I) Dal libro : Roberto Tirelli: “ Maria incontra Padre Pio a Udine in bilocazione”. Edizioni Segno; ISBN 88-7282-952-6 .
1)“…Nel 1951 lo (Padre Pio) vedono celebrare l’Eucaristia in un convento di suore in Cecoslovacchia e tutte le suore presenti lo riconoscono, certamente non in preda a una allucinazione collettiva. Il cardinale primate ungherese Mindzenty, in carcere duro per motivi politici, se lo ritrova a servirgli messa quando a nessuno è permesso arrivare alla sua cella…”; pag. 33.
2) Padre Pio scrive al proprio confessore padre Agostino da San Marco in Lamis: “ Giorni fa mi è accaduto un fatto insolito. Mentre mi trovavo in coro con fra Anastasio, erano circa le 23 del 18 del mese scorso (18 gennaio 1905), all’improvviso mi trovai lontano, in una casa signorile, dove il padre moriva mentre una bambina nasceva. Mi apparve allora Maria Santissima che mi disse:- Affido a te questa creatura…La Madonna soggiunse:- Non dubitare, sarà eli che verrà da te, ma prima la incontrerai in San Pietro-, dopo di ciò mi sono ritrovato nuovamente in coro; pagg. 47-48.
3) “ Sin da quando ero piccola, mia madre, ricordando questo fatto, diceva sempre che nel cortile, mentre io venivo al mondo, aveva visto un frate cappuccino; non riuscì mai a sapere se si era trattato di una allucinazione, di un sogno o della realtà, anche perché in famiglia nessuno aveva conosciuto frati cappuccini” (Giovanna Rizzani) ; pag. 53.
II) Dal libro: “L’ultimo segreto di Padre Pio”, di Enrico Malatesta; Piemme Pocket; ISBN: 88-384-1863-2.
1) Desiderio Magnani (Padova) : “ Sono un operaio. Durante il lavoro, mi capitò un gravissimo incidente: fui investito da una spaventosa fiammata. Mi ricoverarono d’urgenza all’ospedale civile. “Ustioni mortali” diagnosticarono i medici. Il mio volto era completamente ed irrimediabilmente sfigurato. Avevo quaranta di febbre. Di giorno in giorno le mie condizioni andavano peggiorando. Una settimana dopo l’incidente, ero in fin di vita. Nel delirio pronunciavo frasi senza senso, inveivo contro Zelaide e Aurelia, le mie due sorelle che, poverette, non si movevano dal mio capezzale, neanche per mangiare. Il 20 agosto, i medici si riunirono a consulto intorno al mio letto. Per me non c’era più niente da fare. Fu a questo punto che una delle mie due sorelle decise di rivolgersi a Padre Pio. In un telegramma al Padre, Zelaide invocò il suo aiuto per me. Due notti dopo feci un sogno meraviglioso: mi apparve un vecchio frate. No, non ricordo il suo volto. Era accanto al mio letto. Mi sorrideva. Poi mi diede la sua benedizione. Quattro ore dopo aprii gli occhi. Mi sentivo benissimo. Avevo anche fame. Nei giorni seguenti le mie condizioni migliorarono. Nessuno riuscì a spiegare l’improvvisa guarigione. Non poteva essere che un miracolo. Un mese dopo, lasciai l’ospedale completamente guarito” ; pagg. 194-195.
2) Mario De Renzis : “ Nel 1960 svolgevo, già da qualche anno, il lavoro di fotoreporter in uno dei maggiori quotidiani di Roma “Il Tempo”… il direttore Angiolillo stabilì di inviarmi a S. Giovanni Rotondo…per riprendere immagini del convento e della figura di questo uomo di chiesa, Padre Pio di Pietrelcina, che il 20 settembre 1910 aveva ricevuto le stigmate …raggiunsi S. Giovanni in treno…quando mi apprestai ad entrare nel tempio (la chiesa di Santa Maria delle Grazie) fui bloccato. L’accesso ai fotografi era negato…confondendomi con un folto gruppo di visitatori mi infilai in chiesa. Appena dentro, vidi Padre Pio intento a distribuire la comunione ai fedeli. Con destrezza iniziai a scattare alcune fotografie, ma presto la sorveglianza si accorse del mio operato, e scoppiò il finimondo. Nella confusione riuscii, comunque, ad uscire e, di corsa, arrivai nel giardino del convento. Vidi una scaletta, salii e mi trovai, dopo un breve corridoio, di fronte ad una porta aperta. Era quella della cella dove viveva Padre Pio. Nonostante un attimo prima lo avessi fotografato dentro la chiesa, egli era lì, in carne ed ossa. Come era possibile? Il percorso richiedeva ad una persona normale almeno un quarto d’ora, figuriamoci per Padre Pio che, dal dolore lancinante delle sue piaghe, era costretto a camminare in modo sofferto e lentissimo…capii di aver assistito ad un fenomeno di bilocazione…io e il Padre ci scambiammo quello che oggi si chiama il segno della pace…con il suo assenso scattai altre immagini…arrivai a Roma e giunto al giornale sviluppai le fotografie. Ebbi la conferma. Le immagini erano bellissime: padre Pio che celebrava la messa, il momento della comunione, la grande folla. Anche quelle della cella erano belle, ma…”stranamente” Padre Pio non c’era…”; pagg. 249-250.