Alain, cantante cinquantenne di Clermont-Ferrand, si esibisce nei locali per feste aziendali e inaugurazioni. E’ assistito da Michèle (Christine Citti), che si è a lungo esibita come cantante, in duo, con Alain, e che è stata la sua amante, o maîtresse, per dirla in francese.
Perché Alain ha lasciato Michèle, ma le lavora a fianco in un sodalizio che così risulta per entrambi doloroso e imbarazzante? Alain lo ha fatto, perché non vuole far condividere alla donna il proprio destino mediocre e grigio, e in ultima analisi senza speranza, cioè disperato; ma non può fare a meno di lei, perché è più indifeso di lei di fronte alla vita, piena di qualche lustrino, e di pochissimo altro.
Alain inoltre incoraggia Michèle a sposare il barista (Patrick Pineau) che ama, non riamato, la donna: triste, solitario y final! Alain si tinge i capelli, e il film ce lo mostra con i bigodini e le tinture, in un ritratto patetico e un po’ crudele. Ma egli, consapevole della propria “età di mezzo”, si accontenta con disperata rassegnazione della sua fama locale.
Tutto questo train de vie procede, fino alla comparsa di Marion, un’agente immobiliare di 27 anni, madre di un bambino di 4, di una bellezza raffinata e pericolosa, che rompe gli equilibri di una storia troppo “semplice”, per usare un temine di Leonardo Sciascia.
Marion si è appena trasferita a Clermon-Ferrand a lavorare nello studio di Bruno (Mathieu Amalric), agente immobiliare. Marion ha i tre doni che la rendono invincibile: – l’età (27 anni); – la bellezza, raffinata e intellettuale, da femme fatale; – la maternità: ha un figlio di 4 anni, che dà stabilità progettuale alla sua vita.
Alain ha i tre segni della sconfitta: – è un corpulento uomo di 50 anni;- ha un successo solo locale, con rapida tendenza al declino; – è intelligente, e quindi consapevole di essere disarmato contro Marion. Infatti, perde in modo brutale, perché la giovane donna lo tratta con crudele e giovanilistica “nonchalance” , e Alain si prende una tranvata letale.
Il film è un elegante prodotto francese, ricco di dialoghi spumeggianti, di attori magnifici, e di musiche rétro da brividi.
Gérard Dépardieu giganteggia con una classe poliedricamente inarrivabile. Voto: 10 cum laude.
Cecile De France, donna bellissima, che ogni uomo vorrebbe incontrare, ed evitare nello stesso tempo, per quanto detto sopra. Tiene testa con garbo e durezza alla forza attoriale di Gérard. Voto: 9.
Christine Citti; Mathieu Amalric; Patrick Pineau : bravi in ruoli di contorno, interpretati con sicurezza e talento . Voto 8.
Per il trailer originale, vai al link : Quand j’étais chanteur https://www.youtube.com/watch?v=r7KgHcxK0jE « Quand j’étais chanteur « (musiques), lien à : https://www.youtube.com/watch?v=YSplm2l2t18
“ Quand j’étais chanteur “; Francia , 2006 ; 112 min ; film drammatico, commedia musicale.
Regia: Xavier Giannoli
Sceneggiatura: Xavier Giannoli
Fotografia: Yorick Le Saux
Montaggio: Martine Giordano
Musiche : Alexandre Desplat
Scenografia : François-Renaud Labarthe e Emmanuelle Cuillery
Interpreti e personaggi
Gérard Depardieu: Alain Moreau
Cécile De France: Marion
Mathieu Amalric: Bruno
Christine Citti: Michèle Patrick Pineau : barista
Marie Kremer ; Alain Chanone ; Antoine de Prekel
Premi César 2007: miglior sonoro
Premi Lumière 2007: miglior attore (Gérard Depardieu). In un precedente articolo sul personaggio teatrale di Sir John Falstaff, avevo affermato che Falstaff è l’archetipo di un carattere “fastaffiano” , prima a teatro, e poi a cinema. Che cos’è il carattere falstaffiano? Come l’eponimo, l’artista falstaffiano è un personaggio generoso, spesso sopra le righe; non prevaricatore, né esclusivo, ma inclusivo; che nasconde per pudore il proprio talento immenso. Altri esempio di questo tipo? Orson Wells; Charles Laughton; Paolo Villaggio. Di loro, parleremo prossimamente, su questo stesso Blog.