POCO SUONO
Di tanto rovinoso mare
poco suono giunge
al mio orecchio assorto
in ascoltazione dell’Eterno
che come un angelo passa.
PT 67
FIGURE IMMAGINARIE
Figure immaginarie
che germina l’anima
per vederle partire
in un mare di sogno.
Siamo legati
alla vita da sottilissime
vene come ad un mare
pauroso che sempre abbuisce.
Ci levighiamo
colla speranza sottile
di conoscere
le cose a fondo,
di traghettare
sulle nostre spalle
l’ombra
della nostra morte
sull’altra riva
ed essere
così immutabili
ed eterni
al livello desiderato.
PT 83
PARTO
Con passi lunghi
e col ciglio aperto
faccio
la scalinata grigia
dei monti
per vedere
nuovo bianchissimo
orizzonte
come nel ciglio
dell’anima s’e aperto.
L’immensità è quieta,
dorme:
la trafugo
dal dolore umano.
Sento la fuga dei rimpianti
vaticinare
in fondo
nel chiuso
d’una siepe.
Sono col piede
chiuso alto
sui monti.
PT 85
ESSENZA DEL POETA
Sono il solitario
origliere
di ciò che dorme.
Perciò scrivo
Colla tacita mano,
l’occhio rivolto ai sonni.
PT 96
PIANURA DELL’ANIMA
A cavallo vado,
scalpito
per pianure oceaniche.
Non ho resistenza al vento.
Come una vela vado.
Dove cado,
dove m’addormo.
Nelle pianure
dell’anima
sempre sono:
per vasti estasiamenti
d’azzurro e cielo,
di veli e sogni
come labili
nascimenti di spuma.
Sempre qua intorno
scalpito
col mio focoso cavallo.
Sento il gracidio
della pioggia
uraganica
anfrattuosa
su per la ripa
del monte.
PT 108
IMMENSITA’ BIANCA
Su le sfere
del ricordo m’elevo,
donde si vede
tutta l’immensità
bianca
come un ricetto
alpestre fuggitivo suadente
fra cadenti nevi.
PT 110
CANTO
Sale e le costellazioni
straripate
questo limpido
verso
di nostalgie marine.
Lo ritroverò,
non lo ritroverò
lungo la lunga via
che mena agli indelibati
riposi dell’ultima ora?
Sarò ultimo individuo
remigante dalla terra dei chiostri.
Debole armonia si serra in petto.
PT 118
INNAMORAMENTO
Perduto la bella aspettavo nel bosco.
PT 119
PANORAMI GRANDISSIMI
Panorami grandissimi occhio si stendono,
s’aprono nuovi orizzonti,
si squarciano gole.
Noi non sappiamo parlare.
Dove siamo andati a cadere?
Nel centro alluvionale della terra?
L’occhio vacua da orizzonte a orizzonte e si spaura.
Per questo siamo nati:
per vedere nuovo profondissimo orizzonte,
perché la nostra generazione
non vada dispersa fra acini,
fondi nebulosi,
mostri furiosi, i cavalloni del mare.
Lottiamo sottoterra e percepiamo.
PT 122
VERITA’
Non sappiamo come chiamarti.
Gli eventi ti sussurrano in un modo,
ma lontano da noi tu sei colle ali distese.
PT 127
LETTERE D’AMORE
Mandai lettere amore
ai cieli, ai venti, ai mari,
a tutte le dilagate forme dell’universo.
Essi mi risposero
in una rugiadosa lentezza
d’amore
per cui riposai
su le arse cime
frastagliate loro
come su una selva di vento.
Mi nacque un figlio dell’oceano.
PT 129
SILENZIO SACRO
Silenzio sacro.
Dalla riva alta dei fiumi parla una voce, scandisce un silenzio sacro come il primo urlo dei popoli feroci.
Il lene vento parla. Una fronda si muove. Un bue lento la bianca anca sommuove.
Immagine statuaria che migra dai monti sono.
Verso quale nuova riva? In cerca di quali perduti beni?
Ciò che ho creato in ordine leggendario si trova.
Aspetterò la bianca spetrata notte: verso quali segreti millenni addurrà.
Tutto è bianco e opaco.
Che non abbia a inaridire la mia anima come la cenere del greto, come la nebbia irta de’ colli.
Dall’aere dei colli viene fosca, grigia parvenza di numi.
Verso quali beati destini mi chiama?
PT 142