C’é naufragio e naufragio !

I viaggi apostolici di Paolo

I viaggi apostolici di Paolo

  Presentazione:
Siamo nella tarda estate dell’anno 60 d.C. Paolo, dopo vari processi intentati dai Giudei, ha appellato Cesare, dichiarando “Civis Romanus sum”, e deve essere tradotto a Roma, per esservi giudicato (Atti, 25:1-12).
Il prigioniero si imbarca, su una nave oneraria, cioè che trasportava frumento. La nave, a un albero centrale, a vela, aveva una stazza di 300 tonnellate, e imbarcava 280 persone, che si salvarono tutti: partenza da Tiro (Libano), quindi Sidone, rotta a S-O di Cipro, approdo a Mira, quindi a Rodi, e rotta verso Creta. Il primo approdo è a “Buoni Porti” , nell’estremità S-E dell’isola.
A parere del centurione, il porto non offre un rifugio sicuro contro il venti invernali, in particolare il temuto vento tifonico  di N-E, o Euro-aquilone, – e perciò consulta il Capitano, il Pilota, e Paolo. Solo Paolo è contrario a riprendere il mare, e propone di rimanere lì, fino alla primavera successiva.  Il centurione segue il parere dei marinai, e riprende il largo.    Nel capitolo 27, qui di seguito riportato integralmente, sono raccontati i fatti, fino all’approdo a Creta (Buoni Porti).

Atti degli Apostoli:
Capitolo 27
Il naufragio della nave di Paolo:

[1]Quando fu deciso che ci imbarcassimo per l’Italia, consegnarono Paolo, insieme ad alcuni altri prigionieri, a un centurione di nome Giulio della coorte Augusta.
[2]Salimmo su una nave di Adramitto, che stava per partire verso i porti della provincia d’Asia e salpammo, avendo con noi Aristarco, un Macèdone di Tessalonica.
[3]Il giorno dopo facemmo scalo a Sidone e Giulio, con gesto cortese verso Paolo, gli permise di recarsi dagli amici e di riceverne le cure.
[4]Salpati di là, navigammo al riparo di Cipro a motivo dei venti contrari
[5]e, attraversato il mare della Cilicia e della Panfilia, giungemmo a Mira di Licia.
[6]Qui il centurione trovò una nave di Alessandria in partenza per l’Italia e ci fece salire a bordo.
[7]Navigammo lentamente parecchi giorni, giungendo a fatica all’altezza di Cnido. Poi, siccome il vento non ci permetteva di approdare, prendemmo a navigare al riparo di Creta, dalle parti di Salmo\’ne,
[8]e costeggiandola a fatica giungemmo in una località chiamata Buoni Porti, vicino alla quale era la città di Lasèa.
[9]Essendo trascorso molto tempo ed essendo ormai pericolosa la navigazione poiché era gia passata la festa dell’Espiazione, Paolo li ammoniva dicendo:
[10]«Vedo, o uomini, che la navigazione comincia a essere di gran rischio e di molto danno non solo per il carico e per la nave, ma anche per le nostre vite».
[11]Il centurione però dava più ascolto al pilota e al capitano della nave che alle parole di Paolo.
[12]E poiché quel porto era poco adatto a trascorrervi l’inverno, i più furono del parere di salpare di là nella speranza di andare a svernare a Fenice, un porto di Creta esposto a libeccio e a maestrale.

 

Per chiarimenti sul testo, si può andare al link seguente, dove http://www.laparola.net/testo.php?versioni%5B%5D=Commentario&riferimento=Atti27

 

                                       Conclusione:
La nave, dunque, lascia Buoni Porti, diretto al porto di S-O, cioè a Fenice. In questo tratto, la nave fa naufragio, e viene scaraventata in direzione S-/S-O : deriva per 14 giorni e arrivo in  naufragio nell’insenatura N-E di Malta( Atti, 27: 21-26; 23-37; 39-40; 28: 3-6).  I 280 uomini sulla nave si salvarono tutti!    A Malta, i naufraghi vengono ospitati nella casa del governatore Publio. Ripartono nel febbraio dell’anno successivo (61 d.C.), approdando a Pozzuoli, donde raggiungono Roma attraverso la via  consolare Appia.    Nel 64 d.C., Flavio Giuseppe incappò in una sciagura simile: naufragio nel Mediterraneo. Ma nel caso di Flavio Giuseppe,  ci furono solo 80 superstiti dei 600 uomini sulla nave, e approdo in Italia a Pozzuoli, con meta Roma attraverso l’Appia  Antica.    Il racconto che Luca fa negli “Atti” della navigazione, fu ritenuto da Theodor Mommsen e da altri storici illustri, uno dei più importanti documenti di arte nautica dell’antichità.  Si racconta, inoltre, che l’ammiraglio Horatio Nelson leggesse queste pagine degli Atti, la mattina del 5 ottobre 1805, giorno della battaglia di Trafalgar contro la flotta franco-spagnola, il giorno dell’apoteosi di Nelson, perché sconfisse Napoleone. Ma quello fu anche il giorno tragico di Nelson, perché morì in seguito a un colpo di cannone che lo raggiunse a un polmone: Nelson fece in tempo comunque a vedere la vittoria della propria flotta, prima di spirare.

 

 

                               Conclusione: 

La nave, dunque, lascia Buoni Porti, diretto al porto di S-O, cioè a Fenice. In questo tratto, la nave fa naufragio, e viene scaraventata in direzione S-/S-O : deriva per 14 giorni e arrivo in  naufragio nell’insenatura N-E di Malta( Atti, 27: 21-26; 23-37; 39-40; 28: 3-6).
I 280 uomini sulla nave si salvarono tutti!  A Malta, i naufraghi vengono ospitati nella casa del governatore Publio.
Ripartono nel febbraio dell’anno successivo (61 d.C.), approdando a Pozzuoli, donde raggiungono Roma attraverso la via  consolare Appia.    Nel 64 d.C., Flavio Giuseppe incappò in una sciagura simile: naufragio nel Mediterraneo. Ma nel caso di Flavio Giuseppe, ci furono solo 80 superstiti dei 600 uomini sulla nave, e approdo in Italia a Pozzuoli, con meta Roma attraverso l’Appia  Antica.
Il racconto che Luca fa negli “Atti” della navigazione, fu ritenuto da Theodor Mommsen e da altri storici illustri, uno dei più importanti documenti di arte nautica dell’antichità.  Si racconta, inoltre, che l’ammiraglio Horatio Nelson leggesse queste pagine degli Atti, la mattina del 5 ottobre 1805, giorno della battaglia di Trafalgar contro la flotta franco-spagnola, il giorno dell’apoteosi di Nelson, perché sconfisse Napoleone. Ma quello fu anche il giorno tragico di Nelson, perché morì in seguito a un colpo di cannone che lo raggiunse a un polmone: Nelson fece in tempo comunque a vedere la vittoria della propria flotta, prima di spirare.

Atti degli Apostoli – poliglotta (nuova CEI).

 

 

 

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