[1]Vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli.
[2]Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo:
[3]«Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.
[4]Beati gli afflitti, perché saranno consolati.
[5]Beati i miti, perché erediteranno la terra.
[6]Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.
[7]Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.
[8]Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
[9]Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.
[10]Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.
[11]Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.
[12]Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi.
[13]Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini.
[14]Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte,
[15]né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa.
[16]Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli.
Matteo, 5:1-16.
“Il Discorso della Montagna, o delle Beatitudini” da duemila anni viene letto e chiosato, perché contiene un programma impegnativo, al limite dell’impossibile, perché è un programma di Dio per gli uomini!
Ecco, ad esempio cosa scrisse, Iosif Brodskij , poeta e scrittore russo, Premio Nobel per la Letteratura nel 1987.
“…Guarda – dice l’altra guancia – tu colpisci la carne, solo la carne. Non me. La mia anima, non puoi farla fuori…” …
“…vent’anni fa (1964) in una delle numerose prigioni della Russia Settentrionale …alle sette del mattino la porta di una cella si spalancò e sulla soglia apparve una guardia che apostrofò i detenuti:
< Cittadini ! Il collettivo delle guardie carcerarie vi sfida tutti, voi detenuti, a una competizione socialista: si tratta di spaccare la legna ammassata nel cortile…> …
< E se io mi rifiutassi?> – si informò uno dei detenuti .
< Beh, in questo caso vai a letto a pancia vuota > – rispose la guardia .
…Il detenuto che aveva fatto la domanda cominciò a menare colpi d’ascia, e non smise più …alle cinque, le sei del pomeriggio, l’ascia era ancora in movimento, su e giù, mentre tutti si erano fermati, guardie e detenuti, esausti…alle sette e mezza, l’uomo si fermò, si avviò barcollando verso la cella , vi entrò e stramazzò addormentato.. Per il resto del suo soggiorno, in quella prigione non fu più indetta alcuna gara socialista tra guardie e detenuti, sebbene il legname continuasse ad ammucchiarsi…” …
“…Quel giovane fece ciò che aveva detto Cristo.
Poiché il Figlio dell’Uomo aveva l’abitudine di parlare per triadi, il giovane potrebbe essersi ricordato che, dopo il versetto:
– ma se uno ti percuote sulla guancia destra,
– porgi a lui anche l’altra-
non c’è una pausa; il testo, infatti, aggiunge subito:
– e se uno vuole chiamarti in giudizio e toglierti
-la tunica, cedigli anche il tuo mantello.
-Se uno ti forza a fare un miglio, va’ – con lui per due miglia.-
Citati per esteso, questi versetti hanno in realtà ben poco a che fare con la resistenza passiva o non violenta…il loro significato è tutt’altro che passivo, perché vi è implicita l’idea che il male può essere reso assurdo per eccesso; vi è implicito il suggerimento di rendere assurdo il male sminuendone le pretese con una condiscendenza pressoché illimitata che svaluta il danno…Quando spingete avanti la faccia con la guancia rivolta al nemico, dovete sapere che questo è appena l’inizio del cimento, soltanto il primo dei versetti , e dovete riuscire a vedervi per tutta la sequenza, per tutti e tre i versetti del Discorso della Montagna. Altrimenti, una frase isolata dal contesto, vi lascerà malconci…”.
Iosif Brodskij: “Il Canto del Pendolo”, Adelphi Editore, 1987; pagg. 12-14.
Su Iosif Alexandrovic Brodskij, per le note biografiche, vai al link:
http://www.treccani.it/enciclopedia/iosif-aleksandrovic-brodskij/