario preparava la riunione, in una stanza buia, al riparo dal sole, ebbe un incontro con un uomo, il cui viso era per metà coperto da un cappuccio, benché, nella stanza, i raggi del sole non potessero neanche sfiorarlo. L’incontro fu brevissimo: il procuratore a bassa voce disse alcune parole all’uomo, che subito si allontanò; Pilato si diresse, attraverso il colonnato, nel giardino. Lì, alla presenza di tutti quelli che aveva chiesto di incontrare, il procuratore, solennemente e brevemente, ribadì che confermava la sentenza capitale contro Gesù di Nazareth, e chiese ufficialmente ai membri del Sinedrio, quale dei due condannati bisognava lasciare in vita. Avuta la risposta, che questi fosse Bar-Rabban, il procuratore disse:
“Molto bene!” –
– ma ugualmente ordinò al segretario di metterlo a verbale, strinse nella mano la fibbia raccolta nella sabbia dal segretario, e disse solennemente:
“ Ora !”
Allora, tutti i presenti cominciarono a muoversi in basso, lungo la grande scalinata di marmo, tra un muro di rose dall’odore forte e inebriante, verso la porta che conduceva alla grande piazza, lastricata semplicemente , attraverso la quale si scorgevano le colonne e le statue del campo di Gerusalemme. Appena la truppa, uscendo dal giardino nella piazza, salì sull’ampio parco aperto che dominava sulla piazza in pietra, Pilato, guardandosi intorno, con le palpebre socchiuse, vide chiaro nella questione. Ora, lo spazio che aveva appena percorso, cioè lo spazio dal muro del palazzo fino al palco, era vuoto, ma davanti a sé, Pilato non vide più la piazza: la folla l’aveva riempita. La folla avrebbe occupato lo stesso palco, e tutto lo spazio vuoto, se la tripla fila dei soldati della “Sebastia”, a sinistra di Pilato, e, a destra, i soldati della coorte ausiliaria degli Iturei , non l’avessero occupata.
Allora, Pilato salì sul palco, stringendo macchinalmente in mano la fibbia inutile della tunica, e socchiudendo gli occhi. Socchiuse gli occhi il procuratore, non perché il sole gli bruciasse gli occhi, no! Egli non voleva, per così dire, vedere il gruppo dei condannati che, come egli stesso sapeva benissimo, in quel momento stava facendo salire sul palco.
Appena il mantello bianco, con i bordi color porpora, apparve in alto sulla pietra dura, sopra la marea umana, mentre Pilato aveva gli occhi chiusi, al suo orecchio giunse un’onda sonora:
“ Na…a…”
L’onda cominciò piano, nascendo nei pressi dell’ippodromo, poi divenne un tuono e, avvicinandosi in un lampo, cominciò a scemare. “ Mi hanno visto – pensò il procuratore. L’onda non raggiunse il limite inferiore; all’improvviso ricominciò a crescere oscillando, salì a un punto più alto. Nella seconda onda, come la schiuma si alza in un cavallone marino, si alzò un fischio, e dei lamenti di donna, separati e distinti nel tono:
“ Adesso li hanno messi sul podio –
– pensò Pilato–
– ma dopo che i lamenti hanno soffocato i pianti delle donne, allora la folla è venuta avanti . Egli aspettò un po’, sapendo che nessuno può a viva forza convincere a tacere una folla che non capisce ciò che le si è accumulato all’interno, o non tace spontaneamente. Ma questo momento fu arrivato, il procuratore alzò in alto la mano destra, e l’ultimo rumore dalla folla sparì. Allora, Pilato attinse, per quanto poté, l’aria rovente nel petto, e la sua voce forzata cominciò a correre su mille teste: – A nome di Cesare Imperatore – allora alle sue orecchie risonò più volte un grido metallico dalle coorte, che lanciarono in alto le lance e le spade, e i soldati, con veemenza urlarono :
< Ave Cesare! > –
Pilato alzò la testa e la rivolse dritta verso il sole. Una fiamma verde divampò sotto le sue palpebre, la sua mente ne fu sconvolta, mentre dalla folla partivano roche parole in aramaico:
< Quattro criminali , arrestati in Gerusalemme per omicidio, istigazione alla rivolta, violazione delle leggi e della fede, condannati ad esecuzione infamante, cioè all’impiccagione sulla colonna. Questa pena sarà applicata sul Monte Calvo. I nomi dei condannati sono : Dismas, Hestas, Bar-Rabban e il Nazareno. Eccoli di fronte a voi! >. Pilato indicò a destra, con la mano, senza vedere, ma sapendo che quelli erano lì dovevano essere. La folla rispose con un lungo boato, come se fosse sorpresa e sollevata, Dopo essersi calmato, Pilato proseguì :
“ Ma le condanne per loro, saranno tre, perché in conformità con la legge e la tradizione, in occasione della Festa della Pasqua, a uno dei condannati, per decisione del Piccolo Sinedrio, e per ratifica dell’autorità di Roma, il magnanimo Cesare restituisce la vita spregevole”.
Pilato pronunciò il discorso e capì nello stesso tempo che, dopo il boato, arrivò un grande silenzio. Ora, né un respiro, né un fruscio vennero al suo orecchio, ma anzi venne l’attimo in cui a Pilato sembrò che tutto intorno a lui, fosse scomparso. La città da lui odiata era morta, e solo lui stava in piedi, bruciato dai raggi verticali, mentre volgeva lo sguardo al cielo. Pilato prolungò il silenzio, e dopo cominciò a dichiarare:
< Il nome di colui che, per vostro volere, rimettono in libertà….> –
egli fece una pausa, ritardando il nome, mentre controllava che avesse detto tutto, perché sapeva che la città risorge al nome della clemenza per il fortunato, e che non si poteva aggiungere altro. < E’ tutto?> –
– bisbigliò a se stesso Pilato.
< E’ tutto! Il nome !>, e scandendo la lettera <R>, egli proclamò : < Bar-Rabban!>.
Allora gli sembrò che il sole, dopo aver oscillato, si oscurasse su di loro, e inondasse le sue orecchie infocate. E, con questo ardore, esplosero pianto, urla, lamenti, risate, e fischi. Pilato si girò e si diresse verso il palco, all’indietro e in direzione dei gradini, senza guardare a niente, ad eccezione della fantasia colorata del pavimento ai suoi piedi. Adesso, sapeva che sul palco, dietro la sua schiena, volavano come in un temporale, monete di bronzo, datteri, e che gli uomini nella folla strillante, schiacciandosi l’un l’altro, si arrampicavano sulle spalle, per vedere con i propri occhi, il miracolo dell’uomo che, già nelle mani della morte, sfuggiva alle sue grinfie. Appena i legionari tolsero le corde da lui, involontariamente gli causarono un forte dolore alle braccia stanche dopo l’interrogatorio. Allora lui, facendo una smorfia e gemendo, tuttavia sorriso con un sorriso fatuo e irragionevole.
Egli sapeva che nello stesso tempo, le guardie conducevano verso i gradini laterali, le tre persone con le mani legate, per condurli sulla strada, in direzione occidentale, fuori della città, sul Calvario. Soltanto quando si trovò nelle retrovie del palco, aprì gli occhi, sapendo che allora era al sicuro: egli non poteva vedere i condannati.
Al lamento della folla che cominciava a scemare, si aggiunsero le grida e le urla del cancelliere che proclamava la sentenza, mentre alcuni tra di loro, ripetevano in aramaico, altri in greco, tutto ciò che il procuratore aveva detto dal palco.
Oltre tutto ciò, all’orecchio di Pilato giunse un incerto e confuso scalpiccio di cavalli, e una tromba che brevemente e allegramente sonava. A questo suono, rispose un rumore molesto di ragazzini nel rimbombo delle strade affollate, che si univa dal bazar alla piazza dell’ippodromo, e delle urla: < Sta’ attento!>. Un soldato, solo nello spazio libero della piazza, con un’insegna in mano, la agitò con ansia, e allora il procuratore, il legato della legione, il segretario, e la scorta, si fermarono. L’ala della cavalleria, sempre accelerando il trotto, si precipitò in piazza, attraversandola da un lato, onde evitare la folla, e da un vicolo sotto le mura in pietra, dove si stendevano i grappoli d’uva. Tutto ciò fece, per prendere la strada più breve per il Calvario. Correva al trotto uno, piccolo come un ragazzo, nero come un mulatto, ovvero il comandante della cavalleria, un siriano che seguiva Pilato, in maniera improvvisa urlò con zelo, e sguainò la spada. Il suo cavallo, nero e sudato, aggressivamente scartò, e si alzò sino a impennarsi. Sguainando la spada, il comandante colpì con la frusta il cavallo sul dorso, lo mise in riga, si diresse in un vicolo, proseguendo al galoppo. Dietro di loro, in fila per tre, i cavalieri, in una nuvola di polvere, si mossero in una colonna divisa in tre file. Essi innalzarono le punte delle lance leggere di bambù ed, evitando il procuratore, cavalcarono, con la carnagione che sembrava più scura sotto i turbanti bianchi, con i denti allegramente brillanti. Alzando al cielo la polvere, questa ala entrò nel vicolo senza fermarsi davanti a Pilato. Per ultimo cavalcò un soldato con la tromba dietro la schiena. E la tromba brillava al sole. Coprendosi con una mano il viso contrariato, Pilato continuò il percorso, dirigendosi verso le porte del giardino del palazzo, e dietro di lui proseguivano il legato, il segretario, e la scorta.
Erano circa le dieci del mattino.
( Per la Prima Parte , vai al link: http://www.ilgrandeinquisitore.it/wp-admin/post.php?post=1931&action=edit) .
Conclusioni:
1) Gerusalemme ( latitudine : 31°47’ Nord; longitudine: 35°13’ Est) si trova a 760 metri sul livello del mare (slm) ; ha un clima mediterraneo; estati calde e secche, inverni freschi e umidi; innevamento sporadico in gennaio e marzo. Il mese più freddo è gennaio , con temperatura media di 8°C ; i mesi più caldi sono luglio e agosto, con temperatura media di 28°C. L’escursione termica tra giorno e notte è notevole: le sere sono fresche anche in estate. Le precipitazioni medie nell’ano sono di 590 mm. Qui di seguito forniamo, a scopo comparativo, i dati riguardanti Roma (latitudine: 41°13’ Est; longitudine: 12°25’ Est; altitudine a 24 metri slm) . Temperatura media del mese più freddo è di 7,4° C; quella del mese più caldo è di 24,5°C ; pioggia nell’anno: 613,6 mm . Dunque, la temperatura media minima è la stessa ( 8°C e 7,4°C); la massima media è di poco superiore (di 3°C) a Gerusalemme, rispetto a Roma ! I dati si riferiscono alla situazione odierna, ma comparativamente possono ritenersi indicativi anche per il I secolo d.C. Torniamo a Gerusalemme: è la capitale, tra quelle europee e del medio oriente, con altitudine maggiore . Bulgakov ce la presenta come una città dal clima torrido-equatoriale e ciò, come visto sopra, non corrisponde alla realtà.
2) Un’altra inesattezza dell’Autore concerne il co-protagonista del II capitolo del romanzo “Maestro e Margherita” , cioè Pilato, che ci viene presentato come sofferente di un violento attacco di emicrania. Bulgakov, di professione medico, ci presenta un quadro clinico compatibile con “ emicrania parossistica”, o “ cefalea a grappolo” (“cluster headache”), che sono entrambe fortemente invalidanti, fino a impedire lo svolgimento di ogni attività fisica e intellettuale . Bulgakov , invece, ci presenta così l’attività di Pilato nel mattino del Venerdì Santo, fino alle ore 10 (!):
A) Incontro con Erode Antipa, nella di lui residenza;
B) Pilato presiede il tribunale penale che deve giudicare Gesù; più altri tre condannati (Dimas, Hestas e Bar-Rabban), tre che sono imputati per reati che vanno dalla propaganda sovversiva, insurrezione armata, e omicidio plurimo di soldati romani;
C) conduce il lungo interrogatorio di Gesù;
D) comanda le forza di polizia, dell’esercito, e del servizio segreto, anch’essi assegnati al processo;
E) impartisce ordini al segretario-cancelliere, per la verbalizzazione degli atti del processo;
F) incontra il Sommo Sacerdote del Tempio, Josif Caifa ;
G) presiede l’incontro con il suddetto Caifa e i due delegati del Grande Sinedrio;
H) coordina le forze di polizia per l’ordine pubblico a Gerusalemme.Anche escludendo le altre piccole incombenze accessorie, a cui pure deve attendere nello stesso periodo di tempo, riesce difficile immaginare come Pilato, affetto da emicrania parossistica (o cefalea a grappolo) possa fare tutte queste cose. Anche qui, dunque, si tratta di licenza poetica;
3) Dall’interrogatorio di Pilato, Gesù emerge come un agitatore solitario e sprovveduto; un filosofo bizzarro e sfaccendato (“vagabondo”, lo chiama il Procuratore) . Levi Matteo, apostolo ed evangelista, viene presentato come l’autonominato segretario-cancelliere di un ignaro Gesù : il Maestro sarebbe, secondo questa ricostruzione romanzesca, come minimo uno ingenuo e un debole!!! Dai Vangeli, invece, sappiamo come Matteo, pubblicano, si pose alla sequela di Cristo (Matteo, 9:9). Inoltre, l’incontro con Giuda di Kyriat viene descritto come un incontro casuale, a Gerusalemme, pochi giorni prima dell’arresto di Gesù. Con l’Iscariota, Gesù si lascerebbe andare a strampalate dichiarazioni anarchico-eversive !
4) Secondo Bulgakov, Gesù viene trascinato da Pilato in una delirante discussione sulla teorie politiche dell’Iscariota, teorie di stampo eversivo e terroristico. Il Giuda dei Vangeli, invece, non solo non è una conoscenza casuale, ma a pieno titolo fa parte del Collegio Apostolico, con la funzione di tesoriere (Giovanni, 12:5-6). Nel romanzo, invece, Giuda viene collegato a Gesù da una conoscenza occasionale e dell’ultima ora.
5) Sempre nel II capitolo del romanzo di Bulgakov, la dottrina politica di Gesù viene fatta coincidere con quella di Giuda, cioè una teoria violentemente anarchico- terroristico -insurrezionale, quasi riconducibile alla setta degli Zeloti. La dottrina politica di Gesù, invece, non è questa, si trova ampiamente illustrata nei Vangeli, e non ha niente a che fare con le affermazioni farneticanti presenti nel romanzo di Bulgakov. Comunque, per l’argomento, si veda: – Marco, 10:17-30 (“Il giovane ricco”); – Luca, 16:1-12 (“L’amministratore infedele”); e Luca, 16:19-31 (“il ricco epulone”). 6) Pilato, procuratore, o prefetto della Giudea, dipende dal governatore, era subordinato al legato della provincia imperiale della Siria, all’epoca, Sulpicio Quirinio. Abbiamo già rimandato al testo che parla della legislazione ebraica, e di quella romana del tempo: “Vita di Gesù”, opera citata, paragrafi 59-60. La legge penale era esercitata dal Sinedrio, tranne che per la condanna capitale, che doveva essere ordinata dal Procuratore (o Prefetto) che, al bisogno, poteva chiedere al governatore Sulpicio Quirinio. Il Pilato dei Vangeli, e quello di Bulgakov, si comporta come un subordinato del Sinedrio. Perché lo fa? I Padri della Chiesa, gli Storici, hanno proposto diverse spiegazioni, nessuna delle quali risulta definitiva, e perciò non ne parleremo.
Примечания ко 2 части:
1). Иерусалим (31 ° 47′ северной широты, 35 ° 13′ восточной долготы) находится на высоте 760 метров над уровнем моря, имеет средиземноморский климат: жаркое и сухое лето, прохладную и влажную зиму, спорадические снега в январе и марте. Самый холодный месяц – это январь со средней температурой +8 ° С ; самые жаркие месяцы – июль и август со средней температурой +28 ° С. Диапазон температур днем и ночью значительный: вечерами прохладно даже летом. Среднее количество осадков 590 мм в год.
Для сравнения ниже мы приводим данные по Риму (41 ° 13′ восточной широты; 12 ° 25′ восточной долготы; высота 24 метра над уровнем моря). Средняя температура самого холодного месяца +7,4 ° С; самого теплого месяца составляет +24,5 ° С; осадков в год 613,6 мм. Таким образом, средняя минимальная температура такая же (+8 ° С и +7,4 ° С); максимальная средняя чуть выше (на 3 ° С) как в Иерусалиме, так и Риме! Эти данные относятся к нашему времени, но ими мы можем воспользоваться и в отношении I века н.э. Но вернемся в Иерусалим – столицу, которая среди прочих европейских и восточных городов находится на самой возвышенности. Булгаков представляет его как город с жарким экваториальным климатом, что, как мы видели выше, не соответствует действительности.
2). Другая неточность автора относится к одному главному герою второй главы романа “Мастер и Маргарита”, а именно Понтию Пилату, который представлен страдающим сильными приступами мигрени. Булгаков, врач по профессии, представляет нам клиническую картину, сравнимую с “пароксизмальной гемикранией” или “пучковой головной болью” (“cluster headache”), оба диагноза в данном случае несостоятельны, т.к. они привели бы к невозможности осуществления любой физической и интеллектуальной деятельности. Булгаков же описывает нам деятельность Пилата утром в Страстную пятницу вплоть до 10-ти часов (!):
А). Встреча с Иродом Антипа в его резиденции;
Б). Пилат возглавляет уголовный суд, который должен судить Иисуса и еще трех других осужденных (Дисмаса, Гестаса и Варравана), обвиняющихся в диверсионной пропаганде, вооруженном восстанияи и многочисленных убийствах римских солдат;
В). Проводит долгий допрос Иисуса;
Г). Управляет полицией, войском и спецслужбой, назначенными для процесса;
Д). Отдает приказы канцлеру-секретарю по ведению протокола разбирательства в суде;
Е). Встречается с верховным жрецом храма – Иосифом Каифа;
Ж). Председательствует на заседании с тем же Каифой и двумя членами Великого Синедриона;
З). Координирует действия полиции по общественному порядку в Иерусалиме.
Даже если не учитывать других маленьких дополнительных поручений, которые ожидают его в тот период времени, трудно представить себе, как Пилат, страдающий от пароксизмальной гемикрании (или пучковой головной боли) может делать все эти вещи. Значит и здесь мы имеем дело с поэтической вольностью.
3). Исходя из допроса Пилата, Иисус предстает как одинокий и наивный подстрекатель, страннный философ-бездельник (“бродяга” как называет его Прокуратор). Левий Матфей, Апостол и евангелист, представлен как самозваный канцлер-секретарь ничего неподозревающего Иисуса: Учитель в этой необычной реконструкции, по меньшей мере, наивен и слаб!!! Из Евангелий же мы знаем, как Матфей – откупщик государственных налогов становится последователем Иисуса Христа (От Матфея 9: 9). Кроме того, встреча с Иудой Искариотом описывается как случайная встреча в Иерусалиме за несколько дней до ареста Иисуса. С Искариотом, с которым Иисус увлекся бы сумасбродными анархо-диверсионными заявлениями!
4). По Булгакову, Иисус был втянут Пилатом в безумную дискуссию о политических теориях Иуды Искариота, теориях диверсионного и террористического характера. Иуда в Евангелиях, однако, не только не является случайным знакомым, но и в полной мере относится к Апостольскому колледжу в качестве казначея (От Иоанна 12: 5-6). В романе же Иуда предстает как случайный знакомый Иисуса, с которым тот познакомился в последний момент.
5). Также во второй главе романа Булгакова политическая доктрина Иисуса совпадает с доктриной Иуды, т.е. диверсионно-террористически-повстанческая теория, почти такая же, что приводится в секте зилотов. Политическая же доктрина Иисуса не такая, она наглядно иллюстрируется в Евангелиях, и не имеет ничего общего с безумными заявлениями, представленными в романе Булгакова. Тем не менее, по этой теме смотреть: – От Марка 10: 17-30 (“Богатый молодой человек”); – От Луки 16: 1-12 (“Управляющий неверный”); – От Луки 16: 19-31 (“Богатый чревоугодник”).
6). Пилат, прокуратор, или префект Иудеи, зависит от губернатора, подчиняется Легату императорской провинции Сирии, в то время Сульпицию Квиринию. Мы уже отсылали к тексту, в котором говорится о еврейском и римском законодательстве того времени: «Жизнь Иисуса» параграфы 59-60. Уголовное право осуществлялось Синедрионом, за исключением смертной казни, которая должна быть инициирована Прокуратором (или Префектом), и которому, в свою очередь, при необходимости, следовало спрашивать у губернатора Сульпиция Квириния. В Евангелиях и у Булгакова Пилат выступает в качестве подчиненного Синедриона. Почему? Отцы Церкви и историки представили несколько тому объяснений, ни одно из которых не является окончательным, и поэтому не будет об этом рассуждать.