Don Ferrante, ovvero un uomo fatuo

Don Ferrante, un personaggio de “I Promessi Sposi”, è l’archetipo dell’individuo conformista,vittima della propria boriosa stupidità. Nel titolo, io lo definisco il prototipo degli uomini fatui. Per tutti i significati dell’aggettivo, rimando a quanto contenuto nel Dizionario online della lingua italiana, significati che sono riportati qui di seguito. Voi mi obietterete: ma Don Ferrante è un uomo del passato, e quindi non ci interessa! Per me, invece, egli è anche un uomo del nostro presente e, ahimè, del nostro futuro. Come faccio a sostenerlo? Ecco due esempi degli idola fori del tempo presente:

1) Studi recenti ( University of Texas Austin – UTA) provano  che la causa principale del riscaldamento terrestre è geotermica, cioè dipende dai vulcani; e quindi, non è antropica, cioè non dipende dalle attività dell’uomo.
I Ricercatori di quella prestigiosa Università hanno calcolato, infatti, che il grande ghiacciaio West Antarctic Ice Sheet sta cedendo a causa del riscaldamento geotermico (vulcani) della superficie, e non per il preteso riscaldamento globale antropico.
Ma quanti credono ai dati della scienza, e quanti invece seguono pappagallescamente le superstizioni del secolo?
A parte i Ricercatori della UTA, chi scrive, e pochi altri, che crediamo nei dati sperimentali, la stragrande maggioranza ( > del 99%?) si ostina a/deve credere alle superstizioni del secolo;

2) Secondo esempio: se andate in Nord America, trovate pochi individui di ceppo indiano, cioè indigeni/autoctoni. Se andate nel Centro-, e Sud-America, almeno la metà della popolazione ha tratti somatici di stampo indiano. Eppure, quasi tutti continuano a pontificare sul genocidio ad opera degli Spagnoli, nel Centro- e Sud-America, e omettono di parlare di ciò che accadde nel Nord-America.
Forse, neanche Don Ferrante sarebbe stato così ostinato, ovvero così sciocco!
Buona lettura a tutti.

 

* Fatuo : aggettivo .  Sinonimi: debole, frivolo, futile, vanesio, vanitoso, leggero, salottiero, vacuo || Vedi anche: volubile, vuoto, mondano, inutile, superficiale, vano, incostante, effimero, pettegolo, sciocco

Contrari: assennato, posato, quadrato, modesto, fedele, pregnante, severo || Vedi anche equilibrato, giudizioso, ragionevole, saggio, serio, responsabile, riflessivo, savio, attaccato, dedito, devoto, intenso, pieno, pregno, saturo, significativo, vigoroso, altero, austero, fiero, maestoso, solenne.  (Dal Dizionario online della lingua italiana, a cura dell’Accademia della Crusca).

Don Ferrante

Don Ferrante e i libri, come evasione dalla realtà.

 

2014-056 Chiesina di Don Ferrante BN)La Chiesa di Don Ferrante a Benevento. Non c’entra, ma l’ho messa, perché la chiesa è molto bella!

Donna Prassede, moglie di Don Ferrante

Donna Prassede, moglie di Don Ferrante

“ In questa differenza sta anche il divario tra la tragedia e la commedia, giacché l’una tende ad imitare persone migliori, l’altra peggiori di quelle esistenti” .
(Aristotele: “Poetica”; 1448a ) .

 

“ I Promessi Sposi”- capitolo XXVII passim

Donna Prassede, dopo aver tentato per qualche tempo, e inutilmente, di tirarlo dal lasciar fare al fare, s’era ristretta a brontolare spesso contro di lui, a nominarlo uno schivafatiche, un uomo fisso nelle sue idee, un letterato; titolo nel quale, insieme con la stizza, c’entrava anche un po’ di compiacenza. Don Ferrante passava di grand’ore nel suo studio, dove aveva una raccolta di libri considerabile, poco meno di trecento volumi: tutta roba scelta, tutte opere delle più riputate, in varie materie; in ognuna delle quali era più o meno versato. Nell’astrologia, era tenuto, e con ragione, per più che un dilettante; perché non ne possedeva soltanto quelle nozioni generiche, e quel vocabolario comune, d’influssi, d’aspetti, di congiunzioni; ma sapeva parlare a proposito, e come dalla cattedra, delle dodici case del cielo, de’ circoli massimi, de’ gradi lucidi e tenebrosi, d’esaltazione e di deiezione, di transiti e di rivoluzioni, de’ princìpi in somma più certi e più reconditi della scienza. Ed eran forse vent’anni che, in dispute frequenti e lunghe, sosteneva la domificazione del Cardano contro un altro dotto attaccato ferocemente a quella dell’Alcabizio, per mera ostinazione, diceva don Ferrante; il quale, riconoscendo volentieri la superiorità degli antichi, non poteva però soffrire quel non voler dar ragione a’ moderni, anche dove l’hanno chiara che la vedrebbe ognuno.

Don Ferrante causidico

Don Ferrante, causidico, non colto

Conosceva anche, più che mediocremente, la storia della scienza; sapeva a un bisogno citare le più celebri predizioni avverate, e ragionar sottilmente ed eruditamente sopra altre celebri predizioni andate a vòto, per dimostrar che la colpa non era della scienza, ma di chi non l’aveva saputa adoprar bene. Della filosofia antica aveva imparato quanto poteva bastare, e n’andava di continuo imparando di più, dalla lettura di Diogene Laerzio. Siccome però que’ sistemi, per quanto sian belli, non si può adottarli tutti; e, a voler esser filosofo, bisogna scegliere un autore, così don Ferrante aveva scelto Aristotile, il quale, come diceva lui, non è né antico né moderno; è il filosofo. Aveva anche varie opere de’ più savi e sottili seguaci di lui, tra i moderni: quelle de’ suoi impugnatori non aveva mai voluto leggerle, per non buttar via il tempo, diceva; né comprarle, per non buttar via i danari. Per eccezione però, dava luogo nella sua libreria a que’ celebri ventidue libri De subtilitate, e a qualche altr’opera antiperipatetica del Cardano, in grazia del suo valore in astrologia; dicendo che chi aveva potuto scrivere il trattato De restitutione temporum et motuum coelestium, e il libro Duodecim geniturarum, meritava d’essere ascoltato, anche quando spropositava; e che il gran difetto di quell’uomo era stato d’aver troppo ingegno; e che nessuno si può immaginare dove sarebbe arrivato, anche in filosofia, se fosse stato sempre nella strada retta.

 

 

Don Ferrante, ovvero l'uomo impennacchiato

Don Ferrante, ovvero l’uomo impennacchiato. A Napoli, lo chiamerebbero: “Don Ferrante a’ paglietta”.

 

Capitolo XXXVII – passim
“… Dice adunque che, al primo parlar che si fece di peste, don Ferrante fu uno de’ più risoluti a negarla, e che sostenne costantemente fino all’ultimo, quell’opinione; non già con ischiamazzi, come il popolo; ma con ragionamenti, ai quali nessuno potrà dire almeno che mancasse la concatenazione.  – In rerum natura, – diceva, – non ci son che due generi di cose: sostanze e accidenti; e se io provo che il contagio non può esser né l’uno né l’altro, avrò provato che non esiste, che è una chimera. E son qui. Le sostanze sono, o spirituali, o materiali. Che il contagio sia sostanza spirituale, è uno sproposito che nessuno vorrebbe sostenere; sicché è inutile parlarne. Le sostanze materiali sono, o semplici, o composte. Ora, sostanza semplice il contagio non è; e si dimostra in quattro parole. Non è sostanza aerea; perché, se fosse tale, in vece di passar da un corpo all’altro, volerebbe subito alla sua sfera. Non è acquea; perché bagnerebbe, e verrebbe asciugata da’ venti. Non è ignea; perché brucerebbe. Non è terrea; perché sarebbe visibile. Sostanza composta, neppure; perché a ogni modo dovrebbe esser sensibile all’occhio o al tatto; e questo contagio, chi l’ha veduto? chi l’ha toccato? Riman da vedere se possa essere accidente. Peggio che peggio. Ci dicono questi signori dottori che si comunica da un corpo all’altro; ché questo è il loro achille, questo il pretesto per far tante prescrizioni senza costrutto. Ora, supponendolo accidente, verrebbe a essere un accidente trasportato: due parole che fanno ai calci, non essendoci, in tutta la filosofia, cosa più chiara, più liquida di questa: che un accidente non può passar da un soggetto all’altro. Che se, per evitar questa Scilla, si riducono a dire che sia accidente prodotto, dànno in Cariddi: perché, se è prodotto, dunque non si comunica, non si propaga, come vanno blaterando.

Lucia con DOnna Prassede, moglie di Don Ferrante

Lucia si presenta a Donna Prassede, moglie/aguzzina di Don Ferrante

Posti questi princìpi, cosa serve venirci tanto a parlare di vibici, d’esantemi, d’antraci…? – Tutte corbellerie, – scappò fuori una volta un tale. – No, no, – riprese don Ferrante: – non dico questo: la scienza è scienza; solo bisogna saperla adoprare. Vibici, esantemi, antraci, parotidi, bubboni violacei, furoncoli nigricanti, son tutte parole rispettabili, che hanno il loro significato bell’e buono; ma dico che non han che fare con la questione. Chi nega che ci possa essere di queste cose, anzi che ce ne sia? Tutto sta a veder di dove vengano.

Donna Prasede, moglie di DOn Ferrante (caricatura)

Donna Prassede (moglie di Don Ferrante) in una deliziosa caricatura del XIX secolo.

Qui cominciavano i guai anche per don Ferrante. Fin che non faceva che dare addosso all’opinion del contagio, trovava per tutto orecchi attenti e ben disposti: perché non si può spiegare quanto sia grande l’autorità d’un dotto di professione, allorché vuol dimostrare agli altri le cose di cui sono già persuasi. Ma quando veniva a distinguere, e a voler dimostrare che l’errore di que’ medici non consisteva già nell’affermare che ci fosse un male terribile e generale; ma nell’assegnarne la cagione; allora (parlo de’ primi tempi, in cui non si voleva sentir discorrere di peste), allora, in vece d’orecchi, trovava lingue ribelli, intrattabili; allora, di predicare a distesa era finita; e la sua dottrina non poteva più metterla fuori, che a pezzi e bocconi. – La c’è pur troppo la vera cagione, – diceva; – e son costretti a riconoscerla anche quelli che sostengono poi quell’altra così in aria… La neghino un poco, se possono, quella fatale congiunzione di Saturno con Giove. E quando mai s’è sentito dire che l’influenze si propaghino…? E lor signori mi vorranno negar l’influenze? Mi negheranno che ci sian degli astri? O mi vorranno dire che stian lassù a far nulla, come tante capocchie di spilli ficcati in un guancialino?…

Don Ferrante, "I Promessi Sposi"

Don Ferrante, “I Promessi Sposi”: assalto al Palazzo del Vicario

….Ma quel che non mi può entrare, è di questi signori medici; confessare che ci troviamo sotto una congiunzione così maligna, e poi venirci a dire, con faccia tosta: non toccate qui, non toccate là, e sarete sicuri! Come se questo schivare il contatto materiale de’ corpi terreni, potesse impedir l’effetto virtuale de’ corpi celesti! E tanto affannarsi a bruciar de’ cenci! Povera gente! brucerete Giove? brucerete Saturno? His fretus, vale a dire su questi bei fondamenti, non prese nessuna precauzione contro la peste; gli s’attaccò; andò a letto, a morire, come un eroe di Metastasio, prendendosela con le stelle. E quella sua famosa libreria? È forse ancora dispersa su per i muriccioli…”.
2014-055 Don Ferrante e la bibliotecaLa biblioteca di Don Ferrante, ovvero lo studio, non per capire la realtà, ma per fuggire da essa!

 

 

 

 

 

 

 

 

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