Cornelio Fabro (1911-1995) . Sacerdote stimmatino; filosofo; biologo; giornalista. Fra le sue molte attività, tutte egregie, Fabro é ricordato come il traduttore, dal danese in italiano, dell’opera omnia di Søren Kierkegaard (1813 -1855 ). Da allora, le opere del filosofo e moralista danese furono conosciute in tutto il mondo, tradotte dall’italiano nelle varie lingue. Notizie più approfondite su Cornelio Fabro e sulla sua opera geniale, sono disponibili al sito seguente, dove ci si può iscrivere alla newsletter, e si possono anche scaricare gratis la maggior parte dei suoi libri:
Cornelio Fabro alla scrivania, con l’immagine di Santa Gemma Galgani, mistica
Cornelio Fabro alla scrivania, con l’immagine di Santa Gemma Galgani, mistica
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Augusto Del Noce (1910-1989) – in un biglietto personale –, scrisse (1980) :
«Caro Padre Fabro, come saprai, ho lasciato quest’anno per limiti di età l’insegnamento. Passando in rassegna i ricordi e le figure dei filosofi che ho incontrato, mi sono fermato nella tua; e non penserai che sia adulazione, se ti dico che vedo in te il maggior filosofo che abbia oggi l’Italia. È questo il mio giudizio da molti anni, ma mi piace dirtelo in questa occasione in cui mi licenzio dall’università. Nel momento potrei aggiungere molte altre cose, ma preferisco non farlo, perché so quanto poco tu ami i complimenti. Conto però di mettermi a studiare seriamente il tomismo sotto la guida delle tue opere. I migliori auguri per il Santo Natale e per il nuovo anno. E permettimi un abbraccio»
Soren Kierkegaard e un suo illustre seguace, Albert Camus
– Su Kierkegaard & Marx
…L’uomo moderno cerca un colloquio essenziale e non vuol più credere ai «surrogati della salvezza» in cui si è esercitato l’illuminismo, l’idealismo e il positivismo: la Ragione, l’Idea, la Scienza… e quanti altri assoluti l’uomo si è fabbricati con le sue mani, si sono infranti, lasciando l’uomo in preda allo smarrimento per l’incombente minaccia delle forze elementari dello spirito e della materia che ora si scatenano nel mondo.
Le «libertà» quali sono prospettate dall’esistenzialismo e dal marxismo presentano le stesse incognite del potenziale della bomba atomica a cui resta sospesa la sopravvivenza della nostra civiltà: è alla libertà dell’uomo, alla sua decisione, che tocca decidere del suo essere e di quello del mondo. Si tratta soltanto di vedere se la decisione dell’uomo si consolida in se stessa, nel suo divenire, o se esige una dimensione metafisica e quindi teologica.
Il marxismo e gran parte dell’esistenzialismo si accordano per la «chiusura» nell’immanenza, ma il loro discorso diventa sempre più solitario e l’uomo contemporaneo perde sempre più contatto col suolo fermo dell’Assoluto su cui i nostri avi hanno costruito l’arte e la civiltà che tuttavia ancora respiriamo.
Dirà la seconda metà di questo nostro secolo se lo spirito avrà raccolto le sue energie per arginare le forze di risucchio della disperazione o se affranto si esporrà alla vertigine delle forze ch’egli può ben scatenare ma non dominare.
Questi saggi, scritti nell’immediato dopoguerra, volevano individuare soltanto alcuni punti di maggior pressione per un orientamento ideologico delle nuove correnti, indispensabile per sentirne l’accento di schietta e radicale umanità.
Avrebbero voluto essere quasi un «Protrettico», un libro di consolazione, al modo degli antichi che sapevano chiedere alla filosofia la fiducia di non smarrirsi nel turbine della temporalità.
CORNELIO FABRO; Roma, 19 giugno 1978|