Padre Pio (1883-1968) è stato protagonista di alcuni episodi di bilocazione. Qui raccontiamo quello che riguarda il nostro Santo, e il Generale Luigi Cadorna (1850-1928). Il fatto risale al 1917, al momento in cui Cadorna fu rimosso dal comando generale, per essere sostituito da Armando Diaz. Riportiamo due fonti, la seconda è quella molto prestigiosa dello scrittore Carlo Sgorlon. Per chi voglia approfondire, segnalo che il Generale francese Ferdinand Foch (1851-1929) ebbe una vicenda analoga, ma l’Armée lo difese, ed egli divenne Maresciallo di Francia. Ma, quella è un’altra storia!
“Generale, è stata brutta quella notte”
Nel novembre 1917 padre Pio era ancora sotto le armi, ma si trovava in licenza a San Giovanni Rotondo. La notizia della disfatta di Caporetto amareggiò il suo cuore di italiano. Pregando nella penombra della chiesetta di Santa Maria delle Grazie, pensava ai soldati che combattevano e morivano nel Friuli e nel Veneto. Pensava soprattutto al generale Luigi Cadorna, comandante supremo dell’esercito italiano, che era anche il suo superiore, essendo padre Pio soldato in quel periodo. Luigi Cadorna era il grande sconfitto di Caporetto. E per questo era stato immediatamente sostituito nel comando supremo dal generale Armando Diaz. Uno smacco tremendo per Cadorna che vedeva intaccato il proprio operato militare dal disonore. Si sentiva umiliato, offeso ed era disperato. Voleva farla finita e quella sera del 9 novembre aveva deciso di uccidersi. Si era chiuso nelle sue stanze, nel Palazzo Zara, a Treviso, dove c’era la sede del comando, e aveva dato ordine alle sentinelle di non lasciar passare nessuno. La rivoltella era già pronta sul tavolo. Il generale si apprestava a scrivere su alcuni fogli le sue ultime volontà. Ad un tratto vide entrare nella stanza un frate, giovane, che vestiva un saio lacero, aveva la barba e gli occhi accesi. il generale si indigna, si chiede chi lo abbia fatto passare, sta per chiamare le guardie, ma il fraticello gli si fa incontro, lo abbraccia e gli dice che è mandato da Dio. Restano a parlare. il fraticello conforta il grande generale e lo convince a desistere dai suoi propositi di suicidio. Poi se ne va, misteriosamente, com’era arrivato. Dopo qualche anno, il generale Cadorna legge su un giornale un articolo che racconta la storia del Cappuccino stigmatizzato del Gargano. Sul giornale c’è anche una foto e il generale riconosce il fraticello che gli aveva salvato la vita. È il 1920. Luigi Cadorna vuole andare a controllare. Parte per San Giovanni Rotondo. Arriva al convento di Santa Maria delle Grazie, chiede di poter vedere padre Pio. Gli dicono di aspettare. Poco dopo incontra un gruppo di frati e tra essi ne riconosce uno: è proprio quello della misteriosa visita a Treviso la notte del 9 novembre 1917. Gli si avvicina e padre Pio lo accoglie con un sorriso dicendogli: “Generale, l’abbiamo passata veramente brutta quella notte…”.
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< Un episodio avvenuto al fronte nel 1917 assume carattere emblematico. Un fenomeno di “bilocazione”, apparentemente inspiegabile, in realtà accaduto spesso. “Ci sono più cose tra il cielo e la terra; Orazio, di quante non conosca la mia e la tua filosofia”. Queste celeberrime parole pronunciate da Amleto sono diventate come l’emblema degli infiniti misteri del mondo. Tra essi rientra certamente anche il fatto che sto per raccontare, accaduto a un personaggio notissimo della prima guerra mondiale, il generalissimo piemontese Luigi Cadorna. Esso è databile con ogni probabilità nel 1917, e collocabile in qualche luogo lungo il fronte. La guerra andava male per gli italiani. Dopo un’ennesima sconfitta il generale cadde in preda a una forte depressione, e decise di uccidersi. Il suo proposito conobbe un minimo di progettazione. Cadorna comandò alle sentinelle disposte attorno alla sua tenda di non lasciar passare nessuno per, nessun motivo. Le sentinelle si irrigidirono sull’attenti e si disposero con ogni scrupolo ad obbedire agli ordini della massima autorità dell’esercito italiano. Quattro di esse si collocarono agli angoli della tenda, sull’attenti, con il fucile ai piedi. Luigi Cadorna all’interno cominciò a muoversi con gesti automatici. Forse per qualche secondo meditò di scrivere una lettera di addio. Poi scartò l’idea ed estrasse la pistola d’ordinanza dalla fondina di cuoio. Per compiere quel gesto si voltò per qualche secondo verso ul suo fianco e verso terra. Poi si raddrizzò e si accinse a togliere la sicura alla pistola. In quel momento vide accanto a sé un giovane frate francescano, con la tonaca di saio e la barba scurissima. Avrà avuto si o no trent’anni, Il generale cadde in una stupefazione per lui assolutamente inconsueta. I suoi gesti diventarono impacciati: Guardò il frate a tre passi da lui e si sentì all’improvviso come un essere meccanico, un robot incapace di compiere anche il gesto più semplice. Il religioso non parlò, ma con un gesto del capo e della mano significò la sua ferma disapprovazione su ciò che Cadorna stava per fare. Il generale capì che il suo gesto era ormai diventato impossibile, non fosse che per il fatto che un altro, oltre a lui, conosceva le sue intenzioni. Si chinò due secondi per riporre la pistola nel fodero. Quando si rialzò il giovane frate era scomparso. Soltanto allora il generalissimo si ricordò che le sentinelle attorno alla tenda avevano disatteso il suo ordine. Infuriato uscì , Luigi Cadorna le aggredì. Perché avevano fatto entrare un frate, nonostante il suo divieto? Le sentinelle caddero dalle nuvole. Nessuno, assolutamente nessuno era entrato a disturbare il generale. Anzi, di più: nessuno era apparso e si era aggirato nei dintorni immediati della tenda, e l’ordine di Cadorna era stato applicato nella maniera più ferma. Il generale rientrò in sé e avvertì un tremito insistente alle ginocchia. Rifletté che al fronte non poteva esserci nessun frate con la tonaca. I preti e i frati erano numerosi, lungo tutto il fronte, ma erano vestiti in grigioverde con l’elmo e gli scarponi, come tutti gli altri soldati. Mancavano ancora dodici anni ai famosi patti lateranensi. I religiosi facevano i cappellani militari o i soldati della Croce Rossa o della sanità. E allora? Il generalissimo aveva avuto una visione? Luigi Cadorna scosse il capo. Mai in tutta la vita aveva avuto qualcosa che si avvicinasse a una visione: Neppure quando si era senza misura, da giovane tenente o capitano, la realtà che lo circondava aveva subito ai suoi occhi la più lieve modificazione. Per lui, un soldato di mente e di cultura estremamente realistica e positiva, non v’era mai stato nulla al mondo di misterioso e di inesplicabile. Tutto aveva sempre avuto un contorno molto netto e preciso, senza alcuna zona d’ombra. Nessuno in quel punto del fronte, né altrove aveva visto un frate cappuccino, né la cosa era possibile. Smise d’informarsi, per non rendersi ridicolo presso gli ufficiali e la truppa. Chiuse l’episodio nella sua mente, ma non lo dimenticò.
Dopo Caporetto Luigi Cadorna fu sostituito con Armando Diaz, napoletano di origine spagnola. La guerra finì nel novembre del 1918, con la vittoria dell’Italia e dei suoi alleati, come sanno anche gli scolari.
Cadorna un giorno vide su un giornale la fotografia di un giovane frate, certo Francesco Forgione, di Pietrelcina, piccolo paese del beneventano, diventato religioso con il nome di Padre Pio. Era uno stigmatizzato. Era un guaritore prodigioso. No, era un ciarlatano. Di lui se ne dicevano di ogni colore. Era frate in un convento a San Giovanni Rotondo, in provincia di Foggia. “Gran Dio” pensò il generale. Si mise in borghese e in assoluto incognito partì per quel paese del foggiano mai sentito pronunciare in precedenza.
A quell’epoca Padre Pio, per ordine dei superiori, era, per così dire, sotto chiave, controllato in ogni momento dalla medicina e dalla scienza, e non aveva contatto con il pubblico. Dopo lunghe insistenze fu concesso di vederlo passare da lontano, mentre entrava in chiesa per fare il ringraziamento dopo il pranzo. “E’ lui. Non c’è alcun dubbio. E’ proprio lui” disse tra sé il generale. Il frate lo vide e gli sorrise, come se lo conoscesse. S’informò. Padre Pio era mai stato al fronte, sia pure vestito da soldato? Mai. Era stato riformato perché preda di malattie incredibili. All’ospedale militare gli avevano riscontrato degli accessi febbrili che nessun uomo ha mai avuto dall’origine del mondo: fino a quarantotto gradi Celsius. Tutti sanno che quarantadue gradi sono sufficienti per uccidere qualunque malato.
Il generale s’interessò di un fenomeno avvenuto nella vita di un certo numero di santi, ma anche di guru indiani, monaci tibetani, medium: la bilocazione, per cui essi, come sant’Antonio di Lisbona, erano in due luoghi contemporaneamente. Padre Pio ebbe molte bilocazioni.
Tra coloro cui apparve, mentre si trovava in luoghi molto lontani, ci sono due personaggi che io conosco. Uno è Francesco Messina, il notissimo scultore siciliano. L’altro è Giovanni Gigliozzi, scrittore e funzionario della Rai. Ambedue vivono tuttora.
Come sia possibile la bilocazione nessuno lo sa: non la filosofia di Orazio, né quella di Amleto, né tantomeno la mia. E’ un fatto che non ha spiegazioni, ma di cui hanno fatto esperienza persone normalissime, come io che scrivo e come voi che leggete. Cercate al fatto la soluzione che più vi piace, oppure non spiegatelo per niente. Però non dite che non è vero, perché vi mettereste fuori della realtà. Non v’è istante della vita di Francesco Forgione che non sia stato controllato dalla medicina e dalla scienza> .
( Il fatto è narrato nel volume “Il vero volto di Padre Pio” di Maria Widnowska – edizioni Paoline) Carlo Sgorlon
Vai al link: http://www.sgorlon.it/E_Cadorna_incontr%C3%B2_Padre%20_Pio.htm
Gli storici sono divisi sulle responsabilità di Luigi Cadorna nella disfatta di Caporetto.
Chi voglia approfondire l’argomento, può andare al link :http://mattinopadova.gelocal.it/cronaca/2012/12/28/news/cadorna-defenestrato-non-per-demeriti-ma-dalla-politica-1.6261635