“ 20 anni di meno” (“20 ans d’écart”), Francia (2013).
Regia: David Moreau; Sceneggiatura: Amro Hamzawi; Personaggi e Interpreti : – Alice Lantins ( Virgine Efira); – Balthazar Apfel (Pierre Niney); – Vincent Khan (Gille Cohen) ; – Lise Duchȇne ( Amelie Glenn); – Elisabeth Lantins, sorella di Alice (Camille Japy); – Simon (Michel Abitebout); – Pauline (Camille Pélicier); – Zoé, figlia di Alice (Jenna Azoulay ); – Julien ( Louis-Do de Lencquesaing); – Fanny (Camille Chalons)
Trama : Alice Lantins ha 38 anni. Bella ed ambiziosa, Alice si è sempre mostrata impeccabile, e dedita al lavoro al punto da dimenticare la sua vita privata. Ha tutto ciò che serve per essere la nuova direttrice della rivista “Rebel”, quando improvvisamente Balthazar, un ventenne giovane e affascinante, incrocia il suo cammino. Notando che l’atteggiamento dei colleghi nei suoi confronti è notevolmente mutato, e rendendosi conto che l’avere un fidanzato più giovane di lei può aiutare la sua promozione, Alice è costretta a una improbabile messa in scena.
Commento: 1) in una commedia romantica, la verosimiglianza della trama non è obbligatoria, ma neanche da bandire: Alice, bella e volitiva donna in carriera, capisce che un flirt con un cosiddetto “toy boy” ( più o meno, ragazzo giocattolo, oggetto), nel caso Balthazar Apfel, può aiutarla a diventare la direttrice della rivista “ Rɘbel”. Ma non si capisce perché la medesima Alice, tornata alla letteratura, dopo il licenziamento dalla rivista, dicevo non si capisce perché la relazione continui, essendo così asimmetrica e casuale; 2) nel mondo post-moderno, che più post-moderno non si può, dello show business parigino che, presumendo di avere realizzato l’emancipazione di tutti da tutto, dico in questo mondo, vigono le regole più bigotte del pettegolezzo di tutti su tutti e tutto; la mormorazione; e i colpi bassi sociali e privati. Verrebbe da dire: tanto sforzo, per arrivare a un grado di controllo sociale pervasivo e soffocante, che nei “tempi dell’oscurantismo” non si erano mai visti: Alice è spiata, stigmatizzata in e/o per tutte le proprie uscite, e “botte di vita”; 3) la società parigina, epitome di quella occidentale, risulta in tutta la propria fragile “orizzontalità”: il padre di Balthazar esce con una ex collega di liceo del figlio, o con altre di lei coetanee. I padri che sembrano più sciroccati dei figli. Insomma, la società liquida;
4) il nome della rivista “ Rɘbel”, è quanto di più malinconico ci possa essere, perché uno si chiede : ma ribelle a che cosa e a chi, se tutti nella vicenda sono orizzontali e organici a un mondo senza passato/futuro, e con il solo presente? Detto in altri termini: tutti sono inseriti nella società liquida, ma allora a cosa pretendono di ribellarsi, se un nemico non c’è?
5) alcune tracce della società strutturata si ravvisano nella figura di Elisabeth (sorella di Alice), che si sforza di aiutarla a trovare un uomo per una relazione stabile. Ma è una figura veramente marginale, di contorno.
Conclusione:
Che giudizio dare del film? Come spesso accade con i prodotti di genere del cinema francese, anche questo è un film con i limiti di cui ho testé scritto, ma del quale si può dire che è piacevole da seguire; recitato bene, soprattutto dai due protagonisti; e non è mai volgare. Alice (Virgine Efira) è charmante in ogni inquadratura, sicura e convinta del proprio ruolo. Il giovane protagonista maschile, Pierre Niney, della Comédie Franḉaise, ha classe, presenza scenica, e carisma. Si può chiedere di più a un giovane (classe 1985) attore?
Voto al film: 6/10.
Voto a Virgine Efira: 7/10.
Voto a Pierre Niney: 8/10.