La Sfinge di Delft
“ A Delft ho incontrato il pittore Vermeer, che non ha potuto mostrarci nessuno dei suoi quadri. Ne abbiamo però visto uno presso un fornaio, che lo aveva pagato seicento lire, benché vi fosse rappresentata una sola figura. Io lo avrei considerato troppo caro anche per la somma di sei pistole” (1 pistola=10 lire, o fiorini) (Balthasar de Monconys, 11 agosto 1663). Monconys era un erudito francese, cattolico, allievo dei gesuiti che nel 1663 era appena arrivato dall’Inghilterra, dove aveva frequentato , tra gli altri , Thomas Hobbes, e Costantin Huygens, poeta e diplomatico olandese, traduttore delle poesie di John Donne. Monconys aveva visitato tre volte Delft , nell’anno 1663, e solo nella visita dell’agosto, cita l’incontro con Vermeer.
Del pittore olandese non si hanno molte altre notizie: si conosce la data del suo battesimo, il 31 ottobre 1632; e del suo fidanzamento, nell’aprile 1653. Di lui non si hanno né note, né lettere, né altri scritti, e ne conosciamo la firma solo grazie ai quadri e ad alcuni documenti notarili. ohan Huizinga, storico olandese, nel libro “Dutch civilization in the Seventeenth Century” (1968 ) affermò che le opere di Vermeer rappresentano una realtà di sogno, con figure le cui azioni sono immerse nel mistero, in uno scenario dove le parole non hanno suono, e i pensieri non hanno forma.
Nel 1653, ventunenne, il Nostro si iscrisse (numero di iscrizione 78) in Delft alla Corporazione di S. Luca, un’associazione di setaioli, tipografi, rilegatori, vetrai, ricamatori, mercanti d’arte, scultori e pittori. Come detto, nel 1653, V. sposò Catharina Bolnes, nata nel 1631, e quindi maggiore di lui di un anno. Catharina abitava nel Paepenhek “l’angolo papista”, nella casa della madre Maria Thins, cattolica, separata dal marito , Reyner Bolnes, collerico e violento contro la moglie e la figlia Catharina. Secondo gli storici, Catharina posò per alcuni quadri del marito, e quasi certamente è la modella di “Signora che scrive una lettera” .
La casa di Maria Thins, e di Catharina da nubile, si trovava vicino alla cosiddetta Chiesa Nascosta, gestita dai gesuiti . I cattolici, un quarto della popolazione di Delft, dovevano professare di nascosto, e cambiare l’orario delle funzioni.
Il matrimonio avvenne il 20 aprile 1653, nel villaggio di Schipluiden, a un’ora di cammino da Delft. In quel villaggio, i cattolici potevano professare liberamente, ed erano cattolici anche alcuni funzionari municipali. Non ci sono documenti diretti, ma è probabile che Vermeer si sia convertito alla fede cattolica, prima di sposare Catharina, altrimenti non si spiegherebbe perché fosse scelto un villaggio così distante da Delft, per la celebrazione delle nozze.
Vermeer morì misteriosamente, come era vissuto: svenne una settimana dopo la festa di San Nicola (6 dicembre) nell’anno 1675, e morì in un paio di giorni, all’età di 43 anni. La moglie Catharina dichiarò al riguardo all’Alta Corte di Delft: “ la mancanza di risorse economiche e la preoccupazione per la cura dei figli (la coppia al momento aveva 11 figli viventi, oltre ai 4 defunti in precedenza) avevano fatto cadere il marito Johann in uno stato di decadenza e di deperimento , per cui era caduto in uno stato di frenesia, che lo avevano portato in poco più di un giorno, dalla salute alla morte”. Ovviamente, da queste notizie è impossibile anche ipotizzare la causa mortis: è quanto!
Marcel Proust , che più di tutti ha (ri)creato la leggenda di Vermeer, parlandone ripetutamente nella sua “Recherche”, dicevo Proust scrisse, ne “ Le Temps Rétrouvé”, pensando anche all’enigmatica pittura di Vermeer: “ Grazie all’arte, anziché vedere un solo mondo, il nostro, lo vediamo moltiplicarsi, e quanti sono gli artisti originali, altrettanti mondi abbiamo a nostra disposizione, più diversi gli uni dagli altri di quelli che ruotano nell’infinito; mondi che mandano fino a noi il loro raggio inconfondibile molti secoli dopo che s’è spento il fuoco, si chiamasse Rembrandt o Vermeer, da cui esso emanava”.
Chi ama Vermeer ha l’impressione che la scarsità delle notizie derivi certamente da ragioni di carattere pratico, e cioè la situazione non ottimale dei cattolici in un paese a maggioranza protestante/calvinista. Ma una ragione può essere anche quella ipotizzata da Proust, e cioè che Vermeer avrebbe fatto di tutto per cancellare le proprie tracce biografiche, perché di lui restassero solo (ed è tantissimo!) i suoi quadri. Ecco perché, Vermeer fu/viene chiamato, a ragione, la Sfinge di Delft.