Presentazione:
Dici “Carpaccio” e pensi al piatto-antipasto raffinato, preparato condendo fettine di carne o pesce con olio e scaglie di formaggio grana: – Carpaccio di manzo; – Beef carpaccio; – Carpaccio di manzo con olio extravergine e limone; – Carpaccio con rucola e reggiano; – Carpaccio pomodorini, olive e pecorino ; – Carpaccio con verdurine crude; – Carpaccio con carciofi e pecorino; -Carpaccio con porcini e erbe fini. Ma c’è anche un Carpaccio di mare , che in genere è: – Carpaccio di pesce spada con olio d’oliva e limone; o – Carpaccio di tonno affumicato.
Noi qui vogliamo parlare del pittore Vittore Carpaccio. Ma qualcuno si chiederà: c’è relazione tra il pittore e il piatto? Sì, perché fu Arrigo Cipriani, proprietario dell’Harry’s Bar in Venezia, che nel 1950 scelse questo nome al piatto-antipasto, perché i colori degli ingredienti gli ricordavano i colori dei quadri del nostro pittore.
Per altre notizie sull’argomento, vai al link seguente: http://it.wikipedia.org/wiki/Carpaccio_(gastronomia).
Eccoci dunque al pittore: Vittore Carpaccio (Scarpazo, Scarpazza), figlio di Pietro, nacque in una data tra il 1455 e il 1465 .
La casata degli Scarpazo abitava già nel sec. XIII, in Venezia, nell’isola di Mazzorbo, presso il Torcello. Il ramo da cui sembra discendere Vittore risiedeva nel secolo successivo a Venezia nella parrocchia dell’Angelo Raffaele.Il nome Carpaccio, è italianizzazione della firma alla latina “Carpathius, Carpatio” che il pittore preferì.
Il Nostro assorbì la cultura pittorica del momento a Venezia: Antonello da Messina, Giovanni Bellini, Alvise Vivarini e un forte influsso di opere fiamminghe. E’ probabile che l’apprendistato sia avvenuto in città, presso un pittore di nome Iacometto, famoso all’epoca.
Carpaccio è tra i pittori veneziani dell’epoca, quello del quale ci sono rimasti il maggior numero di disegni,che si trovano nelle più importanti collezioni pubbliche : in particolare Uffizi in Firenze; al British Museum a Londra; e private.
Contemporaneo di Giovanni e Gentile Bellini; Alvise Vivarini; Antonello da Messina; e quindi Giorgione;Tintoretto; e Tiziano, Carpaccio non fu fortunato, perché visse nell’epoca in cui Venezia espresse alcuni dei più grandi geni della pittura di tutti i tempi, e già negli ultimi dieci anni della sua vita cominciò a passare in seconda fila, tant’è vero che dovette accettare incarichi da committenti di piccoli centri intorno a Venezia. La maggior parte dei suoi dipinti si trova all’Accademia, e alla Scuola di S. Giovanni Evangelista, ovviamente in Venezia, visitando le quali, si può avere un’idea approfondita della sua arte pittorica.
La morte di Carpaccio avviene tra la fine del 1525 e gli inizi del 1526, come si evince da un documento del 23 marzo 1527, nel quale la moglie Laura è definita vedova.
Per altre notizie sul pittore, vai ai link seguenti: http://it.wikipedia.org/wiki/Vittore_Carpaccio; e
http://www.treccani.it/enciclopedia/vittore-carpaccio_(Dizionario-Biografico)/
Conclusione :
La pittura di Carpaccio è certamente figurativa, se vogliamo anacronisticamente usare un temine che fu coniato molto più tardi (nel XIX secolo). Ma oltre a essere figurativa, la pittura di Carpaccio é anche una pittura narrativa “, perché racconta la vita di Venezia, con dovizia di particolari, per cui tu capisci che le scene dei suoi quadri sono state studiate in maniera accurata e appassionata: per la precisione figurativa e scenografica, è stato non indegnamente paragonato a Canaletto e Bellotto, due tra i più grandi vedutisti di tutti i tempi.
Nel ciclo di Sant’Orsola, e del martirio delle 11.000 vergini che l’accompagnavano, vedi il grande sforzo di documentazione, ma anche una profonda adesione spirituale ai fatti narrati.
Per la vicenda del martirio di Sant’Orsola, vai link seguente: http://www.santiebeati.it/dettaglio/74550
Quindi, Carpaccio fu sì un pittore narrativo/figurativo/vedutista, ma fu dotato anche di una robusta convinzione religiosa. Una cosa che mi ha sempre impressionato è Il “Sogno di Sant’Orsola”, che misteriosamente richiama il “Sogno di Costantino” di Piero della Francesca (1415-192), che trovasi in Arezzo presso la Chiesa di S. Francesco. Ignoro se Carpaccio conoscesse l’opera di Piero, anche se le somiglianze sono straordinarie, e come detto prima impressionanti.
Buongiorno, dott.Patella.
Mi chiamo Giuseppe Romano e scrivo da Castellaneta. Complimenti per l’articolo.
Siamo stati compagni di scuola.Insieme ad altri reduci degli anni ’60 sto organizzando una rimpatriata per i primi di maggio.Che cosa ne pensa ? Accludo il mio indirizzo email . Se può essere utile, aggiungo il mio cellulare :329 7114778.