Presentazione :
Cecco Angiolieri (Siena , 1260 – Siena,1312) fu contemporaneo di Dante (Firenze, 1265 – Ravenna,1321) . Di Cecco è conosciuta quasi soltanto “S’io fossi foco…”, sonetto che illustra la sua vena parodistica. Cecco, in alcuni suoi scritti attaccò Dante, paragonando se stesso a un pungiglione che molesta un bue (Dante). Non conosciamo le ragioni di questi attacchi, né abbiamo notizia di alcuna replica di Dante. Le due poesie presentate in questo articolo illustrano anche la vena cortese-stilnovistica di Cecco Angiolieri.
Cecco Angiolieri
Poesie
” Oimè d’Amor”
Oimè d’Amor, che m’è duce sì reo,
oimè, che non potrebbe peggiorare;
oimè, perché m’avvene, segnor Deo?
oimè, ch’i’ amo quanto si pò amare,
oimè, colei che strugge lo cor meo!
Oimè, che non mi val mercé chiamare!
oimè, il su’ cor com’è tanto giudeo,
oimè, che udir non mi vol ricordare?
Oimè, quel punto maledetto sia,
oimè, ch’eo vidi lei cotanto bella,
oimè, ch’eo n’ho pure malinconia!
Oimè, che pare una rosa novella,
oimè, il su’ viso: dunque villania,
oimè, cotanto come corre ’n ella?
“Egli è sì agro “
Egli è sì agro il disamorare
chi è ’nnamorato daddivero
che potrebb’anzi far del bianco nero
parer a quanti n’ha di qua da mare.
Ond’i’, perciò, non vi vo’ più pensare;
anzi, s’i’ ebbi mai volere intero
in trasamar, or vi sarò più fèro:
portila Dio come la vuol portare!
Ma non l’abbia, perciò, in grad’Amore;
s’i’potesse, disamorar vorria
più volontier, che farmi ’mperadore:
ché tutto ’l tempo de la vita mia
so stato de’ suo’ servi servidore:
ed e’ fammi pur mal, che Dio li dia!